La pandemia ha portato al limite molti sistemi sanitari con la prima linea formata da infermieri, medici, operatori sanitari, farmacisti e terapisti che ha dovuto sopportare pesantissimi carichi di lavoro oltre ad avere contato numerose vittime fra le proprie fila. Ma dietro di loro ci sono quelli che Ted Hill, Vicepresidente Senior di SSG, società specializzata nella tecnologia e nei servizi, definisce “gli eroi non celebrati”.

Sono i professionisti delle tecnologie dell’informazione che hanno lavorato instancabilmente per costruire o mantenere i sistemi per raccogliere, tracciare e diffondere i dati nella lotta contro il Covid-19. Quello delle seconde linee si è rivelato essere un lavoro fondamentale che necessita però di competenze specifiche.

L’ideale – prosegue il manager – sarebbe conoscere i framework di architettura e l’uso di Java e SQL server. È necessario saper codificare in più linguaggi di programmazione, poiché la persona lavorerà con sistemi preesistenti e tecnologie più recenti e dovrà sviluppare metodi per trasferire autonomamente i dati dai vecchi ai nuovi sistemi. Avere un’esperienza di dominio o informatica con diversi di questi sistemi sarà vantaggioso, in quanto i tempi di onboarding saranno ridotti”.

Conoscere la sanità

Anche se non è un requisito indispensabile, un candidato ottimale dovrebbe avere familiarità con l’assistenza sanitaria. Nel caso delle recenti pandemie, ciò include un’esperienza rilevante nella sorveglianza delle malattie e nell’immunizzazione. Ma molte altre aree della sanità pubblica potrebbero essere altrettanto utili, tra cui l’abuso di sostanze, la salute mentale e, considerando i dati demografici, l’invecchiamento. Man mano che la persona diventa Senior, dovrà sviluppare competenze rilevanti nella gestione dei progetti. Sarà molto utile avere un’esposizione o un’esperienza con le metodologie Lean o Six Sigma, che promuovono il costante miglioramento dei processi, mentre Agile contribuirà all’automazione e al miglioramento dell’efficienza. Come minimo, dovrebbero essere in grado di utilizzare strumenti di collaborazione come Google Docs o Microsoft Office.

Il possesso di lauree, diplomi ed esperienze lavorative è solo una parte dell’equazione di ciò che richiede la forza lavoro IT del futuro. Sebbene tradizionalmente le hard skill attraggano i responsabili delle assunzioni verso i candidati, si sta sempre più riconoscendo che le soft skill potrebbero essere altrettanto importanti per avere un’organizzazione ben gestita. Queste competenze saranno essenziali, soprattutto in ambito sanitario. Il fattore più importante sarà la capacità di comunicare efficacemente, sia oralmente che per iscritto. È fondamentale per facilitare la collaborazione con i colleghi e per spiegare i problemi o le soluzioni alle parti interessate che potrebbero non comprendere la tecnologia. Può contribuire a ridurre al minimo gli errori o le ore di lavoro sprecate ed è sempre più importante in una situazione di lavoro da casa o ibrida. La comunicazione è fondamentale per costruire relazioni con i colleghi e i clienti ed è necessaria per qualsiasi posizione in prima linea.

Altre soft skill essenziali sono l’automotivazione e la gestione efficace del tempo. Potrebbero esserci periodi in cui il professionista IT potrebbe lavorare su un progetto da solo, e avere la disciplina necessaria per concentrarsi sul compito è essenziale. Questo include l’essere proattivi nell’affrontare aspetti che possono diventare problemi in futuro. La flessibilità è un’abilità sottovalutata da molti. Significa che il lavoratore può passare da un lavoro all’altro quando le priorità cambiano o apprendere nuove competenze per rimanere rilevante.

La capacità di essere creativi è qualcosa che ogni datore di lavoro desidera. Pensare fuori dagli schemi è un detto molto usato, ma avere la capacità di vedere nuove soluzioni ai problemi può far risparmiare tempo, denaro e fatica. Infine, l’organizzazione, un’abilità spesso sottovalutata, che aumenta la produttività, evita che i compiti critici vadano persi e mantiene le cose in ordine e nei tempi previsti.

