La spinta dell’Europa per la Sanità Digitale
Lo racconta Emanuela Girardi, Founder di Pop Ai società che si occupa di portare l’Intelligenza Artificiale a persone e aziende, in un intervento ad AI Talk Health, il primo convegno digitale di AIxIA, l’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale, interamente dedicato all’IA applicata al mondo sanitario e farmaceutico.
Cinque sono le grandi tendenze che stiamo già osservando e riguardano l’invecchiamento della popolazione. Nel 2060 una persona su tre avrà più di 65 anni, con il conseguente passaggio da un utilizzo preventivo e una gestione continua e di lungo periodo del sistema sanitario. Ci sarà un maggiore impatto sulle risorse e sull’utilizzo del sistema sanitario, con maggiori oneri finanziari al quale però si contrappone la carenza di personale specializzato. Più forte sarà la domanda e minore sarà la capacità di soddisfare l’offerta.
L’OMS stima che da qui al 2030 la carenza di personale adeguato per i sistemi sanitari sarà di circa 18 milioni di persone. Altro megatrend, già molto visibile, è quello relativo al cambiamento climatico che aumenterà l’accesso al sistema sanitario a causa delle conseguenze di eventi catastrofici, possibili nuove pandemie, perdita della biodiversità e altri fenomeni. Queste tendenze si sviluppano però in un contesto di crescente digitalizzazione che può portare grande aiuto alla Sanità.
La forza della ricerca europea
Sono già partiti grandi investimenti nel settore, con l’Intelligenza Artificiale applicata alla Sanità in primo piano. Stati Uniti e Cina sono protagonisti, mentre l’Europa dal punto di vista degli investimenti sconta un certo ritardo.
Causa pandemia, l’Healthcare-Pharma a livello mondiale ha registrato il maggior incremento degli investimenti (44%), con gli Stati Uniti al primo posto per il numero di aziende che operano nell’I.A e per il volume di investimenti dei venture capital nel settore. La Cina vanta il primato per il numero dei player e per il numero di pazienti AI Health, il che significa che le applicazioni pratiche stanno progredendo.
In questa classifica l’Europa ha qualcosa da dire. Quello che rappresenta il punto di forza del Vecchio Continente è però la ricerca, dove l’Europa si trova al secondo posto dietro la Cina in linea con gli USA. La differenza la fanno gli investimenti pubblici molto più sviluppati nell’UE.
La creazione dell’Hadea
A livello comunitario i progetti non mancano, come racconta Emanuela Girardi. “Si tratta di iniziative sviluppate attraverso il programma Horizon che conta 146 progetti in totale che hanno previsto fondi crescenti da dieci fino a cento milioni di euro”.
Negli ultimi due-tre anni c’è stata un’accelerazione di iniziative e oggi la Spagna guida la classifica con 28 progetti, seguita dai 26 della Germania e 12 per UK e Italia.
Per l’Europa però il problema è il trasferimento tecnologico, passare dalla ricerca al Servizio Sanitario. Secondo Girardi sono cinque le sfide da affrontare e riguardano: la frammentazione delle iniziative, la costruzione di una massa critica con grandi progetti e la messa a disposizione dei dati fondamentali per lo sviluppo dell’AI. A questo proposito è stata presentata a febbraio 2020 una strategia europea dei dati ancora in via di realizzazione.
Oltre ai dati servono poi standard di interoperabilità e luoghi per fare incontrare ricerca e industria in un contesto di regolamentazione equilibrata.
L’iniziativa più interessante è sicuramente Eu Health, un piano di investimenti lungo l’arco 2021-2027 presentato a inizio di quest’anno che prevede 4,7 miliardi di euro con quattro obiettivi: migliorare e promuovere la salute cittadini, proteggere le persone da minacce per la salute a carattere transfrontaliero, migliorare disponibilità e accessibilità per i medicinali e dispositivi medici e rafforzare sistemi sanitari, rendendoli resilienti e condividendo i dati.
All’interno del piano è stata istituita l’Hadea, un’agenzia che dovrà occuparsi di sicurezza alimentare, salute delle persone, degli animali e delle piante lungo l’intera filiera alimentare e migliore formazione per rendere più sicuri gli alimenti. Dal 2021 al 2023 avrà anche una dotazione aggiuntiva pari a 1,6 miliardi di euro per azioni che fanno parte della componente “Digitale e Salute” del programma Horizon.
“Creare un’agenzia – osserva la Founder di Pop AI – significa dare priorità strategica alla salute e al digitale all’interno dei programmi europei”. Altre iniziative cercano poi di favorire il mercato dei dati, la creazione di luoghi per l’incontro fra ricerca e industria e il varo di una regolamentazione.
Il Data Act che sarà presentato entro un paio di mesi avrà il compito di favorire la creazione di un singolo mercato dei dati con i digital innovation hub che funzioneranno da luoghi di incontro.
“Tutto questo deve essere fatto in un contesto di regolamentazione equilibrata che da una parte tuteli i diritti dei cittadini europei e dall’altra sia in grado di favorire un’innovazione consapevole e sicura”.
L’Europa alla fine di quest’anno è stata la prima al mondo a presentare una regolamentazione per l’utilizzo e lo sviluppo dei sistemi I.A con un approccio basato sui livello di rischio che questi sistemi possono avere sulla salute e sui diritti delle persone.
Avere un quadro normativo equilibrato è importante perché favorisce l’innovazione e non mette a rischio la popolazione ed è un passo importante per la costruzione di una strategia unica europea che rappresenta l’obiettivo del futuro.