SimgLab della Società italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie è l’ultimo nato fra i centri dedicati alla simulazione in medicina. Uno spazio che vuole garantire un approccio quanto più realistico e innovativo che porti a una formazione che sia preparazione ed esercizio professionale. Il centro è attrezzato con robot, manichini ad alta fedeltà, software procedurali, realtà aumentata che ricreano situazioni, ambienti, patologie, interventi, simulandoli in scenari realistici allo scopo di insegnare procedure diagnostiche e terapeutiche, ripetere processi e concetti medici, assumere decisioni da parte di un professionista della sanità o di un team di professionisti.

Imparare la pratica medica richiede tempo ed esperienza – sottolinea Claudio Cricelli, Presidente Simg. Questo percorso si può abbreviare notevolmente con strumenti che simulano i pazienti con determinati sintomi, caratteristiche, diagnosi. La simulazione accelera la formazione e illustra quadri clinici meno frequenti, permettendo ai medici in formazione di imparare sia attività basilari che complesse”.

Si sbaglia, ma sul manichino

Il motto della medicina di simulazione è fare per sbagliare e sbagliare per imparare – aggiunge Cricelli. – Questo processo è possibile con gli interventi effettuati non su persone fisiche, ma con pazienti virtuali che hanno tutte le caratteristiche del paziente vero. Il medico con la simulazione può migliorare le proprie competenze, sia a un livello basico, sia in alcuni interventi di secondo livello, che permettono alla Medicina Generale di farle assumere un ruolo più rilevante nel SSN. Il centro fiorentino è un esempio della diffusione di questo tipo di strutture che permettono di sviluppare la medicina di simulazione oggetto di un tavolo di lavoro tecnico istituito presso il Ministero della Salute. Il tavolo è dedicato alla promozione della simulazione in ambito sanitario attraverso ricerca e formazione, volto al miglioramento delle attività operative e tecniche nonché delle capacità comunicative degli operatori sanitari.

Altro esempio viene da Trieste dove qualche mese fa è stata inaugurata una struttura che prevede quattro sale di simulazione collegate da tre sale regia con quattro manichini a grandezza naturale (due modelli adulti e due per l’età pediatrica) che mimano perfettamente il funzionamento e le reazioni del corpo umano a interventi medici, chirurgici e farmacologici, un tavolo anatomico digitale per autopsie virtuali, un dispositivo avanzato di simulazione per ecografie e altri due per l’auscultazione cardio polmonare.

È la dotazione del Centro di Simulazione Medica e Addestramento Avanzato (CSMAA) dell’Università di Trieste, che si candida a diventare riferimento del settore per il Centro-Sud Europa. Il Centro è allestito in una palazzina di 400mq, progettata e costruita nel comprensorio dell’Ospedale Cattinara ed è dotato di un sistema di ultima generazione Learning Space Cae che permette di registrare le sessioni di simulazione e di rivederle in streaming o in debriefing, oltre alla possibilità di salvare le performance degli studenti e monitorare i loro progressi nel tempo. È inoltre possibile creare la Voice of God, la diffusione nei diversi laboratori della voce degli istruttori che, dalle sale regia, potranno guidare gli allievi.

Quello di Trieste è forse il più avanzato, ma non l’unico centro italiano per la simulazione. Altri sono sparsi per la Penisola a testimoniare l’importanza che, insieme alla necessità di rinnovamento e innovazione del Sistema Sanitario Nazionale, ha la simulazione. Una realtà consolidata nella formazione del primo soccorso, come l’Italian Resuscitation Council conta più di 350 centri di formazione presenti su tutto il territorio con 150.000 operatori di varie discipline che rilasciano diplomi riconosciuti in Europa.

