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Il Covid Green Pass Europeo è nelle app Immuni e IO: cosa c’è dietro

Digital Green Pass EU Covid in aeroporto
Come funziona l'architettura che gestisce il rilascio e la verifica del Certificato COVID digitale dell'UE. Il ruolo degli stati e delle autorità locali e le misure a tutela della privacy dei cittadini.

Il green pass, ufficialmente Eu digital Covid certificate, è in arrivo. Il documento, che permetterà di muoversi liberamente all’interno dell’Unione europea, sarà disponibile a partire dal 1° luglio. Il certificato verde, non obbligatorio, potrà essere richiesto da chi ha ricevuto almeno la prima dose del vaccino, da chi ha un tampone negativo effettuato nelle 72 ore precedenti o un test antigenico (che vale invece per 48 ore) e da chi ha avuto il Covid 19.

Il documento veicolato dalle autorità nazionali sarà distribuito nella versione cartacea o, secondo quanto prevede il Dpcm che sarà approvato dal consiglio dei ministri, scaricato attraverso il fascicolo sanitario elettronico, l’app Immuni, l’app Io o direttamente dal sito dedicato e comprende un QR code che contiene le informazioni essenziali e la firma digitale per proteggerlo dalle falsificazioni.

Per informazioni essenziali si intendono nome, data di nascita, di rilascio, informazioni rilevanti sul vaccino e un identificatore unico. Questi dati rimangono sul certificato originale e non vengono memorizzati o conservati quando un certificato viene verificato in un altro Stato membro.

Il controllo del certificato prevede la scannerizzazione del QR code e la verifica della firma digitale. La Ue ha realizzato infatti un gateway, con sede presso il datacenter europeo Digit in Lussemburgo, attraverso il quale, tutti i certificati possono essere verificati nell’Unione. I dati personali del titolare del certificato però non passano attraverso questo gateway, poiché non sono necessari per verificare la firma digitale.

Il green pass è valido dopo 15 giorni dalla prima vaccinazione e fino alla seconda, e poi per nove mesi a partire dalla seconda dose. Per questo motivo chi ha ricevuto Astrazeneca, che ha un intervallo più lungo fra le due dosi, avrà un certificato valido per un anno, mentre per gli altri vaccini, le cui dosi sono inoculate più velocemente, la validità è di dieci mesi che scende a poco più di nove per l’unica dose di Johnson&Johnson.

Se si è reduci dal Covid la validità è di sei mesi. Potrà essere controllato da pubblici ufficiali ma anche da personale addetto ai servizi di controllo in luoghi pubblici e anche dai proprietari di pubblici esercizi.

L’architettura del Digital Green Certificate Gateway

Dal punto di vista architetturale l’utilizzo del Digital green certificate gateway (Dgcg) facilita l’integrazione con i paesi che possono salire a bordo del sistema in modo incrementale, mentre i backend nazionali mantengono la flessibilità e possono controllare l’elaborazione dei dati dei loro utenti.

Ogni backend nazionale è libero di distribuire le chiavi attraverso qualsiasi tecnologia. Se il Certificato è in un codice 2D correttamente formattato, ogni dispositivo di verifica può controllare il codice da altri paesi se il verificatore è collegato al backend o se ha scaricato e memorizzato le chiavi pubbliche necessarie.

L’approccio dell’architettura permette di scambiare diversi tipi di informazioni per sostenere la convalida dello stato di vaccinazione, il risultato del test o lo stato di guarigione di un cittadino, preservando la sua privacy. A questo scopo, l’EU Trust Framework introduce una struttura standardizzata di dati firmati Cbor rappresentata in un codice 2D. Per convalidare questa struttura di dati in ogni paese, le chiavi pubbliche crittografiche devono essere condivise in tutta l’Ue. Questo pdf descrive le regole per la validazione dei certificati.

Schema di funzionamento del Digital Green Certificate Gateway (clic per ingrandire)

Schema di funzionamento del Digital Green Certificate Gateway (clic per ingrandire)

I presupposti alla base dell’architettura prevedono che per un un’effettiva interoperabilità, ogni certificato deve contenere una stringa che identifichi in modo univoco l’autorità emittente. Ogni autorità deve passare un processo di onboarding che identifichi l’autorità in modo univoco aggiungendo autenticazione, firma, dominio dell’emittente, Csca e certificati client corrispondenti, così come persone di contatto e informazioni di supporto 24×7.

Ogni autorità (ce ne possono essere diverse per ogni stato membro) fornisce endpoint per la revoca e opzionalmente callback protetti da autenticazione reciproca. I certificati richiesti sono forniti durante l’onboarding e sono messi in una white list dalle autorità scaricando le liste di fiducia Dgcg. L’elenco di fiducia Dgcg contiene le chiavi pubbliche di tutte le parti fidate, le autorità che hanno completato con successo il processo di onboarding.

Ogni codice 2D, inoltre, si basa su un identificatore di chiavi che permette agli stati membri di controllare il green pass scannerizzato rispetto alla lista del materiale crittografico ricevuto dal Dgcg. Il materiale crittografico dovrebbe essere identificabile in modo univoco. Infine, tutti i green pass e il relativo materiale crittografico sono gestiti dall’autorità emittente.

Le specifiche tecniche del Dgcg sono pubblicate in questo pdf.

