Da Tesla ad Apple: la Sanità nel mirino
Fra i protagonisti della Sanità che verrà c’è anche Tesla. All’AI Day di qualche tempo fa Elon Musk ha presentato infatti il Tesla Bot un “robot umanoide bi-pedale di uso generale in grado di eseguire compiti non sicuri, ripetitivi o noiosi”.
Il robot, ha aggiunto, dovrebbe essere in grado di navigare nel mondo senza essere esplicitamente addestrato passo dopo passo ed eseguire compiti avanzati con la comprensione cognitiva di semplici comandi come “prendimi la spesa”. Le potenziali applicazioni però vanno oltre il semplice trasporto di generi alimentari e si spingono fino al mondo della salute arrivando all’assistenza sanitaria a domicilio.
Quando si tratta di monitorare da vicino i pazienti gravemente malati non si può sostituire un professionista medico addestrato, tuttavia, ci può essere spazio per un collega robotico cognitivamente avanzato in grado di aiutare con compiti di base, o più importante, allertare le autorità competenti in caso di emergenza.
Ma forse l’applicazione più ovvia comporta l’integrazione con un’altra iniziativa rivoluzionaria di Elon Musk, Neuralink che punta alla creazione di interfacce cervello-macchina. Una delle principali applicazioni della società è di aiutare le persone con paralisi “a riconquistare l’indipendenza attraverso il controllo di computer e dispositivi mobili”.
In particolare, l’azienda sta cercando di sviluppare “un’interfaccia cervello-macchina (Bmi) completamente collegata, senza fili, ad alto numero di canali, con l’obiettivo di consentire alle persone con paralisi di utilizzare direttamente la loro attività neurale per operare computer e dispositivi mobili con velocità e facilità”.
L’azienda ha raggiunto un discreto successo su questo fronte. Più recentemente, ha dimostrato come la tecnologia Neuralink ha permesso a una scimmia di giocare con successo a MindPong, controllando il videogioco solo con il pensiero.
Il ruolo di Apple
E poi c’è Apple. Era il 2019 quando Tim Cook dichiarò: “Il più grande contributo di Apple al genere umano sarà nel campo della salute”. Parole impegnative che comprendono lo sviluppo delle funzionalità degli Apple Watch e di conseguenza, secondo Luciano Floridi, professore ordinario di Filosofia ed Etica dell’informazione all’Università di Oxford, l’interesse verso la telemedicina.
Apple, ha spiegato in un’intervista all’Huffington Post, punta ad ampliare l’ecologia del sistema, inglobando anche la salute. E in particolare la telemedicina.
“Questa è una terra di nessuno, dove chi domina è il Pubblico che però non ha la forza tecnologica di competere con un colosso come Apple”. Secondo Floridi oggi la Mela ha a disposizione un enorme mole di dati che utilizza ancora poco. Ma “il giorno che Apple deciderà di includere la salute nel proprio ecosistema avrà i clienti già fidelizzati e un capitale di dati raccolti”.
Nel frattempo ha spinto sulla diffusione degli smartwatch e ricevuto alcuni riconoscimenti, come l’autorizzazione della Fda per la funzione ECG dell’Apple Watch, e lavorato costantemente per convalidare la sua efficacia in una serie di studi. Nel Febbraio 2021, i ricercatori del Mount Sinai hanno stabilito che app e monitor della variabilità della frequenza cardiaca (Hrv) dell’Apple Watch potrebbero aiutare a individuare nuovi casi di Covid-19 prima di una diagnosi molecolare.
I risultati di un altro studio condotto dai ricercatori della Stanford University hanno poi scoperto che le metriche cardiache che l’Apple Watch monitora sono al livello dei test clinici. I loro risultati suggeriscono che l’Apple Watch potrebbe quindi essere adeguato per il monitoraggio remoto di pazienti anziani con malattie cardiovascolari. Ma il più grande aggiornamento delle caratteristiche è l’integrazione con alcuni sistemi di registrazione medica elettronica (Emr) negli Stati Uniti.
Gli utenti possono condividere i loro dati sanitari raccolti dall’app Salute direttamente agli Emr. Cerner, il secondo più grande fornitore di sistemi Emr negli Usa, supporta questa nuova funzione di condivisione visualizzabile da un medico o un operatore sanitario.
Un servizio medico per la Mela
Il Direttore Marketing dei prodotti di Apple, Deidre Caldbeck, ha poi lasciato intendere che non solo l’Apple Watch, ma anche gli AirPods potrebbero integrare funzioni di monitoraggio della salute in futuro.
“Se pensate alle funzioni di salute che abbiamo oggi, ce ne sono ovviamente diverse in Apple Watch e iPhone“, ha detto Caldbeck in un’intervista. “Ci sono anche alcune funzioni di salute con AirPods e alcuni dei nostri prodotti audio. Quindi, c’è assolutamente l’opportunità di sfruttare l’ubiquità dei nostri dispositivi per scoprire nuovi modi in cui possiamo permettere alle persone di gestire meglio la loro salute“. Ma Cupertino non ha intenzione di limitarsi a smartwatch e app. L’obiettivo è fornire un servizio medico di base.
Secondo un rapporto esclusivo del Wall Street Journal, il servizio medico sarebbe completamente gestito dalla Apple con l’assunzione di medici che lavorerebbero in cliniche di proprietà. Per testare questo piano l’azienda ha rilevato le cliniche sanitarie dei dipendenti vicino al suo quartier generale precedentemente gestite da una startup e costruito un team di medici, ingegneri e designer di prodotti per testare i suoi nuovi servizi sanitari in quelle cliniche. La marcia non è stata però così trionfale.
I test nelle cliniche infatti proseguono, ma non hanno ancora superato “una fase preliminare“. Uno dei problemi riguarda l’integrità dei dati sanitari, una questione sollevata internamente da alcuni dipendenti. L’azienda deve garantire la privacy se vuole gestire direttamente dati sensibili dei pazienti all’interno delle proprie cliniche.
Dollar General punta sulle comunità rurali
Dollar General non è un attore globale come Apple ed è sconosciuto in Italia. Ma negli Usa è un big della vendita la dettaglio e anche le sue mosse fanno comprendere come la Sanità sia un terreno di scontro importante.
La catena ha intensificato la sua presenza nell’assistenza sanitaria di persona e online avviando con una serie di iniziative che includono ampliamento dei reparti, negozi indipendenti, servizi medici e molte prestazioni che prima prevedevano la visita in uno studio medico, clinica o pronto soccorso.
Dopo Walmart anche un altro colosso del retail entra nello spazio ora detenuto dalle grandi catene farmaceutiche, che si difendono espandendo la loro offerta di servizi sanitari. Dollar General ha anche assunto un medico che sarà incaricato di espandere l’offerta di prodotti e servizi del rivenditore ai suoi oltre 17.400 negozi.
Il CEO Todd Vasos ha detto che “il nostro obiettivo è di costruire e migliorare le offerte di assistenza sanitaria a prezzi accessibili per i nostri clienti, soprattutto nelle comunità rurali che serviamo“. Da notare che fino a oggi Dollar General ha avuto una reputazione di bastione degli snack salati, alimenti trasformati e altri prodotti non proprio in linea con le nuove tendenze salutiste.
Intanto, in Italia, pochi giorni fa un voto del Parlamento ha bocciato la possibilità che anche le parafarmacie possano fare i tamponi per il Covid.