I fondi del PNRR

La transizione al digitale del mondo sanitario, oltre a personale IT specializzato comporta anche un grande lavoro di formazione del personale sanitario a tutti i livelli. Il precedente governo si era mosso in questo senso con l’iniziativa SALUTEDomani, un progetto che comprendeva cinque proposte come la creazione di una community di digital health champions per formare e sviluppare competenze in sanità digitale, l’istituzione di un osservatorio istituzionale per raccogliere, modellizzare e condividere le buone pratiche di telemedicina e intelligenza artificiale, progettare i nuovi sistemi con un approccio attento all’essere umano, all’etica e alla privacy, integrare le due componenti, sociale e sanitaria, per rendere il sistema sanitario più sostenibile rispetto ai cambiamenti demografici, con la telemedicina che punta a rompere le barriere e ad arrivare al domicilio del paziente e nuovi sistemi di intelligenza artificiale per l’individuazione e il supporto precoce dell’Alzheimer (colpite 47 milioni di persone in tutto il mondo). Il progetto per ora si è arenato ma potrebbe essere ripreso dall’attuale governo.

Già messo in pista da una cabina di regìa formata da ministeri, accademici e manager è invece l’altra iniziativa del ministero della Salute inserita nel quadro della Missione 6 C2.2 del Pnrr che vale 18 milioni di euro. Si tratta di un piano di formazione che sarà comune a tutta Italia indirizzato ai direttori di distretto, a coloro quindi che devono utilizzare i dati per governare azioni, processi e sistemi. Il piano, che prevede una formazione di tipo pratico, parte nel giugno di quest’anno. Altra iniziativa è quella di Agid e Agenas che hanno sottoscritto un accordo quadro per la realizzazione di appalti innovativi nel settore della sanità. Le due amministrazioni collaboreranno mettendo a sistema le specifiche competenze, per acquisire soluzioni tecnologiche innovative in sanità a supporto dei professionisti sanitari e della popolazione, nell’ambito degli obiettivi e degli investimenti Pnrr. Inoltre, le parti si impegnano in attività di ricerca, formazione, valutazione, studio e analisi per promuovere la trasformazione digitale in ambito sanitario, con particolare riguardo alla diffusione della telemedicina e all’applicazione dell’intelligenza artificiale.

Sempre nell’ambito della formazione Cineca e Assd, Associazione scientifica per la sanità digitale, hanno unito le forze con l’obiettivo di sostenere e potenziare le competenze digitali del personale del mondo della sanità. Il protocollo d’intesa firmato dovrebbe portare allo sviluppo di progetti formativi nel contesto della sanità digitale. Sono previsti corsi, iniziative e percorsi formativi sui trend tecnologici per lo sviluppo di nuovi progetti di innovazione digitale rivolti al personale tecnico delle strutture sanitarie e agli operatori sanitari e amministrativi.

Tra i temi: dalla Mobile Application alla Business Intelligence, Business Analytics e Big Data, dall’area del Cognitive Computing al suo uso nel campo della genomica, alla robotica, dall’internet of things alla telemedicina, dalla Digital Pathology alla stampa 3d. O ancora, percorsi per lo sviluppo di competenze digitali di base, capaci di produrre una cultura e una abilità nuova fondata sulla digitalizzazione dei processi di relazione tra pazienti e strutture sanitarie, medici, per i cittadini e i pazienti. Inoltre, saranno progettati corsi per lo sviluppo di competenze di e-leadership, definita come competenza complessa di leadership capace di perseguire obiettivi basati sull’ICT attraverso l’attivazione di risorse umane e l’uso della tecnologia.

Le competenze di leadership digitale sono un fattore critico di successo nella gestione dei progetti di e-health, con impatto su tutte le professioni sanitarie che si trovano ad agire ruoli di gestione e indirizzo di iniziative e innovazione digitale. Fra le regioni si segnala il caso della Puglia che sta lavorando alla diffusione della cartella clinica elettronica con un progetto che ha già coinvolto otto aziende sanitarie su dieci e prevede a regime il coinvolgimento di più di 16.000 operatori sanitari e 1.600 giornate di formazione in aula e on the job. Infine, l’Università di Bari Aldo Moro è la sede dell’Hub “Transizione Digitale sicura della Pubblica Amministrazione” che ha come capofila il Consorzio interuniversitario nazionale per l’informatica (Cini). L’Innovation hub che fa parte di un progetto europeo erogherà servizi di tipo diverso: “Test before Invest” per essere sperimentati dalla Pa e in particolare dal mondo sanitario, “Skills and training”, servizi di formazione, reskilling e upskilling, per il personale, “Support to find investments” per aumentare la capacità della Pa di individuare e utilizzare fonti di finanziamento e “Innovation ecosystem and networking”, servizi di networking, orientati a rafforzare la rete di soggetti – pubblici e/o privati – coinvolti nella costruzione dell’ecosistema per l’innovazione.