Un defibrillatore impiantato in un paziente a rischio di aritmie mortali ha consentito di scoprire un infarto acuto in corso e di avvertire i cardiologi della centrale di controllo del Policlinico Gemelli che hanno fatto arrivare subito in ospedale il paziente, senza sintomi specifici, per salvargli la vita con un’angioplastica.

Seguire i pazienti a distanza, una volta usciti dall’ambulatorio o dal ricovero in ospedale per vedere come si comporta il loro cuore mentre tornano alle loro normali attività quotidiane, persino durante il riposo notturno, è diventato da anni prassi comune, grazie all’importante sviluppo tecnologico che hanno avuto i dispositivi elettronici impiantabili.

Il continuo invio di segnali dall’apparecchio impiantato alla centrale di monitoraggio dell’ospedale, consente al cardiologo di rilevare i problemi sul nascere e di intervenire tempestivamente, richiamando immediatamente il paziente per un controllo in ospedale, quando qualcosa non va per il verso giusto. È quanto accade da anni al Policlinico Gemelli di Roma, dove l’unità di Aritmologia riceve ogni giorno un’enorme quantità di informazioni teletrasmesse dai dispositivi dei pazienti seguiti presso questa struttura.

Ma a volte le potenzialità di questi gioielli tecnologici superano le aspettative. Come nel caso di Mario (nome di fantasia), la cui storia è descritta dai cardiologi del Gemelli in un articolo appena pubblicato su British Medical Journal Case Reports.

Centinaia di pazienti seguiti da remoto minuto per minuto

Il monitoraggio da remoto dei parametri rilevati da dispositivi salvavita impiantabili quali pacemaker e defibrillatori – ricorda Gemma Pelargonio, responsabile della Uosd di Aritmologia del Gemelli – rappresenta oggi uno strumento importante nella pratica clinica. In questo modo, oggi seguiamo centinaia di nostri pazienti. I parametri monitorati da questi device elettronici ci permettono di individuare prontamente non solo eventuali problemi di funzionamento del sistema impiantato, ma anche la comparsa di aritmie importanti”. Ma nel caso di Mario è successo qualcosa di particolare, che va oltre l’ordinaria amministrazione.

Gemelli defibrillatore

Da sinistra: Francesco Burzotta, Gianluigi Bencardino, Linda Fulco, Gemma Pelargonio

Il paziente ha una settantina d’anni, soffre di cardiopatia ischemica cronica e da tre anni gli è stato impiantato un defibrillatore bicamerale perché ha uno scompenso cardiaco a ridotta frazione d’eiezione, che lo espone al rischio di aritmie maligne.

Qualche mese fa durante la notte il sistema del defibrillatore riconosce e interrompe diversi episodi di aritmie potenzialmente letali, salvando la vita del paziente. Mario non si accorge di nulla e non pensa di aver bisogno del suo cardiologo, ma il suo salvavita la pensa in modo diverso e comincia a inviare una serie di allarmi alla centrale di controllo del Gemelli rilevati in tempo reale da Linda Fulco, uno dei tecnici dedicati al monitoraggio remoto, che allerta subito il cardiologo.

Il paziente era asintomatico

Mario viene subito contattato e invitato a recarsi con urgenza presso il pronto soccorso. Il paziente è sorpreso ma obbedisce. All’arrivo in pronto soccorso, i cardiologi rilevano un infarto miocardico acuto, in sede inferiore. Mario viene subito portato in sala di emodinamica dove è sottoposto ad una coronarografia d’urgenza, che evidenzia un’occlusione acuta dell’arteria coronarica; viene immediatamente effettuata un’angioplastica percutanea, che prontamente ripristina il flusso di sangue attraverso il vaso occluso dall’infarto.

Questo caso – spiega Gianluigi Bencardino, Uosd di Aritmologia e primo autore della pubblicazione su British Medical Journal Case Reports – dimostra come il monitoraggio da remoto offra un ampio spettro di benefici per il paziente, in questo caso la possibilità di diagnosticare e trattare in maniera tempestiva un infarto miocardico acuto”.