L’OMS sulla Sanità digitale italiana: bene ma non benissimo
Abbiamo una strategia digitale nazionale per la Sanità, un sistema informativo nazionale, abbiamo varato la strategia per la telemedicin e protetto i dati dei pazienti. Esiste, ma non è utilizzato, un piano d’azione per l’education nella strategia digitale, una strategia per i big data ma non gli strumenti per utilizzarli, ma abbiamo predisposto un piano per l’interoperabilità anche se l’interoperabilità nella realtà è ancora carente.
Mentre Danimarca, Belgio, Francia e Albania hanno avuto l’ok per tutte le categorie per l’Italia il giudizio si può definire “bene ma non benissimo”. C’è ancora da lavorare. È questo il verdetto dell’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) nel nuovo rapporto “Exploring the digital health landscape in the WHO European Region: digital health country profiles” che presenta lo stato dell’arte (con informazioni raccolte tra aprile e ottobre 2022) della digitalizzazione nel Vecchio continente.
Il rapporto illustra le innovazioni in settori quali la telesalute, sanità mobile e Big data, nonché la governance della sanità digitale, cartelle cliniche elettroniche, portali per i pazienti e l’analisi. “Nel mezzo di un panorama in rapida evoluzione della salute digitale – scrive il rapporto –, il settore sanitario sta vivendo una profonda trasformazione caratterizzata dalla crescente integrazione delle tecnologie sanitarie digitali. Questo cambiamento non solo offre una moltitudine di vantaggi, ma rivoluziona anche le dinamiche tra pazienti e operatori sanitari all’interno del sistema sanitario”.
Monitoriamo ma non valutiamo
Dinamiche che devono essere controllate. E qui risiede uno dei punti deboli del nostro sistema sanitario. Secondo l’Oms, infatti, sul fronte del monitoraggio abbiamo una agenzia governativa per il controllo nazionale, per il controllo regionale, linee guida ma siamo ancora carenti per quanto riguarda la valutazione dei numerosi programmi di telemedicina che hanno preso avvio con la pandemia e quelli di mobile health.
Esiste poi, come sappiamo una differenza fra il livello nazionale e quello regionale. Se la strategia relativa alla sanità digitale esiste dal 2016 a livello regionale non siamo ancora al 100% visto che ci fermiamo all’83%. Lo stesso discorso vale per il sistema informativo (presente a livello nazionale ma al 79% nelle regioni), telemedicina (78% il livello regionale) con mancanza per quanto riguarda teledermatologia e telepsichiatria.
A questo proposito si segnala il bando della regione Lombardia il nuovo servizio digitale che consentirà di caricare, sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse), le immagini degli esami diagnostici quali radiografie, Tac ed ecografie. Che quindi il paziente potrà far consultare al proprio medico curante senza più dover portare con sé le copie “stampate” o su dischetto. Sempre in Lombardia è stata lanciata la procedura per chiedere ai cittadini di aggiornare l’opzione “notifiche” dell’app del Fascicolo che consente ai pazienti di ricevere, tramite sms o mail, le ricette sul proprio cellulare.
Contemporaneamente ha preso il via la campagna informativa del ministero della Salute finalizzata a promuovere al meglio la conoscenza del Fascicolo sanitario elettronico. Illustrare e valorizzare il Fse sottolineandone i vantaggi in termini di assistenza, rassicurare il cittadino sulla tutela della privacy delle informazioni contenute nel fascicolo, evidenziando che il trattamento dei dati avviene in sicurezza e informare (come richiesto dall’Autorità Garante) i cittadini circa la possibilità di opporsi fino al 30 giugno all’inserimento dei dati antecedenti al 19 maggio 2020 sono gli obiettivi dell’iniziativa.
Altri dati dicono che il 90% delle ricette è digitale che l’85% dei medici di medicina generale può potenzialmente condividere in modo sicuro le informazioni, mentre la valutazione sul Fascicolo sanitario elettronico dice che si tratta di uno strumento disponibile al 70% e che solo il 59% delle strutture sanitarie ha la possibilità di accedervi. In questo caso i dati sono probabilmente inferiori al reale anche se il Fse rimane un tallone d’Achille anche per quanto riguarda l’utilizzo da parte degli utenti.
Bene la privacy, male app e portali istituzionali
Sul fronte privacy la situazione è eccellente con un punto critico che riguarda la tutela del diritto per richiedere la cancellazione dei dati dal fascicolo sanitario, come detto c’è molto lavoro da fare con i big data anche se qualcosa si muove a livello regionale con le risposte positive per il 35% per la governance e del 32% riguardo l’utilizzo dei dati nel settore privato. Esiste anche il grande problema dell’interoperabilità, ma il vero punto debole è sull’alfabetizzazione sanitaria in particolare per quanto riguarda i cittadini. Si tratta però di un punto debole che viene da lontano perché da sempre esiste un rapporto difficile fra italiani e digitale che ci vede spesso in fondo alle classifiche europee.
Negativa è invece la situazione quando si affronta l’argomento relativo ad app e portali istituzionali. La promozione della salute vede un 45% di risposte positive a livello regionale, ma totalmente assenti gli annunci al pubblico a livello nazionale (26% per le regioni), gestione dei disastri e delle emergenze (30% le regioni) e i feedback sui servizi sanitari (15% le regioni).
Male anche per le app mobile valutate e approvate. A livello nazionale c’è la totale assenza di queste soluzioni per minfuldness e mental health (un settore che si sta sviluppando soprattutto negli Stati Uniti) con poche iniziative dalle regioni che si fermano al 12%, aspetto nutrizionale (9 % regioni), Fitness (regioni 12%), mentre a livello nazionale troviamo qualcosa per la salute delle donne (7% regioni).
Nonostante la diffusione degli smartphone quello delle mobile app non sembra un’ area molto praticata anche su altri argomenti come quello del Covid 19. Sarà perché ormai la paura della pandemia è passata e prima le urgenze erano altre ma l’unica app presente a livello nazionale, e parecchio contestata e probabilmente molto poco utilizzata, è stata quella relativa al contatto o prossimità con persone affette dal virus.
Nulla da fare invece per il check dei sintomi (30% per le regioni) e altre app per le prenotazioni dei test (38%), vaccinazione (55%).