Qualche problema per Neuralink. La società di Elon Musk, che sta testando il suo impianto per dare ai pazienti paralizzati la capacità di controllare dispositivi digitali con il pensiero, secondo uno scoop di Reuters era a conoscenza da tempo che i piccoli fili che collegano l’impianto al cervello dei pazienti potevano ritirarsi, disattivando gli elettrodi che decodificano i segnali cerebrali. È quanto è successo anche con il primo paziente, ma la società aveva ritenuto il il rischio così basso da non meritare una riprogettazione del sistema.

La scorsa settimana Neuralink ha detto che i fili dell’impianto, più sottili di un capello, si sono ritirati dal cervello di un paziente nel suo primo studio umano, con la conseguenza che il sistema deve ora fare i conti con un minor numero di elettrodi per la misura dei segnali cerebrali. Secondo alcuni esperti consultati da Reuters, questo è dovuto principalmente al fatto che il cervello si muove all’interno del cranio, rendendo impossibile un collegamento stabile.

Le difficoltà della riprogettazione

I segnali cerebrali letti dagli elettrodi ed elaborati da un software vengono tradotti in azioni, come lo spostamento di un cursore del mouse sullo schermo di un computer. La società ha dichiarato di essere riuscita a ripristinare la capacità dell’impianto di monitorare i segnali cerebrali del suo paziente apportando modifiche al software in modo che possa funzionare con un minor numero di informazioni.

La Food and Drug Administration era a conoscenza del potenziale problema con i fili perché la società ha condiviso i risultati dei test sugli animali come parte della sua applicazione per iniziare le sperimentazioni umane, ma secondo le fonti di Reuters, il rischio legato ai fili era stato inserito in modo poco evidente nella documentazione fornita da Neuralink all’FDA, che ha rifiutato di commentare le indiscrezioni, limitandosi a dire che continuerà a monitorare la sicurezza dei pazienti arruolati nello studio di Neuralink.

La riprogettazione dei fili comporta dei rischi. L’ancoraggio nel cervello, ad esempio, potrebbe causare danni al tessuto cerebrale se il filo si staccasse o se ci fosse bisogno di rimuovere il dispositivo.

A gennaio, Neuralink ha impiantato il dispositivo nel cervello del suo primo paziente, Noland Arbaugh, rimasto paralizzato a causa di un incidente subacqueo del 2016. Nelle settimane successive all’intervento chirurgico, “un certo numero di fili si sono ritirati dal cervello“, ha affermato Neuralink in un aggiornamento del blog la scorsa settimana.

Il post non ha fatto menzione di eventuali effetti negativi sulla salute di Arbaugh e non ha rivelato quanti dei 64 fili del dispositivo si sono ritirati o hanno smesso di raccogliere dati.

Finora, il dispositivo ha permesso ad Arbaugh di giocare ai videogiochi, navigare in Internet e spostare un cursore del computer sul suo laptop semplicemente pensando di farlo, secondo i post e i video del blog aziendale. Neuralink dice che poco dopo l’intervento chirurgico, Arbaugh ha superato il record mondiale di velocità con cui si può controllare un cursore con il solo pensiero.