Con il digitale la Sanità è più semplice
Per gli italiani la sanità privata è meglio di quella pubblica, un‘opinione forse figlia anche della difficoltà di accesso ad alcune delle principali prestazioni sanitarie come il ricorso ai medici di famiglia e pediatra (-16% negli ultimi tre anni), la diagnostica strumentale (-9%) le cure odontoiatriche (-8%) e gli esami di laboratorio (-7%).
I dati fanno parte della terza edizione del rapporto “Outlook Salute Italia – Prospettive e Sostenibilità del Sistema Sanitario” di Deloitte dove gli intervistati danno un voto medio di 6,3 (in lieve calo rispetto all’edizione precedente) alla Sanità pubblica, mentre alla Sanità Privata attribuiscono un voto medio di 7,1 (anche in questo caso in decrescita).
Tra le voci oggetto di valutazione, i tempi di attesa sono quelle con i voti meno positivi. In crescita l’accesso alle prestazioni sanitarie in farmacia, mentre la qualità del servizio 112 appare in calo nella percezione dei cittadini. In riduzione significativa anche la percentuale di chi dichiara di rivolgersi per le principali prestazioni principalmente al pubblico: cali più rilevanti negli esami di laboratorio (-24%) e nei piccoli interventi ambulatoriali (-22%).
Nuovi player digitali
Diverso il discorso per il canale digitale che vede crescere gli utilizzatori. “Dalla terza edizione dell’Outlook Salute emergono alcune traiettorie di evoluzione del nostro Ssn, che sempre più si vede affiancare da attori privati, nuovi player digitali e dal mondo delle assicurazioni nel venire incontro alle esigenze degli italiani – commenta Guido Borsani, Partner di Deloitte e Government & Public Services Industry Leader –. Sicuramente la trasformazione in chiave digitale della Sanità è una di queste traiettorie, fortemente accelerata dalla pandemia. Circa un adulto italiano su due prenota online prestazioni sanitarie, la stessa percentuale riceve referti o altri documenti via e-mail o scaricandolo dal Fascicolo sanitario elettronico, da un’app o sito internet”.
Il periodo pandemico, sostiene l’Outlook, ha fornito una spinta allo sviluppo e alla diffusione del digitale all’interno del Sistema Salute: pazienti, cittadini e operatori sanitari hanno fatto ricorso a dispositivi e canali digitali per colmare la mancanza di interazione fisica diretta, accelerando la presa di consapevolezza e la famigliarità con questi strumenti. Il digitale conferma così il suo ruolo: il 51% degli adulti italiani dichiara infatti di aver prenotato una prestazione sanitaria online, il 54% di aver ricevuto un referto tramite un canale digitale, il 45% di aver inviato un referto online e il 36% di aver utilizzato canali digitali per informarsi o scegliere un professionista o una struttura sanitaria a cui rivolgersi.
Il ricorso al digitale nella Sanità viene visto in particolare come un’opportunità soprattutto in termini di semplificazione all’accesso e all’utilizzo dei servizi (per il 47% degli adulti in Italia), di maggiore possibilità di scelta (38%) e maggiore continuità nella cura (32%). D’altra parte, resta la preoccupazione rispetto alla possibilità di perdere il contatto diretto con medici e professionisti sanitari (43%), alla difficoltà di utilizzo dei servizi sanitari per mancanza di competenze o confidenza negli strumenti digitali (32%) e alla lunghezza e complessità nelle procedure di accesso e utilizzo di questi (29%).
Non tutti gli italiani sono però convinti del livello di digitalizzazione degli operatori e delle strutture sanitarie, nel pubblico o nel privato. Questo vale in particolare per l’ambito pubblico, per cui quasi un italiano su quattro, al netto di chi ritiene di non essere in grado di rispondere, dichiara ancora insufficiente il livello di digitalizzazione del Sistema sanitario nazionale; percentuale che scende al 14% nel caso della Sanità Privata. Sempre nel privato c’è una quota rilevante (39%) che attribuisce una valutazione buona al livello di adozione del digitale di strutture e professionisti, mentre per il Ssn la quota maggiore (40%) attribuisce una valutazione sufficiente.
