“Heart in the box” prolunga i tempi di conservazione del cuore da trapiantare
Heart in the box è la nuova tecnologia messa a punto negli Usa e recentemente utilizzata presso Ismett di Palermo per un trapianto. È il primo intervento di questo tipo eseguito nel Mezzogiorno. “Il cuore – spiega Sergio Sciacca, responsabile del Programma di Trapianto di Cuore di Ismett – è arrivato presso il nostro centro trasportato in una sorta di scatola sterile, un dispositivo nel quale l’organo è perfuso con il sangue del donatore e continua a pulsare. Con questa tecnologia si riducono i tempi di sofferenza ischemica dell’organo cardiaco, che durante il trasporto continua a ricevere sangue e ossigeno per le funzioni metaboliche. È possibile inoltre eseguire controlli biochimici e acquisire dati che assicurino sulla buona funzionalità del cuore una volta trapiantato”.
Il prelievo è stato eseguito da un’équipe composta da cardiochirurghi, perfusionisti e un infermiere di sala operatoria. L’organo prelevato è stato collegato al dispositivo e irrorato durante un viaggio di circa sei ore, continuando a battere fino all’arrivo in sala operatoria. Qui è stato trapiantato a un paziente siciliano in lista d’attesa da due anni.
“Grazie a un grande lavoro di squadra, che coinvolge anche le rianimazioni del territorio coordinate dal Crt, il numero di trapianti di cuore nel 2024 ha avuto un eccezionale incremento, che pone il nostro centro e la Sicilia tra i primi in Italia per volumi di pazienti trattati”, commenta Michele Pilato, direttore del Dipartimento di Cardiochirurgia e Trapianto di Cuore di Ismett . “Avere a disposizione questa tecnologia d’avanguardia ci consentirà di andare oltre e valutare un maggior numero di organi e di estendere le indicazioni al loro utilizzo, dando maggiori risposte alla nostra popolazione di pazienti con insufficienza cardiaca terminale in attesa di un trapianto di cuore salvavita”.
Normalmente, il cuore prelevato viene arrestato con una soluzione fredda cardioplegica e trasportato non battente, in borse termiche, alla temperatura di 4 °C, alla sede in cui verrà trapiantato nel ricevente. Con questa tecnica il tempo massimo di conservazione del cuore privato di sangue e ossigeno, chiamato anche tempo di ischemia, è all’incirca di quattro ore. Oltre tale limite, vi è un alto rischio di inadeguata ripresa della funzione contrattile dell’organo trapiantato. La tecnologia Heart in the box consente, invece, di azzerare quasi totalmente il tempo di ischemia, cioè di privazione di sangue e ossigeno, permettendo di trapiantare organi prelevati anche in posti lontani rispetto al centro trapianti.
Ridurre drasticamente i tempi di ischemia non è, però, l’unico vantaggio di questo tipo di tecnologia, che permette infatti anche di monitorare tutti i valori dell’organo, valutare lo stato di salute del cuore in tempo reale, intervenire per modificare i parametri emodinamici e metabolici per migliorare la funzionalità dell’organo. Ma anche avere più tempo a disposizione per decidere se rinunciare al trapianto, qualora il cuore donato sia ad alto rischio di disfunzione.