Cento parametri, da quelli delle Tac preoperatorie a quelli dell’analisi del cammino dopo l’intervento, per analizzare tutte le fasi del percorso clinico dei pazienti sottoposti a impianto di protesi d’anca o di ginocchio dagli specialisti della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma. Questa l’unicità della presa in carico di questi pazienti presso l’Ospedale romano che facilita una veloce ripresa: il 98% di loro infatti è in grado di camminare già il giorno dopo l’intervento. Tra i punti di forza di quest’approccio vi è in particolare un innovativo sistema robotico, chiamato Mako.

Se n’è parlato al recente convegno “Nuove frontiere in chirurgia ortopedica tra tecnologia e innovazione” organizzato dalla stessa Fondazione.

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La tecnologia consente una maggiore precisione rispetto alle tecniche tradizionali perché la protesi è impiantata in modo personalizzato: grazie alla raccolta di un numero elevato di dati, al software del robot e alle immagini Tac, lo specialista ortopedico realizza un iter chirurgico unico per il paziente per l’anatomia, i legamenti, l’articolazione e lo spessore della cartilagine.

Riduzione dei tempi e abbattimenti dei rischi

In sala operatoria, poi, l’utilizzo del robot, costituito da un innovativo braccio, offre la possibilità al chirurgo di correggere e calibrare l’inserimento della protesi, eliminando l’errore manuale. Grazie a queste innovazioni, l’intervento si riduce in durata, passando da un’ora e mezza di media a un’ora, con un conseguente minore affaticamento del paziente.

L’intervento effettuato con questa tecnologia robotica – dichiara il professor Rocco Papalia, direttore dell’Unità di Ortopedia e traumatologia della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico – garantisce un’elevata tutela del paziente per la maggiore precisione nel collocamento e nell’allineamento della protesi e per una riduzione di rischi di infezione, del sanguinamento della ferita, del dolore post-operatorio e di tempi di ospedalizzazione. La platea dei pazienti che possono beneficiarne è ampia: sono diverse le patologie per cui è indicato l’impiego del robot in sala operatoria, dall’artrosi, osteoartrosi e artrosi post-traumatica del ginocchio all’ artrosi e alle fratture del collo del femore per l’intervento di protesi all’anca”.

Una nuova generazione di robot con intelligenza artificiale

Sottolinea il professor Vincenzo Denaro, direttore scientifico della Fondazione: “Nel futuro della chirurgia, la robotica sarà sempre più protagonista e l’intelligenza artificiale sarà al centro di questa innovazione, dando vita a una nuova generazione di robot intelligenti che consentirà di ampliare l’accesso a questa tecnica. La Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico è impegnata da tempo anche nello sviluppo di queste nuove tecnologie, sia nelle sperimentazioni cliniche sia nello sviluppo di nuovi strumenti”.

La Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico è dotata, oltre del robot Mako per gli interventi ortopedici, anche del robot Hugo per interventi prevalentemente urologici ma anche di chirurgia generale e, sempre per la chirurgia ortopedica, del sistema di navigazione Loop-X che, pur non essendo un robot, esegue tutta la pianificazione necessaria per l’introduzione precisa e sicura delle viti negli interventi alla colonna vertebrale.