Cipomo, il Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri, ha pubblicato un Manifesto per il profilo del primario oncologo medico ospedaliero che indica le caratteristiche distintive che questa figura professionale deve avere oggi. Si tratta di una serie di indicazioni che vanno dalla gestione del personale, alla capacità di operare in rete dentro e fuori l’ospedale e comprendono anche l’approccio alle nuove tecnologie.

Entrando nel dettaglio il primario deve dimostrare flessibilità di gestione con le risorse disponibili rispetto a una utenza oncologica in continua crescita. Per questo deve possedere competenze manageriali per guidare la struttura rispetto al contesto.

Cipomo

Dotato di competenze clinico-professionali per la gestione clinica delle principali neoplasie solide, coordina i superesperti di patologia mantenendo una visione sistemica al tema cancro promuovendo un approccio multidisciplinare e inter-professionale con una presa in carico globale del paziente.

Il ruolo della digitalizzazione

Il primario deve essere poi in grado di realizzare percorsi integrati di assistenza operando in una logica di rete multilivello a elevata interconnessione con le altre specialità collaborando con i servizi presenti in zona favorendo l’assistenza sul territorio dei pazienti che non necessitano di cure ospedaliere. Deve essere capace di utilizzare strumenti innovativi di comunicazione e favorire la digitalizzazione delle conoscenze, delle procedure e della comunicazione durante tutto il decorso della malattia.

Il suo compito è anche di favorire la disruption innovation in oncologia promuovendo l’aggiornamento scientifico personale e dei collaboratori orientando gli studi e le strategie terapeutiche. Inoltre deve favorire la costituzione di ambulatori e gruppi multidisciplinari di patologia, bilanciando la specializzazione di settore con misure di interazione clinica e organizzativa. Particolare attenzione deve essere posta alla ricerca clinica, alla integrazione con la pratica assistenziale, e all’accesso precoce ai farmaci innovativi.

Non è finita qui perché il profilo dice anche che oltre all’attenzione verso appropriatezza e sostenibilità dei percorsi di cura, il primario non deve dimenticare il clima organizzativo e la relazione tra gli operatori. Per questo deve applicare uno stile di leadership partecipativa e di condivisione delle linee di indirizzo professionale e organizzativo della struttura, curando l’aspetto motivazionale di ciascun collaboratore. Aspetto molto importante, aggiungiamo, in tempi di insoddisfazione sul lavoro da parte del personale sanitario a rischio burnout. Infine, non deve avere timore del cambiamento anche a fronte di risorse limitate.