Bologna, esami più veloci e precisi e nuove opportunità di ricerca con la nuova Pet/Ct
Al Sant’Orsola di Bologna è stato inaugurato un sistema integrato Pet/Ct di ultima generazione, che per la prima volta in Europa permette di studiare l’intero corpo umano in un’unica scansione rilevando fino alle più piccole cellule tumorali. Il dispositivo, oltre ad abbattere la durata degli esami (da 12 minuti a meno di un minuto), e aumentare la capacità di individuare le micro-metastasi tumorali, apre importanti prospettive di ricerca per lo sviluppo di nuovi farmaci sia per la diagnosi che per il trattamento dei tumori.
La nuova Pet/Ct Total-body è frutto di un investimento da 21 milioni di euro (sostenuto grazie a fondi di ricerca aziendali e regionali) che rientra nel più ampio piano di sviluppo della ricerca con grandi apparecchiature diagnostiche del Policlinico.
Il dispositivo completa la dotazione tecnologica nell’ambito dell’imaging avanzato dedicato alla ricerca (RM3 tesla e Tac Spettrale), permettendo all’Irccs bolognese di compiere un ulteriore salto di qualità e di confermarsi punto di riferimento a livello internazionale. La tecnologia della Pet/Ct Total body è stata sviluppata in California presso l’Uc Davis e prodotta dalla United Imaging. Al momento i sistemi di questo tipo installati in tutto il mondo sono soltanto una decina.
Dal segmento al corpo intero
La Pet/Ct Total body supera i limiti dei dispositivi convenzionali. Le Pet/Ct attualmente in uso, infatti, riescono a scansionare soltanto segmenti circoscritti del corpo umano, compresi in genere tra i 15 e i 30 centimetri: fino ad oggi, per ottenere un’immagine a corpo intero era necessario eseguire più scansioni traslando il lettino all’interno del macchinario. La Pet/Ct Total body invece vanta un campo di vista assiale di 194 centimetri e può quindi esaminare l’intero corpo umano in un’unica scansione. In più, il nuovo dispositivo ha una sensibilità di rilevazione dieci volte superiore rispetto agli standard.
Grazie a tutto questo e ad algoritmi di ricostruzione e software di post-elaborazione estremamente avanzati che includono tecniche di leep learning e intelligenza artificiale, il nuovo dispositivo introduce la possibilità di effettuare studi dinamici a corpo intero con frame dell’ordine del secondo. Dalle immagini statiche dei dispositivi convenzionali si passa quindi alla possibilità di seguire il percorso e la distribuzione dei radiofarmaci in modalità dinamica, osservandone l’evoluzione nel tempo. In pratica, è come passare dalla fotografia al cinema.
Il nuovo macchinario apre importanti prospettive per lo sviluppo di nuovi radiofarmaci sia con finalità diagnostiche che terapeutiche. L’attività di studio riguarderà soprattutto l’ambito oncologico (ad esempio le patologie non esaminabili con tracciante Fdg, come il tumore del rene) ma anche i processi infiammatori e le malattie autoimmuni.
Tra le principali applicazioni cliniche e di ricerca rientrano l’identificazione dei residui tumorali (ad esempio in caso di mielomi e linfomi), la diagnosi di recidive neoplastiche (tumori della mammella, melanomi, tumori Snc, tumori del tubo digerente e tumori dell’ovaio), lo studio di processi infettivi (endocarditi e setticemie) e la diagnosi precoce di risposta al trattamento (Car-T, immunoterapia, target therapy).
Grazie alla sua elevata sensibilità, inoltre, il dispositivo consente di diminuire di oltre l’80% la dose di radiofarmaco somministrato, contenendo di conseguenza la dose di radiazione a cui sono mediamente sottoposti pazienti e operatori. Appena 0.002 milliCurie per chilogrammo (contro uno standard medio di 0.8/0.15 mCi/kg). Un vantaggio concreto soprattutto per i pazienti pediatrici e giovani che devono ripetere più volte l’esame.
Infine la possibilità di analizzare l’intero corpo umano in un’unica scansione consente anzitutto di abbattere la durata degli esami, passando dai 12 minuti richiesti fino a ora a meno di un minuto. Un risparmio di tempo che si traduce in un maggiore comfort, particolarmente utile soprattutto per i pazienti severamente doloranti (ad esempio in presenza di una malattia neoplastica ossea). E che riduce la necessità di sedazione nei pazienti pediatrici o con limitata possibilità di collaborare.