5 criteri per valutare la maturità del vostro portafoglio digitale

maturità portafoglio digitale
Le aziende high-tech e le società di software sono altamente digitalizzate per natura. Tuttavia, diversi settori stanno affrontando un percorso di trasformazione, che include l'abilitazione digitale di portafogli di prodotti e servizi rivolti ai clienti. Ecco come misurare il livello attuale e gli obiettivi futuri

Le motivazioni per digitalizzare le soluzioni rivolte ai clienti variano, ma spesso sono sia push che pull: una spinta da parte dell’organizzazione per aumentare i ricavi, ottenere un vantaggio competitivo e differenziare ulteriormente prodotti e servizi, e un’attrazione da parte del mercato alla ricerca delle ultime tecnologie come AI/ML, AR/VR e digital twin per vantaggi aziendali immediati.

Da un sondaggio condotto dalla società di servizi professionali WGI e dal gruppo Global Leaders in Construction Management (GLCM) della Columbia University, che ha coinvolto oltre 570 utenti finali, emerge che le tendenze tecnologiche che avranno il maggiore impatto aziendale sul settore delle infrastrutture nel 2023 sono intelligenza artificiale e machine learning (citati dal 32% degli intervistati), realtà virtuale e aumentata (13%), stampa 3D (12%).

Per definire gli obiettivi e misurare i progressi è opportuno valutare lo stato attuale del portafoglio digitale in termini di quanto sia abilitato digitalmente oggi, nonché definire la visione futura in termini di ambizione digitale dell’organizzazione. La visione futura potrebbe essere “diventare digitale al 100%” o un obiettivo numericamente inferiore e più pratico, basato sul mix di prodotti e servizi forniti.

Se prendiamo come esempio il settore dell’architettura, dell’ingegneria e delle costruzioni (AEC), il livello di digitalizzazione chiaramente varia a seconda della divisione o del dipartimento. Dal momento che si occupa dell’acquisizione di dati ad alta tecnologia, tramite LiDAR, fotogrammetria e altri mezzi, la divisione geospaziale sarà probabilmente più abilitata digitalmente nel suo stato attuale rispetto ad altre divisioni e potrebbe avere un forte appetito (anche da parte del cliente) per ulteriore digitalizzazione.

Quando si pensa alla strategia e alla maturità del portafoglio digitale, alcune domande comuni del team dirigenziale senior possono includere:

  • quale percentuale del nostro portafoglio è abilitata digitalmente oggi?
  • con quale frequenza aggiorniamo il nostro portafoglio e introduciamo nuovi prodotti e servizi?
  • quale percentuale del nostro portafoglio sfrutta l’analisi dei dati per migliorare il processo decisionale e monetizzare i nostri dati?
  • qual è la percentuale del nostro portafoglio che sfrutta l’automazione, l’intelligenza artificiale e il machine learning per snellire il sistema e fornire insight intelligenti?
  • quale percentuale del nostro portafoglio viene fornita in un modello SaaS per i ricavi annuali?

Per valutare lo stato attuale, pianificare la visione futura e raggiungere i risultati stabiliti, ecco cinque criteri per misurare il livello di maturità del portafoglio digitale.

Percentuale di abilitazione digitale. La percentuale del portafoglio che è abilitata digitalmente e come definirla dipende dall’azienda e dal CIO. Un approccio consiste nell’includere tutto ciò che è digitale per oltre il 50% in termini di processo complessivo, flusso di lavoro o offerta di servizi in esame. In questo caso, potrebbero esserci ancora elementi manuali, ma almeno la metà del processo è automatizzata.

Percentuale di frequenza di aggiornamento. E’ a percentuale del portafoglio rivolto ai clienti che è stata introdotta negli ultimi tre o cinque anni ed è anche nota come “vitality index”. Fornisce un’idea di come l’azienda sta mantenendo aggiornato il suo portafoglio con le richieste del mercato. Questo è prezioso perché dà un’idea di nuovi prodotti e servizi, oltre ai servizi esistenti che diventano abilitati digitalmente.

Percentuale d’uso degli analytics. La percentuale del portafoglio che sfrutta l’analisi dei dati per migliorare i processi interni e il processo decisionale o per aiutare a monetizzare ulteriormente i dati dal punto di vista del cliente. Questo è prezioso perché permette di ottimizzare la strategia sui dati e applicare l’analisi per migliorare ulteriormente il suo impatto sul business e il valore economico delle iniziative.

Percentuale d’uso di automazione, AI e ML. La percentuale del portafoglio che sfrutta l’automazione, l’intelligenza artificiale e il machine learning per migliorare l’efficienza e fornire insight intelligenti. Man mano che AI ​​e ML vengono incorporati nella maggior parte delle applicazioni software, questa percentuale aumenterà naturalmente nel tempo anche senza uno sforzo concertato. Ma è importante considerare dove i prodotti e servizi digitali possono trarre vantaggio dall’ampio spettro di tecnologie di automazione, AI e ML per differenziare ulteriormente il portafoglio.

Percentuale di abilitazione SaaS. La percentuale del portafoglio che è abilitato software-as-a-service in termini di fornitura nel cloud e, nel caso di offerte per i clienti, monetizzato tramite un modello di business basato su abbonamento. In settori come AEC, dove la maggior parte del lavoro viene ancora svolto progetto per progetto, le offerte di servizi abilitati SaaS possono aumentare notevolmente le entrate tramite un modello di rendita annuale.