Confusione telemedicina
Il digitale, osserva Deloitte, si sta delineando come un mercato rilevante, in crescita anno su anno. Se si considera infatti il mercato dell’eHealth come somma dei mercati della farmacia online, dei consulti medici online/ telemedicina, dei dispositivi e delle applicazioni per l’eHealth, si prevede che questo mercato in Italia arriverà nel 2027 a valere poco meno di due miliardi di dollari, con un Cagr rispetto al 2021 del 9%. Da notare che questo trend risulta in linea con quanto accade in Francia, mentre Gran Bretagna e Germania raggiungono valori ben più consistenti in termini assoluti (2,7 miliardi il Regno Unito e 3,2 miliardi la Germania). Inoltre, nel caso italiano, a crescere in modo importante è il mercato della farmacia online, che passa da un valore di 350 milioni nel 2021 a un valore previsto per il 2027 di 880 milioni.
Andando nello specifico, otto adulti su dieci sanno in cosa consiste la telemedicina, ma la conoscenza è ancora superficiale e poco approfondita. La telemedicina infatti è un tema che crea ancora confusione nella testa degli italiani. Sulla spinta della pandemia, la conoscenza dichiarata su questo tema resta alta, ma in leggero calo rispetto allo scorso anno. Questo potrebbe essere un indicatore del fatto che, contenuta l’emergenza pandemica, si è ridotta anche l’attenzione generale sul tema. Cresce d’altra parte la quota di chi dichiara di avere fatto ricorso nell’ultimo anno a servizi di telemedicina, che passa dall’8% del 2019 al 24% del 2022. Tra chi invece non ha fatto ricorso a questo tipi di servizi, i motivi principali del mancato utilizzo sono l’assenza di proposte da parte di strutture e professionisti (per il 64%) e la preferenza per una relazione più diretta e di persona con il proprio medico (27%).
Oltre un adulto su tre utilizza strumenti digitali nell’ambito del benessere e della salute, in particolare i dispositivi per il monitoraggio della salute e le app per lo stile di vita
Il mercato italiano dei dispositivi e delle App di eHealth è un mercato atteso in crescita nei prossimi anni, per arrivare a valere nel 2027 420 milioni di euro. L’attenzione e la rilevanza di questa dimensione viene dimostrata anche dal fatto che oggi un italiano su due utilizza strumenti digitali nell’ambito del benessere e della salute (ad esempio, applicazioni dedicate, smartwatch o fitness band), così come altri dispositivi o kit di misurazione, ad esempio, per la pressione, il battito cardiaco o il peso. A interessare gli italiani è soprattutto la possibilità di monitorare il proprio stile di vita e/o la propria salute.
Tra chi utilizza questo tipo di strumenti, ci sono anche gruppi più ristretti che dichiarano di utilizzare app di supporto alla cura (17%) per il benessere mentale e la mindfullness (12%). Un rispondente su quattro ha acquistato beni sanitari tramite e-commerce con integratori e dispositivi sanitari come prodotti più richiesti. Il ricorso ad app e siti per la prenotazione di strutture e professionisti privati è meno esteso rispetto all’utilizzo dell’e-commerce, ma la diffusione resta significativa, specialmente tra la popolazione attiva.
Le piattaforme per prenotare professionisti e strutture sanitarie private sono un fenomeno che inizia a diffondersi. Solo l’11% degli adulti che dichiara di non conoscere questi servizi, mentre il 19% ammette di averli già utilizzati nell’ultimo anno.
La percentuale degli utilizzatori è leggermente più alta nelle regioni del Nord-Ovest e delle Isole (22%), mentre solo il 17% dichiara di utilizzare questi servizi nelle regioni del Sud. Spicca inoltre un maggiore ricorso a queste piattaforme da parte della popolazione attiva: nella fascia 25-34 anni le usa il 24% degli intervistati, il 20% tra i 35-44 anni e il 20% tra 45-54 anni.
Da notare che, tra chi ha fatto effettivamente ricorso a questi servizi, la maggioranza si dichiara soddisfatta (il 25% è molto soddisfatto), mentre solo il 14% si dichiara poco o per nulla soddisfatto.
Qualche miglioramento per il tasso di conoscenza del Fascicolo sanitario elettronico salito al 76%. Più basso il dato di chi lo utilizza che si ferma al 44%. I maggiori utilizzatori li troviamo al Nord (Lombardia, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia), nella fascia tra i 35 e i 44 anni. Il Fse viene utilizzato soprattutto per visualizzare referti, certificati, ricette ed altri documenti (83%), per prenotare visite mediche o altre prestazioni (44%) e per consultare le esenzioni, modificare il medico o altri servizi (32%); solo il 10% dichiara di averlo utilizzato per registrare autonomamente informazioni sulla propria salute. Tra chi lo ha utilizzato, emerge un buon livello di soddisfazione, con il 31% degli utenti che si dichiara molto soddisfatto e il 59% abbastanza soddisfatto; solo l’1% degli utenti afferma invece di non essere soddisfatto.