I server nazionali del Green Pass

I server nazionali di backend dello Stato membro forniranno l’accesso alle chiavi pubbliche secondo le specifiche nazionali, in particolare alle entità che effettueranno la verifica del Dgcg utilizzando le relative chiavi pubbliche (liste di fiducia).

A tal fine i server backend nazionali saranno tenuti aggiornati. Ciò consentirà i servizi di verifica della firma e l’accesso alle chiavi pubbliche. Questa caratteristica sarà implementata a livello di backend nazionali attraverso un’interfaccia Api sicura e Sdk.

Il “triangolo della fiducia” tra chi emette il certificato (gli stati nazionali), chi lo detiene (l’architettura centrale) e chi ne fa la verifica.

Il “triangolo della fiducia” tra chi emette il certificato (gli stati nazionali), chi lo detiene (l’architettura centrale) e chi ne fa la verifica.

In sostanza, il sistema utilizzato si basa su una sorta di triangolo della fiducia che descrive la relazione tra un titolare, un emittente e un verificatore di credenziali in un sistema distribuito. La configurazione aumenta la privacy dei dati, perché il titolare è l’unico attore che ha una connessione diretta con il verificatore e l’emittente, cioè l’emittente non sa dove il titolare presenta le sue credenziali e l’emittente non sa chi si fida di lui. Il Dcgc ha il compito di dire al verificatore quali emittenti sono affidabili fornendo informazioni crittografate.

Ulteriori informazioni e aggiornamenti saranno pubblicati nella sezione Covid-19 del portale E-Health dell’Unione Europea.

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Covid19: Innoliving propone un dispositivo digitale per il test rapido

Covid19: Innoliving propone un dispositivo digitale per il test rapido
Lab Tester LS-1100 Lansionbio è portatile, connesso alle reti, permette di effettuare 33 esami e può stampare un referto

La necessità di avere il più rapidamente possibile i risultati dei test sul Covid ha dato vita a nuovi prodotti da test casalinghi a nuovi dispositivi professionali  destinati a solo uso medico o professionale.

È il caso del laboratorio in palmo di mano Lab Tester LS-1100 Lansionbio proposto da Innoliving, azienda di Ancona attiva nel settore della produzione di piccoli elettrodomestici e apparecchi healthcare di uso quotidiano (dal 2013, vanta la licenza d’uso del famoso marchio Pasta del Capitano).

Lab Tester LS-1100 Lansionbio permette di fare in 15 minuti una serie di test tra cui i tamponi rapidi ad antigene di terza generazione per il Covid oltre ai test sierologici rapidi per la verifica degli anticorpi. Il tester permette poi di effettuare i test sierologici degli anticorpi neutralizzanti provenienti da vaccino.

Grazie a questa funzione i medici possono verificare se l’efficacia della vaccinazione si va attenuando. Un aspetto importante in un momento i cui si incrociano le opinioni sulla possibilità di effettuare una terza dose di vaccino in futuro e che permette ai medici di verificare, anche in relazione alla situazione generale e alle indicazioni che arrivano dalle autorità, la possibilità di programmare una ulteriore somministrazione.

Danilo Falappa, direttore generale Innoliving – tiene però a sottolineare quello che considera il vero aspetto innovativo del device: “Questo dispositivo riesce a effettuare decine di altri test, sempre in tempi rapidissimi, come Psa, diabete, marcatori cardiaci, marcatori gastrici. Ben 33 diversi test tutti realizzabili con questo strumento con risposta immediata (10/15 minuti)”.

Dal punto di vista tecnologico il Lab tester utilizza la tecnologia di immunofluorescenza, la stessa utilizzata nei sistemi ad alta produttività degli ambienti diagnostici, è digitale, sempre connesso (tramite Wifi, Usb, Lan o Lis) ed è in grado di rilevare concentrazioni bassissime di anticorpi. In questo modo, consente una più efficace prevenzione del contagio da Covid-19 testando regolarmente un gran numero di persone, attraverso la lettura da sangue, siero e plasma o da sangue capillare e venoso.

Analizzatore rapido automatico Covid Labtester

Altri vantaggi riguardano il maggior controllo dei casi positivi con la loro individuazione immediata, la condivisione immediata dei risultati, analisi delle curve di contagio in tempo reale e la conservazione del dato per studi epidemiologici. Può essere utilizzato come test antigenico tramite tampone nasale oppure come test sierologico da sangue capillare. Nonostante sia una device portatile integra anche una stampante che consente di stampare un referto, lasciando traccia formale del risultato del test. Questo risolve l’unico limite del Tampone Rapido a lettura diretta, del cui risultato non si ha una certificazione del risultato conservabile nel tempo.

Lab Tester LS-1100 Lansionbio, che Innoliving commercializza in esclusiva per l’Italia, arricchisce la specializzazione dell’azienda di Ancona in ambito Covid. La società, con una fatturato superiore ai venti milioni di euro e una filiale in Cina, ha registrato una forte crescita dei ricavi grazie anche alla  registrazione, prima in Italia, al ministero della Salute del test ematico rapido per verificare la presenza del virus nel sangue. Il pungidito che verifica la presenza del virus nel sangue ha permesso di guadagnare in fatturato e visibilità e procedere poi alla collaborazione con il professor Massimo Galli dell’ospedale Sacco di Milano che ha permesso di evolvere questa tipologia di test fino ad arrivare al tampone all’antigene e tutta una serie di test rapidi fondamentali in un momento in cui nella sanità ci si interroga sul futuro delle vaccinazioni e delle coperture per la popolazione.

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