Rapporto Censis: gli italiani chiedono innovazione nella sanità
Rinnovazione è la parola chiave al centro del Rapporto Janssen-Censis The Italian Health Day sulla sanità italiana. L’Istituto ha sondato le opinioni dei cittadini riguardo la sanità del prossimo futuro vista, vissuta e desiderata che si riassume in una parola macedonia che unisce ricerca, innovazione, azione, rinnova. Termini che a loro volta richiamano dinamiche decisive per costruire la sanità che massimizza il valore salute.
Ricerca e innovazione, prodotte dagli Innovatori, sono il motore riconosciuto e apprezzato dell’incessante miglioramento della sanità, l’Azione richiama il cambiamento come esito della partecipazione attiva degli attori maggiori: una volontà collettiva di fare molto meglio, partendo dalle lesson learned e Rinnovare richiama la convergenza di cittadini e istituzioni sull’opportunità storica di un cambiamento epocale della sanità verso personalizzazione, più alti esiti e sostenibilità economica.
La social acceptance
L’indagine si inserisce nel progetto dei Cantieri per la sanità del futuro che cerca di delineare “l’azione distinta e integrata di quattro attori maggiori dell’ecosistema sanitario (cittadini, medici, innovatori e digital health), di fronte a quattro sfide chiave (invecchiamento, razionamento sanitario, prevenzione ed equità), per un risultato atteso: la massimizzazione del valore salute, cioè l’equilibrio ottimo tra più alti esiti, personalizzazione di assistenza e cure e sostenibilità economica.
Dall’indagine emerge una forte richiesta di innovazione e una apertura dei cittadini che forse può sorprendere dopo che per mesi le cronache hanno lasciato ampio spazio al racconto delle proteste dei no vax.
La situazione invece è completamente diversa e gli innovatori, dai ricercatori alle imprese (a cominciare da quelle del farmaco) allo Stato sono il motore dell’incessante miglioramento dell’ecosistema sanitario.
Alta è la social acceptance di cui beneficiano: il 90,9% degli italiani ha fiducia nei ricercatori scientifici, il 66,4% nelle imprese del farmaco, l’89,5% nei farmaci. Il 90,1% ritiene essenziale una stretta cooperazione tra Stati e imprese del farmaco nella ricerca e sperimentazione scientifica e per il 93,7% la spesa pubblica per la ricerca in salute e sanità è un investimento e non un costo. Alte poi le aspettative degli italiani dall’innovazione in sanità: il 94% si attende una maggiore efficacia delle cure e più alta qualità della vita in caso di malattia croniche, il 92% la scoperta di tecniche e metodologie innovative per rispondere rapidamente alla sfida di nuovi virus e batteri, il 91,1% la riduzione del rischio di ammalarsi, grazie a vaccini e farmaci per la prevenzione e accertamenti per diagnosi precoci.
Gli italiani dimostrano anche una eccellente comprensione del valore dei dati e una conseguente apertura al loro utilizzo. Per massimizzare il valore in sanità, infatti, decisiva sarà la gestione intelligente dei dati. I cittadini sono pronti a fare la propria parte: il 65% è favorevole a fascicoli sanitari digitali allargati, in cui affluiscano dati dalle più diverse fonti, incluse quelle da device e wearable utilizzati nel quotidiano, il 66,2% è convinto che i dati sulla propria salute sono gestiti dalle istituzioni nel rispetto della privacy, il 70,1% è pronto a rendere disponibili i dati sulla propria salute per studi, ricerche, sperimentazioni.
Oltre al remote, la sanità digitale è fatta della produzione incessante e minuta di dati sull’evoluzione della salute dei singoli pazienti, da interpretare con Ai e deep learning. Prioritario è quindi anche per il 79,9% potenziare le competenze degli operatori sanitari e per il 78,7% quelle di pazienti e familiari.
A ognuno la sua sanità
Dalla ricerca emerge anche il desiderio di una sanità personalizzata. È l’aspettativa maggiore dei cittadini animati da una soggettività matura, visto che il 66,9% si informa in autonomia sulla propria salute, il 41,6% dialoga attivamente con i medici, l’82% è pronto ad adottare comportamenti salutari e il 66,5% effettua visite e accertamenti di prevenzione.
Per il futuro il 94,3% si attende una maggiore personalizzazione delle cure e il 92,9% percorsi di cura, dal domicilio, al territorio e agli ospedali, modulati sulle proprie esigenze personali. A ognuno la sua sanità, oltre le standardizzazioni.
Sempre forte è la centralità del medico con il 92,1% degli italiani che ha fiducia nei medici. Per il 93,9% i medici devono essere al centro della sanità del futuro e per otto italiani su dieci la loro azione è garanzia che alcun criterio diverso dalla tutela della salute, dagli algoritmi ai vincoli finanziari, prevarrà nei processi sanitari.
Perché sia al centro della sanità e committed al rapporto con il paziente, per il 94,7% va liberato da eccessivi carichi burocratico-amministrativi e supportato nel salto nel digitale.
Esiste quindi una forte base di fiducia nella sanità italiana con il 73,2% degli intervistati positivo riguardo Servizio sanitario della propria regione e il 61% convinto che nei prossimi anni migliorerà anche grazie alle lezioni della pandemia.
Per gli italiani l’ecosistema sanitario ha tenuto il colpo, si sta ripensando concretamente per mettere al centro le persone, modulando servizi, prestazioni e, finanche, terapie sulla singolarità di ciascuno. Una sanità migliore, poi, per il 95,7% richiede di semplificare l’accesso alle cure e per il 96,6% di avere sempre e comunque interlocutori precisi sul territorio (strutture, operatori).
L’agenda per la sanità migliore poi dovrebbe prevedere, per il 50,9% dei cittadini più medici, per il 46,7% tecnologie e attrezzature diagnostiche e per le cure più moderne, per il 45,3% gli annunciati servizi sul territorio (Case della salute, Centrali Operative territoriali), per il 39,6% più posti letto negli ospedali e per il 34% l’assistenza domiciliare digitale (teleconsulto, teleassistenza).