Un ottimo modo per iniziare è chiedere a divisioni e dipartimenti di fare una autovalutazione delle loro percentuali attuali e quindi determinare dove vorrebbero essere nel 2025 o oltre in base alla strategia digitale dell’azienda. Assicuratevi di condurre la valutazione a un livello granulare e di esaminare le singole offerte di servizi al di sotto di ogni linea di servizio.

Le percentuali esatte degli obiettivi per la visione futura varieranno a seconda del settore e della divisione e dipenderanno anche dal punto di partenza, dalle attuali competenze e maturità digitali della vostra organizzazione, oltre che dall’ambizione digitale. Mentre l’azienda fissa i suoi obiettivi per il 2025 e oltre, il vostro compito è stabilire obiettivi per questi indicatori e monitorare i progressi anno dopo anno. Questo è prezioso per trasformare digitalmente il portafoglio di prodotti e servizi in modo che abbia un impatto sulle entrate e sui profitti netti.

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TIM rende la divisione Enterprise più agile e integrata

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Riorganizzata la business unit che segue i grandi clienti e la Pubblica Amministrazione con l’obiettivo di valorizzare gli asset inerenti a connettività, cloud, IoT e cyber security per avere un ruolo da protagonisti della digitalizzazione del Paese

TIM riorganizza la business unit TIM Enterprise dedicata alla Pubblica Amministrazione e ai grandi clienti che è guidata da Elio Schiavo, Chief Enterprise & Innovative Solutions Officer del Gruppo. L’obiettivo di questa mossa strategica è valorizzare pienamente tutti gli asset di riferimento relativi a connettività, cloud, IoT e cyber security.

Nuove sinergie e un modello più agile

Questa nuova organizzazione, che rientra nel processo di societarizzazione annunciato in occasione del Capital Market Day del luglio scorso e approvato dal Consiglio di Amministrazione a novembre, dovrebbe portare importanti sinergie, indispensabili per rendere la business unit ancora più veloce ed efficiente nella progettazione e vendita dei servizi ICT e professionali.

Attraverso una nota, TIM fa sapere che TIM Enterprise acquisisce “un modello operativo più agile e integrato per massimizzare i benefici derivanti dall’organizzazione”. La business unit comprende oggi oltre 5.000 persone, la più capillare rete di vendita sul territorio nazionale e 16 Data Center costruiti secondo i più alti standard di sicurezza, efficienza e sostenibilità.

Sono queste le armi che intende usare TIM Enterprise per accompagnare la trasformazione digitale del sistema imprenditoriale italiano e della Pubblica Amministrazione, attraverso un’offerta end-to-end unica e distintiva.

Protagonisti della digitalizzazione del Paese

“Siamo la piattaforma ICT più grande d’Italia e vogliamo consolidare la nostra leadership in tutti i comparti di mercato in cui operiamo – ha commentato Elio Schiavo – Tenere tutte le nostre persone intorno a un unico progetto ci permetterà di cogliere enormi opportunità e diventare protagonisti del processo di digitalizzazione del sistema Paese”.

Nel corso del 2022, TIM Enterprise registrato un incremento dei ricavi totali e da servizi, rispettivamente, dell’8% e dell’11% rispetto all’anno precedente. A trainare la performance sono stati i servizi cloud, security e IoT. Il piano industriale 2023-2025 di Gruppo prevede per TIM Enterprise una crescita superiore al mercato di riferimento, con un CAGR dei ricavi pari al 6% in orizzonte di piano.

La proposta non soddisfa, KKR deve migliorarla

La notizia della riorganizzazione arriva a pochi giorni di distanza dalla comunicazione con cui il Consiglio di Amministrazione di TIM ha reso noto di ritenere che la proposta di acquisto non vincolante presentata da KKR lo scorso primo febbraio 2023 (la “NBO”) non rifletta pienamente il valore dell’asset e le aspettative della stessa TIM.

Ricordiamo che l’offerta fatta da KKR riguarda l’acquisto di una partecipazione in una società in via di costituzione a cui farebbe sostanzialmente capo il perimetro gestionale e infrastrutturale della rete fissa, inclusi gli asset e le attività di FiberCop, nonché la partecipazione in Sparkle.

Il Consiglio di Amministrazione ha esaminato il contenuto della NBO e anche della lettera di proroga di KKR pervenuta il 21 febbraio 2023 a fronte di una richiesta del Governo di disporre di ulteriori quattro settimane per effettuare un’analisi congiunta degli aspetti pubblicistici dell’operazione concernenti i poteri esercitabili nel settore dal Governo stesso.

Alla luce delle informazioni ricevute, il Consiglio ha ritenuto che la NBO non riflettesse pienamente il valore dell’asset e le aspettative di TIM, anche in termini di sostenibilità della società risultante dall’operazione. Pertanto, per favorire l’allineamento delle condizioni dell’operazione proposta rispetto al quadro strategico rilevante per TIM, il Consiglio ha deciso rendere disponibile a KKR (ma non in esclusiva) alcuni specifici elementi informativi e di richiedere le ulteriori indicazioni necessarie per comprendere appieno gli assunti e gli economics della proposta.

L’obiettivo è di ricevere un’offerta migliorativa entro il 31 marzo 2023.

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