Il crescente entusiasmo rispetto all’utilità dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie in generale nella sanità non cancella per qualcuno i dubbi sulla convenienza del loro utilizzo. Sembra strano ma crediamo sia importante segnalare anche chi coltiva il dubbio utile anche per calibrare con accortezza le mosse evitando di creare false speranze.

Medical Futurist, che sulle nuove tecnologie prospera e non può essere accusato di avere una visione di retroguardia, segnala l’opinione di Gary Marcus, docente di psicologia e scienze neurali all’università di New York e imprenditore nel campo dell’Ia che già da tempo coltiva il dubbio sull’intelligenza artificiale.

La mia più grande preoccupazione in questo momento è che c’è molta tecnologia che non è molto ben regolamentata, come i motori di ricerca di chat che potrebbero dare consigli medici alle persone”, ha affermato a Digital Future Daily aggiungendo che non ci sono sistemi in atto, ha detto, per monitorare come queste nuove tecnologie vengono utilizzate e valutare se stanno causando danni.

Marcus è convinto che il futuro della medicina coinvolga la medicina personalizzata fornita dall’IA. Ma vuole anche vedere la prova che funziona. “Abbiamo bisogno di avere dati clinici reali“, ha detto. E gli studi sistematici devono rispondere alle domande chiave prima di scatenare questa tecnologia sul pubblico: “Quanto bene funzionano queste cose? In quali contesti funzionano? Quando non funzionano?”.

L’esempio è Watson di IBM che avrebbe dovuto rivoluzionare il campo dell’assistenza sanitaria e alla fine, secondo Marcus, ha fallito: “Watson non era un sistema di intelligenza artificiale di uso generale che, ad esempio, poteva leggere la letteratura medica con comprensione“. Watson era come uno strumento di ricerca sugli steroidi, prosegue Marcus, bravo a trovare informazioni rilevanti per un argomento specifico. Quando i medici diagnosticano qualcuno stanno prendendo ciò che conoscono sul singolo paziente insieme alla letteratura medica e alla biologia molecolare esistenti e cercando di trovare una soluzione.“Ciò richiede un sofisticato livello di ragionamento e Watson non era in grado di farlo perché non era un motore di ragionamento”.

Altri dubbi arrivano da uno studio dell’OMS pubblicato su The Lancet dal titolo The global effect of digital health technologies on health workers’ competencies and health workplace: an umbrella review of systematic reviews and lexical-based and sentence-based meta-analysis.

Lo studio ha coinvolto esperti di Brasile, Danimarca, Germania, India e Stati Uniti d’America, dell’Oms/Europa, ed è consistito nella revisione di 123 studi pubblicati con dati relativi a circa 250.000 operatori sanitari a livello globale. A dispetto di quello che si potrebbe pensare gli autori non sono così sicuri dei benefici effetti delle nuove tecnologie.

Le ricerche pubblicate fino a oggi, sostengono gli autori, suggeriscono che queste tecnologie hanno ottenuto una più ampia positiva accoglienza tra gli operatori sanitari per la disponibilità ad accedere alle informazioni o al supporto di specialisti di alto livello, il miglioramento delle comunicazioni e la riduzione dei costi operativi.

Questi risultati però non sono considerati definitivi, anzi vengono definiti controversi tanto da concludere che il contributo dei Dht alla sanità “è ancora indefinito”. A causa della rapida creazione e implementazione di questi interventi, diversi studi hanno valutato il rapporto costo-efficacia e l’effetto dei Dht sulle prestazioni, la sicurezza degli operatori sanitari e l’utilità percepita.

Anche tra le analisi basate sull’evidenza, però, queste revisioni mostrano un’efficacia o un beneficio incoerente in termini di costi. Obiettivo dello studio quindi è stato di raccogliere, analizzare e verificare gli effetti di queste soluzioni digitali sulle prestazioni degli operatori e sulle competenze professionali degli operatori sanitari, nonché sulla semplificazione.

Tecnologie sotto la lente

L’analisi ha preso in esame le varie tecnologie a partire da telemedicina, telesalute, telemonitoraggio e tecnologie di monitoraggio remoto. Numerose revisioni hanno suggerito che l’uso di queste tecnologie migliora processi decisionali ed erogazione dell’assistenza con alti tassi di soddisfazione tra gli operatori sanitari. Inoltre, prosegue l’indagine, queste tecnologie consentono di identificare più rapidamente nuovi problemi clinici.

