Il Gemelli di Roma migliora la propria dotazione tecnologica con la nuova sonda PTeye utilizzata per la prima volta in Europa dagli endocrinochirurghi di Fondazione Policlinico durante un intervento di chirurgia live effettuato nel corso del 10° Congresso Europeo di Endocrinochirurgia (Eses 2024). Il nuovo device, appena approvato per l’impiego in Europa, registra l’auto-fluorescenza naturale delle paratiroidi, permettendo così di individuarle con precisione e ‘risparmiarle’ durante un intervento di tiroidectomia.

Le paratiroidi, quattro minuscole ghiandole endocrine nascoste all’interno della tiroide e fondamentali per il metabolismo del calcio, durante un intervento di asportazione della tiroide, possono essere difficili da riconoscere. La loro asportazione o il danneggiamento accidentale comporta per il paziente l’assunzione di una terapia sostitutiva a vita, a base di calcio e vitamina D (che si va a sommare alla terapia giornaliera con L-tiroxina, in caso della tiroidectomia totale).

La riduzione delle complicanze

Nella chirurgia della tiroide, come in altri campi – spiega Marco Raffaelli, Ordinario di Chirurgia Generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della Uoc di Chirurgia endocrina e metabolica del Gemelli – è imperativo ridurre al minimo le complicanze; ecco perché la ricerca di strumentazioni in grado di preservare l’integrità dei nervi laringei e delle paratiroidi è molto attiva. Per quanto riguarda le paratiroidi, nel corso di questo congresso abbiamo presentato per la prima volta in Europa un nuovo device, il PTeye, dotato di una sonda sterile monouso che rileva l’autofluorescenza naturale delle paratiroidi, che ci consentirà di individuarle con maggior facilità e precisione. È una cosa straordinaria per noi chirurghi perché rappresenta un vero avanzamento verso una safety sempre maggiore degli interventi di tiroidectomia”.

Le paratiroidi sono quattro piccole ghiandole endocrine fondamentali per il mantenimento dei giusti livelli di calcio nel sangue. Sono ghiandoline, grandi come una lenticchia, che brillano di una debole autofluorescenza, quasi come lucciole. “Si trovano vicinissime, a volte letteralmente ‘immerse’ nella tiroide – spiega il professor Raffaelli –  con la quale condividono anche la vascolarizzazione; per questo può essere difficile individuarle e preservarle. Questo nuovo strumento ci consentirà invece di individuarle con grande accuratezza, offrendo al chirurgo ma soprattutto al paziente un grande vantaggio rispetto al rischio di una loro rimozione o traumatismo accidentale”.

Nel corso degli interventi sulla tiroide è fondamentale anche preservare anche altre strutture molto importanti, i nervi che controllano il funzionamento delle corde vocali. Un danneggiamento delle strutture che innervano le corde vocali (nervi ricorrenti laringei), può comportare infatti problemi di fonazione (voce rauca o debole, tosse cronica, ecc.).

Anche in questo caso, sono stati messi a punto dei sistemi – prosegue Raffaelli – che ci consentono di monitorare il funzionamento dei nervi durante l’intervento chirurgico; la novità in questo campo è rappresentata dal monitoraggio continuo che si sta imponendo sempre più e che ci permette di controllare per tutta la durata dell’intervento la funzionalità dei nervi laringei”.

L’applicazione dell’AI alla chirurgia robotica

Anche l’intelligenza artificiale sta entrando sempre più nella routine dell’endocrinochirurgia. “Si tratta di una risorsa dall’uso sempre più consolidato nella diagnostica citologica. La novità in questo campo – osserva il professor Raffaelli – è rappresentata dall’applicazione dell’intelligenza artificiale alla chirurgia robotica. Attraverso il sequenziamento delle varie fasi dell’intervento chirurgico, effettuato con le piattaforme robotiche, stiamo lavorando, insieme all’Università di Strasburgo, alla messa a punto della cosiddetta ontologia dell’intervento, cioè alla precisa definizione degli step dell’intervento chirurgico, che poi appositi software delle piattaforme robotiche potranno andare a sviluppare per guidare in modo sempre più preciso il robot nell’assistere il chirurgo durante l’intervento. Questo è molto importante anche per il teaching, la supervisione e la formazione dei giovani chirurghi”.

Al congresso Eses ha tenuto una relazione sull’argomento una giovane chirurga del Gemelli, Sofia di Lorenzo, che ha preso parte ad un lavoro multicentrico europeo sulla messa a punto degli step (con sviluppo di algoritmi di machine learning) di un intervento di chirurgia laparoscopica robotica sul surrene. Infine è stato presentato il primo sistema di realtà virtuale, con visore 3D (di ORama VR), applicato al training della chirurgia della tiroide.