hello, world! Short tweet. Monumental progress.
— Thomas Oxley (@tomoxl) December 23, 2021

Questo è il testo del tweet inviato da Philip O’Keefe, uno dei pazienti a cui è stato impiantato nel cervello l’interfaccia del computer Stentrode.

Il paziente è la prima persona in grado di inviare messaggi sui social media utilizzando il pensiero e l’interfaccia computer cerebrale impiantabile.

Afflitto da sclerosi laterale amiotrofica, O’Keefe ha optato per la soluzione ideata da Synchron che aveva ottenuto il permesso per questo tipo di esperimenti sugli esseri umani. “Quando ho sentito parlare per la prima volta di questa tecnologia, sapevo quanta indipendenza avrebbe potuto restituirmi. Il sistema è sorprendente, è come imparare ad andare in bicicletta: ci vuole pratica, ma una volta che rotoli, diventa naturale”, ha dichiarato il paziente.

Per posizionare Stenrode è necessario introdurre un catetere che arriva alla corteccia motoria, la parte responsabile del movimento fisico volontario, passando attraverso la vena giugulare. L’utente può quindi guardare uno schermo con una tastiera e selezionare le lettere per comporre una frase.

Attraverso un altro apparecchio posizionato sul petto, un algoritmo di machine learning elabora i dati e traduce quei segnali in comandi digitali specifici.

Un passaggio importante

Si tratta di dispositivo di otto millimetri che senza fili traduce l’attività elettrica dei neuroni in parole e comandi sullo schermo del computer. Funziona come un cervello bluetooth e permette a chi ha perso la possibilità di muoversi o parlare di comunicare con il mondo esterno. L’intervento prevede l’utilizzo di tecniche neurointerventistiche comunemente usate per trattare l’ictus, e non richiede la perforazione del cranio o un intervento chirurgico a cielo aperto.

“Adesso penso solo a cliccare sul computer e posso mandare email, gestire il mio conto, fare acquisti e inviare anche messaggi al mondo via Twitter”. Philip O’Keefe ha pubblicato il messaggio tramite l’account del CEO di Synchron, usando l’hashtag #HelloWorldBCI, Thomas Oxley, che racconta: “Philip ha fatto sette tweet e messo diversi like. Questi tweet rappresentano un momento importante per il settore delle interfacce cervello-computer impiantabili. Dimostrano la connessione, la speranza e la libertà che danno a persone come Phil che hanno perso gran parte della loro indipendenza funzionale a causa di una paralisi. Non vediamo l’ora di far avanzare la nostra interfaccia Stentrode nel primo studio clinico negli Stati Uniti il prossimo anno”.

O’Keefe, come altri malati di Sla, ha sperimentato una paralisi progressiva, che lo ha lasciato incapace di parlare all’inizio di quest’anno. L’Sbci è stato impiantato in aprile e ha iniziato a usarlo per comunicare poco dopo. Finora il dispositivo è stato impiantato in via sperimentale in due malati di Sla in Australia.

Il primo è stato Graham Felstead, mentre Philip O’Keefe lo ha ricevuto per secondo nell’aprile 2020, a quasi cinque anni dalla diagnosi della malattia. Secondo la società sarà possibile espandere l’Sbci per includere lo sviluppo di dispositivi che possono essere utilizzati per diagnosticare e forse anche trattare condizioni come il Parkinson, l’ipertensione, l’epilessia e anche la depressione.

L’azienda è già in fase clinica con una neuroprotesi commercialmente valida per il trattamento della paralisi e sta sviluppando la prima terapia di neuromodulazione impiantabile endovascolare.

La società guidata da Thomas Oxley non è l’unica a operare in questo campo dove ha come concorrente la Neuralink di Elon Musk che nella primavera scorsa ha diffuso un video con con un macaco che giocava a un videogioco (Pong) con la sola forza del pensiero.