Software ospedalieri, troppo lenti e farraginosi
I software informatici utilizzati quotidianamente nei reparti degli ospedali, aiutano il lavoro medico o lo rallentano?
Sono programmi informatici pensati per i medici e con i medici, o sono estranei alla realtà del lavoro sanitario?
Sono alcune delle domande che Anaoo Piemonte, il sindacato dei medici e della dirigenza sanitaria più rappresentativo a livello nazionale con oltre 21.000 iscritti, ha posto in un sondaggio che ha avuto risposte chiare. Secondo i medici, soprattutto ospedalieri i software sono lenti, farraginosi e non compatibili.
“I clinici vorrebbero visitare, operare, curare e non occupare tempo in quella che viene percepita come attività burocratica – spiega Chiara Rivetti, segretaria regionale Anaao –. Quando i software sono lenti, le procedure informatiche indaginose e ripetitive, l’insoddisfazione cresce. E cresce ancor di più considerandone i prezzi proibitivi di acquisto e di gestione. Non a caso il carico di lavoro burocratico è citato tra le maggiori cause di burn out”.
I medici si adattano al software
All’indagine hanno risposto 227 medici ospedalieri e dirigenti sanitari che nel 63,2% dei casi sono totalmente o per molti aspetti insoddisfatti del software di gestione dei pazienti. Per l’83% questi programmi addirittura rallentano l’attività clinica.
Un rallentamento che il 42% considera quotidiano con evidenti ripercussioni sulle loro attività. Anche il supporto tecnico non è di grande aiuto. Se il 22% lo considera buono, il 41% lo boccia anche perché si tratta di strumenti considerati troppo rigidi che costringono i medici ad adattarsi al software e non viceversa.
Come succede spesso nella Pubblica Amministrazione, anche negli Ospedali abbondano software differenti. Per l’83,6% dei medici i software in uso in ciascun reparto sono più di uno: c’è quello per gli esami di laboratorio, quelli radiologici, per i pazienti ricoverati, ambulatoriali e di pronto soccorso.
Una varietà di programmi informatici che vogliono dire password differenti, nuove piattaforme e differenti logiche di sistema. In più i software per il 72% degli intervistati non si parlano, non dialogano fra loro.
Manca la consulenza nella realizzazione
Il problema, secondo Anaoo, è che questi software sono stati imposti dall’alto e non realizzati con la consulenza dei medici che non hanno potuto dire la loro in fase di progettazione. Quando invece questo coinvolgimento c’è stato la situazione cambia perché il grado di soddisfazione passa dal 13,6% al 44% e giudizi negativi vanno in picchiata passando dal 63,2% al 22%.
“Preoccupa infine – aggiunge Rivetti – che il 73% di chi ha risposto ritenga che il malfunzionamento dei software causi un rallentamento del lavoro del medico e di maggiore permanenza in ospedale. È inutile sottolineare come, in periodi di carenza di personale e liste d’attesa da recuperare, il tempo dei medici sia prezioso e dovrebbe essere utilizzato meglio”.
In più la quasi totalità degli intervistati, il 96%, è convinta che la scarsa efficienza dei sistemi informatici contribuisca allo stress lavoro correlato: “Quindi, probabilmente, è una delle cause che induce un medico ospedaliero piemontese al giorno a dimettersi dall’ospedale per cercare differenti opportunità di lavoro”.