Alto rischio a bassa frequenza

Questi centri possono avvalersi di attrezzature sempre più avanzate come Victoria, un robot che può partorire. Nel senso che viene pubblicizzato come “il simulatore di parto più realistico del mondo”. Victoria include diversi programmi per simulare situazioni che possono verificarsi durante la gravidanza, tra cui un’embolia di liquido amniotico o il distacco della placenta. L’obiettivo è di mettere gli operatori in un “ambiente ad alto rischio a bassa frequenza“.  Victoria è un prodotto di Gaumard Scientific, una società che sviluppa simulatori di pazienti su cui i medici possono praticare iniezioni intramuscolari, misurazioni di glucosio, cateterismi urinari e una varietà di interventi e procedure. “Potresti avere un parto complicato solo una volta ogni due anni o giù di lì, ma quando succede, è vitale essere preparati”, racconta Jim Archetto, Vicepresidente dell’azienda. I simulatori sono proposti anche con diverse modalità di pelle da quella chiara a quella più scura. Il robot di Gaumard non è l’unico in circolazione.

In questo settore infatti la tecnologia gioca un ruolo fondamentale e la domanda crescente di manichini e simulatori avanzati ha stimolato l’offerta, ora in grado di simulare le più svariate caratteristiche fisiologiche e patologiche degli esseri umani. Nelle versioni più tecnologiche il manichino, con tanto di iPad, possiede una serie di funzionalità come respirazione spontanea, pressione sanguigna, pulsazioni carotidee e femorali, suoni cardiaci e polmonari e permette la simulazione di procedure come l’interpretazione dell’ECG, defibrillazione, cardioversione, cateterizzazione e infusione, trattamento dello pneumotorace tensivo, inserimento del tubo toracico con drenaggio simulato e gestione delle vie aeree avanzata e difficoltosa.

La testa può consentire la gestione delle vie aeree, presenta lingua edematosa, laringospasmo, cricotiroidotomia, denti fratturabili ed è compatibile con tubo laringeo, tubo endotracheale. È possibile anche avere un braccio per la misurazione della pressione arteriosa.

Altre tipologie comprendono la testa intubabile, torace defibrillabile, braccio con accesso venoso, Il dispositivo compatibile per la gestione delle vie aeree include inserimento di tubo endotracheale, otturatore esofageo, lume faringo-tracheale, maschera laringea, tubo gastrico esofageo. Esistono anche modelli pediatrici con un manichino lattante di nove mesi  che comprende una gamba con accesso intraosseo, siti periferici per accesso venoso su mano e piede, siti per iniezioni intramuscolari e sottocutanee, inserimento del tubo endotracheale e della maschera laringea, posizionamento del sondino naso-gastrico con serbatoio per i fluidi e altre funzionalità.

Il decalogo

Gli studenti possono fare pratica su tecniche e abilità particolari. È il caso del manichino per blocco anestetico del nervo e terapia antalgica, che rappresenta un valido supporto per insegnare e addestrarsi all’inserzione eco-guidata dell’ago nei blocchi anestetici dei nervi, del simulatore didattico per l’accesso vascolare eco-guidato e del torso Chester Chest per esercitarsi nell’esecuzione di catetere venoso centrale. Altre versioni riguardano la simulazione infermieristica, con il braccio adulto per endovenosa, lo stetoscopio da addestramento utilizzabile su manichini e pazienti standardizzati, la gestione dei traumi con i manichini che comprendono un sistema di sanguinamento.

La frontiera è rappresentata dai simulatori di realtà virtuale o realtà aumentata che, come spiega il libro “Comprehensive Healthcare Simulation: Operations, Technology, and Innovative Practice”, permettono la creazione di ambienti per trasportare gli studenti in contesti educativi diversi dal mondo che lo studente sta attualmente occupando.

Questo è ideale per i programmi educativi che possono avere un accesso limitato alla simulazione o alle aree di cura dei pazienti. Entrambe le metodologie abbassano il costo delle risorse delle attrezzature di trattamento ausiliarie, mentre forniscono un’interazione potenzialmente dinamica con il paziente che può adattarsi in base alle prestazioni dello studente.

La validità della simulazione è ribadita nel documento programmatico della Società Italiana di Simulazione in Medicina che propone anche un decalogo che al primo punto chiede che la simulazione sia integrata in tutti i programmi di inserimento dei professionisti della salute in tutte le tappe del proprio percorso educazionale e formativo. “Un obiettivo etico dovrebbe essere prioritario: mai la prima volta su un paziente”.