Il settore sanitario non è indenne dall’aumento di interesse verso l’intelligenza artificiale. Per una gran parte del personale sanitario italiano, certificano i dati dell’Osservatorio sulla sanità digitale del Politecnico di Milano.  l’Ai potrà essere un valido supporto per le proprie attività.

Secondo il 72% degli specialisti e il 70% dei Mmg la nuova tecnologia potrà rafforzare le capacità di accuratezza e personalizzazione delle cure. Per il 55% degli specialisti e il 66% dei Mmg potrà rendere più sostenibili le attività di monitoraggio di un elevato numero di pazienti cronici.

Anche i pazienti vedono con favore l’utilizzo dell’Ai. Sei pazienti su dieci (62%), coinvolti nella ricerca dichiarano che, se usata con prudenza, l’Ai possa portare più benefici che rischi e che possa aiutare il medico nel prendere decisioni più precise e rapide (58%).

Le preoccupazioni dei medici sulla IA

Tra le preoccupazioni dei medici, invece, emerge il rischio che l’automatizzazione di alcune attività possa condurre a errori (55% degli specialisti e 59% dei Mmg) e che la sua introduzione nella pratica clinica possa diminuire il valore del giudizio clinico basato sull’esperienza professionale (53% e 56%).

Il 29% degli specialisti, il 34% degli infermieri e ben due terzi dei Mmg ha utilizzato soluzioni di Ai generativa per ricercare informazioni scientifiche. Fra i pazienti il 22% degli italiani ha utilizzato ChatGPT almeno una volta nell’ultimo anno, il 23% di questi l’ha usato per cercare informazioni su prevenzione e stili di vita, il 19% su problemi di salute e il 15% su farmaci e terapie. Nel 40% dei casi l’utente che si è rivolto a ChatGPT in cerca di informazioni sulla salute afferma che le informazioni trovate hanno consentito di ridurre le comunicazioni con il medico.

Un comportamento, questo, che può essere pericoloso perché va nel senso di una sanità fai-da-te, mentre il corretto comportamento prevede la combinazione fra informazioni autonome del paziente e l’interazione con il medico.

Medici, solo il 14% è scettico sui benefici della IA

Il personale medico utilizza l’Ia soprattutto per cercare informazioni scientifiche (29%), mentre per il 10% è uno strumento di supporto alla produzione di referti, alla decisione di scelte di diagnosi, elaborazione di piani di cura personalizzati, supporto alle decisioni sulla prevenzione, e al triage. Per i medici dall’intelligenza artificiale arrivano al momento più benefici che rischi.

Una valutazione che non esclude le possibili criticità della tecnologia che comprendono gli errori per l’automazione delle attività, la riduzione valore del giudizio basato sull’esperienza e l’appiattimento del lavoro.

L’Osservatorio ha diviso i medici in tre cluster: Entusiasti (45%) che considerano i benefici molto rilevanti e rischi limitati, Realisti (41%) convinti che i benefici siano molto rilevanti ma anche i rischi e gli Scettici (14%) secondo i quali i benefici sono scarsi e i rischi elevati.

Questi cluster – sottolinea il rapporto dell’ateneo milanese – hanno adozioni diverse rispetto all’Ia generativa sulle diverse funzionalità quindi con gli entusiasti che hanno utilizzo superiore rispetto agli altri. I realisti portano avanti il messaggio mentre gli entusiasti rischiano di commettere errori”.

In tutti i casi si naviga in un contesto incerto con l’Ia che ha avuto corsa veloce negli ultimi anni e normative e linee guida che inseguono, L’ultima di questa raccomandazioni è arrivata dall’Oms che specifica come utilizzare i Llm, base dell’Ia generativa, con oltre quaranta indicazioni per governi, fornitori e chi la utilizza.