L’attività di chirurgia robotica tra Parma e Modena
Ci sono volute otto ore di sala operatoria per l’equipe della Clinica chirurgica generale per portare a termine con tecnica robotica un difficilissimo intervento di asportazione e ricostruzione di pancreas, duodeno e vie biliari su una paziente oncologica in cura presso il centro specialistico dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma.
In letteratura si chiama duodenocefalopancreasectomia ed è considerata una delle più complesse operazioni di chirurgia addominale. La donna di 73 anni ha avuto un buon decorso post operatorio e sta ora proseguendo il percorso di cura sempre nei centri dell’Ospedale Maggiore.
L’intervento eseguito con tecnica mininvasiva robotica è stato effettuato da Raffaele Dalla Valle e Maurizio Iaria entrambi della alla Clinica chirurgica generale, diretta dal Paolo Del Rio. Con loro Cristiana Madoni e Andrea Bonetti della 2°Anestesia e rianimazione, diretta da Elena Bignami, e gli infermieri e operatori del comparto operatorio di Ala ovest.
“I motivi della difficoltà dell’intervento – precisa Raffele Dalla Valle Responsabile del programma di Chirurgia Oncologica ad indirizzo epato-bilio-pancreatica – risiedono principalmente nella sede anatomica, nel numero di procedure di ricostruzione e nel trattamento delle possibili complicanze. Abbiamo iniziato dapprima con la rimozione della testa del pancreas, di parte dello stomaco e del dotto biliare gravemente compromessi dalla neoplasia, successivamente abbiamo effettuato la ricostruzione, ricollegando il pancreas, la via biliare e lo stomaco all’intestino. Il robot – conclude – in questi tipi di interventi è di grandissimo aiuto perché ci permette di accedere con minor difficoltà a sedi anatomiche particolarmente complicate e grazie alla realtà aumentata ci offre un campo visivo davvero eccezionale”.
“Nel nostro caso – aggiunge Maurizio Iaria – entrambe le fasi dell’intervento, quella demolitiva e quella ricostruttiva, sono state realizzate per via mini-invasiva robotica”.
La chirurgia protesica dell’anca
La chirurgia robotica è stata protagonista anche a Modena dove è stato effettuato il primo intervento al mondo di chirurgia robotica protesica di anca bilaterale simultanea in un paziente affetto da artrosi severa in esito di displasia congenita. L’operazione è durata due ore e mezza ed è stata eseguita dall’equipe di Ortopedia e Traumatologia del Policlinico di Modena, diretta da Fabio Catani. A oggi, il paziente “sta bene e ha completato il percorso riabilitativo a distanza di due mesi dall’intervento chirurgico”.
L’intervento, ha sottolineato Catani, “è stato possibile grazie all’esperienza maturata con l’utilizzo di nuove applicazioni robotiche nella chirurgia protesica dell’anca. Lo sviluppo di questa tecnica, che ci ha consentito di eseguire la prima protesi bilaterale di anca in unico tempo chirurgico, ha permesso di evitare alcune problematiche cliniche legate all’intervento in due tempi”.
I pazienti che soffrono di artrosi severa in seguito alla displasia delle anche quando vengono operati in momenti differenti “soffrono nei 6-12 mesi di intervallo tra i due interventi di dolore all’anca non operata e si lamentano della dismetria, la differenza in lunghezza degli arti inferiori, che si realizza inevitabilmente in seguito all’intervento della prima protesi di anca che ripristina lunghezza, stabilità e la funzione articolare”.
Con l’impiego della chirurgia robotica le protesi sono state realizzate “tenendo conto delle funzionalità tronco-pelvi, delle stabilità muscolari residue alla displasia e c’è un controllo accurato del ripristino della lunghezza degli arti inferiori”.
Rispetto alla chirurgia protesica simultanea dell’anca bilaterale la chirurgia robotica ha permesso di raggiungere “una elevata precisione nel realizzare la simmetria della lunghezza degli arti inferiori ottimizzando la stabilità articolare”.