Le revisioni hanno anche evidenziato che la telemedicina potrebbe espandere conoscenze e migliorare l’efficienza e le metriche di prestazione oltre a essere utilizzata per interventi terapeutici e facilitare formazione e reclutamento degli operatori sanitari. Però “abbiamo anche riconosciuto che la telemedicina potrebbe però aumentare il carico di lavoro e il burnout degli operatori sanitari”, non un dettaglio in tempi come questi.

Le tecnologie sanitarie mobili sono ritenute utili soprattutto per la comunicazione interprofessionale, il reperimento di informazioni e lo scambio di conoscenze. Il loro utilizzo è associato a un migliore accesso all’assistenza e alla sua qualità. Questo tipo di tecnologia ha migliorato le prestazioni tecniche oltre alla precisione ed efficacia degli operatori.

Tra gli utenti le tecnologie mobili sono state associate ad alti tassi di soddisfazione, a una migliore gestione e pratica clinica con risposte più rapide a problemi o emergenze di carattere sanitario, l’utilizzo per le emergenze e la facilitazione del processo decisionale. Altre risposte hanno indicato il miglioramento delle capacità degli operatori, fiducia in se stessi e miglioramento delle competenze personali. Poi ci sono anche valutazioni positive per una migliore raccolta e acquisizione di dati, la maggiore aderenza ai regimi e protocolli di trattamento e una migliore informazione sul trattamento.

Cartelle cliniche elettroniche o sistemi sanitari elettronici. Questi sistemi hanno dimostrato di migliorare diverse metriche relative al lavoro degli operatori sanitari, tra cui la gestione e la pratica clinica, la raccolta e la documentazione dei dati, la riduzione degli errori di documentazione, registrazione rapida dei dati rilevanti per il paziente, il miglioramento dell’accesso a informazioni di qualità e le prestazioni professionali.

Gli operatori sanitari hanno rilevato che la comunicazione interprofessionale è migliorata in seguito all’implementazione di sistemi di documentazione elettronica grazie a un migliore coordinamento tra i turni, grazie a un sistema meglio coordinato in cui tutti gli operatori possono essere facilmente raggiungibili.

Nel complesso, l’accettazione e la soddisfazione dei sistemi di documentazione elettronica sono risultati elevati da parte degli operatori sanitari, soprattutto grazie al miglioramento della qualità delle cure e della sicurezza dei pazienti. Apprezzata anche la riduzione dei tempi di documentazione. In questo caso però c’è anche l’aumento del carico di lavoro e di documentazione e differenze di opinioni fra le varie figure. Per esempio i medici di medicina interna tendono a valutare l’usabilità delle cartelle cliniche elettroniche più di medici di famiglia, radiologi e chirurghi. Inoltre, l’uso dipende anche dalla formazione fatta dai medici.

I sistemi di supporto alle decisioni cliniche hanno notevolmente migliorato e ottimizzato il comportamento clinico, le prestazioni, le conoscenze e le convinzioni professionali, oltre a migliorare l’erogazione delle cure. Inoltre, l’integrazione dei sistemi di supporto alle decisioni con i processi di assistenza sanitaria ha responsabilizzato gli operatori nel prendere decisioni, ha incrementato l’aderenza a linee guida e protocolli clinici.

Conflitti, sottolinea lo studio, potrebbero verificarsi quando le conoscenze specialistiche degli operatori sanitari entrano in conflitto con le raccomandazioni del sistema. Tuttavia ci sono opinioni contrastanti riguardo il rapporto costo-efficacia dei sistemi di supporto alle decisioni cliniche considerato positivo da alcuni e inconcludente da altri.

Intelligenza artificiale. In questo caso i risultati più importanti sono stati il miglioramento dell’erogazione delle cure e la pratica clinica migliorata grazie a una migliore raccolta dell’anamnesi oltre al miglioramento della comunicazione professionale e un alto tasso di accettazione e di soddisfazione per questo tipo di tecnologia.

A dispetto di numerosi pareri positivi le conclusioni dello studio parlano di una “moderata evidenza” sulla influenza positiva delle tecnologie digitali sulle prestazioni degli operatori sanitari, salute mentale, gestione clinica e caratteristiche associate all’accesso alle cure. “Inoltre, esiste una bassissima certezza che i Dht diminuiscano i costi diretti e indiretti, che di conseguenza potrebbero ridurre la spesa del governo o del settore privato”. Altri studi maggiormente strutturati sono ritenuti necessari.