Dopo che la pandemia ha accelerato il percorso di digitalizzazione si è assistito all’affermarsi di norme, pratiche e prestazioni poco coordinate tra le singole Regioni che hanno prodotto iniquità e diseguaglianze difficili da contrastare in assenza di provvedimenti e decisioni quadro.

In questo scenario, il gruppo di lavoro “Digital Health e Pharma” di Netcomm (al quale partecipano Humanitas, Medtronic e Msd), ha avanzato nel corso di un incontro alla Camera dei Deputati una serie di proposte per “cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione ed evolversi verso un sistema a valore aggiunto per i cittadini e per gli operatori della salute”.

Il focus sulla telemedicina

Secondo il Gruppo sono due gli ambiti centrali del percorso di digitalizzazione sui quali occorre agire: una gestione puntuale e interoperabile dei dati sanitari e un approccio strutturato e coeso alla telemedicina rispetto a tutti gli ambiti che concorrono al buon esito delle sue potenzialità.

In particolare, le proposte di Netcomm in materia di telemedicina spaziano su quattro ambiti:

  • l’individuazione di standard nazionali, chiari e vincolanti per l’accreditamento degli strumenti utilizzabili per i servizi di telemedicina (per esempio, l’integrazione del Fascicolo Sanitario Elettronico, le modalità e i formati di condivisione delle immagini e la certificazione medicale degli strumenti diagnostici utilizzati);
  • una definizione delle prestazioni di telemedicina che possa garantire al personale sanitario un’adeguata suddivisione del tempo dedicato all’attività ambulatoriale, in presenza e da remoto, definendo anche i requisiti relativi all’erogabilità della prestazione anche al di fuori della sede fisica accreditata;
  • un’adeguata formazione del personale sanitario;
  • uno studio della sostenibilità economica delle attività di telemedicina che ne definisca delle specifiche tariffe in grado di tener conto degli investimenti necessari all’erogazione del servizio.

L’esperienza dell’Humanitas

“Nella nostra esperienza di ospedale policlinico votato all’innovazione – ha spiegato Luciano Ravera, AD di Humanitas e Humanitas San Pio Xla telemedicina è già oggi un servizio di valore per i pazienti e i loro caregiver, che possono restare in contatto con i medici evitando frequenti spostamenti. Questa rivoluzione è stata accelerata dalla pandemia, che ha visto Humanitas assistere i pazienti Covid continuando a garantire le cure ai pazienti oncologici del nostro grande Cancer center. A oggi abbiamo effettuato alcune migliaia di televisite e prericoveri a distanza di cui il 25% per pazienti oncologici, molti con malattie rare. In pochi mesi abbiamo già formato all’utilizzo delle nuove tecnologie il 40% del personale sanitario delle aree più sensibili rispetto ai bisogni dei pazienti. Un’esperienza pilota che mettiamo a fattor comune affinché possa diventare un servizio ancora più diffuso grazie alla collaborazione tra pubblico e privato. La telemedicina consente inoltre di far dialogare competenze mediche tra i vari centri, come accade tra i nostri oncologi di Milano e Catania che partecipano a tumor board multidisciplinari per discutere il miglior percorso di cura per i pazienti. Ora, in Italia, la grande sfida è quella della qualità: solo con indicatori e standard comuni le televisite saranno un servizio che agevola i pazienti garantendo la stessa qualità clinica della visita in presenza”.