Archiva Group: nessuno scenario futuro può prescindere dal digitale
Norme, processi e tecnologie. Sono stati questi i temi portanti dell’edizione 2023 dell’evento Change Up che Archiva Group dedica annualmente alla sua business community. Temi di grande attualità in un periodo in cui, come vuole intendere il nome dell’evento, è importante saper cambiare marcia. Ma temi che anche ricadono nell’ambito delle attività dell’azienda che sono basate sullo sviluppo di servizi digitali in outsourcing e per la consulenza specializzata in trasformazione digitale.
Change Up ha visto la partecipazione di oltre duecentocinquanta decisori aziendali e sul palco, a trattare di norme, processi e tecnologie, si sono alternati Layla Pavone, Coordinatrice del Board per l’Innovazione Tecnologica e la Trasformazione Digitale del Comune di Milano; Benedetto Santacroce, Socio fondatore dello Studio Santacroce & Partners, Avvocato Tributarista e Docente Universitario; Carla Masperi, Presidente e Amministratore Delegato SAP Italia; Dario Fabbri, Analista Geopolitico, Direttore del mensile Domino e della scuola di Domino.
La digitalizzazione come attitudine
Ad aprire i lavori è stato Giuliano Marone, Fondatore e Amministratore Delegato di Archiva Group, il quale ha affermato: “La cosa più importante e preziosa al mondo è il tempo e la digitalizzazione, intesa sia come insieme di tecnologie, di processi e come attitudine, è in grado di migliorare la qualità della vita nel momento in cui permette di far risparmiare tempo eliminando tutti quei compiti ripetitivi. Come azienda continueremo a investire nelle persone, nella tecnologia e nei processi”.
Alle parole di Marone hanno fatto eco quelle di Benedetto Santacroce: “Stiamo assistendo alla creazione di un nuovo rapporto preventivo tra fisco e contribuente e questo significa mettere al centro delle politiche delle imprese la gestione del rischio fiscale, con la creazione di un apposito TAX Control Framework (TCF). La gestione deve poi avvenire attraverso il coordinamento delle informazioni inserite sul sistema informativo dell’impresa e sul TCF da tutti i reparti. I dati andrebbero quindi ingegnerizzati e inseriti in un flusso unico, per creare una base singola che rappresenti un’unica fonte di conoscenza. Questa deve essere poi condivisa e accessibile a tutti e nel processo possono essere di supporto tecnologie come il machine learning e l’intelligenza artificiale”.
Il digitale è la base di un paradigma sostenibile
Carla Masperi ha invece evidenziato come il digitale non significhi solo cloud e macchine virtuali ma “ma qualcosa di molto più profondo, di più impattante sui processi di business”. Partendo da questo assunto, Masperi ha focalizzato il suo intervento su due aspetti in particolare: logistica e sostenibilità. “Il mondo ci sta insegnando che il concetto di globalizzazione è finito – ha affermato – La velocità con cui si è spinti a operare oggi ci sta portando a ridisegnare una logistica più di prossimità. Non basta avere la capacità di integrare in tempo reale i propri processi, l’azienda deve pensarsi sempre di più come una piattaforma aperta, in colloquio costante con la propria rete di fornitori. È così che si attiva un go to market più veloce”.
Questo modo di operare consente anche di dimostrare che la propria filiera è sostenibile. “Oggi non c’è innovazione digitale e nemmeno strategia d’impresa che non tenga conto del fatto che un’azienda deve pensarsi in ottica di sostenibilità. Ma non serve solo dichiararlo, occorre dimostrarlo con i dati e con i comportamenti”. E in un periodo in cui c’è carenza di skill, “presentarsi con una strategia di sostenibilità comunicabile e dimostrabile è un modo per attrarre talenti”.
ll vecchio paradigma della profittabilità che prevedeva di portare il prodotto giusto nel momento giusto diventa un paradigma sostenibile perché si ottimizza il percorso per portare il prodotto al consumatore. “Digitale, sostenibilità e profittabilità sono dimensioni che convergono in un’unica direzione”, ha concluso Masperi.
Una chiara legge sul lavoro
Francesco Rotondi ha ripreso il tema della carenza di personale, considerandolo però secondo l’aspetto della legislazione che regola il mercato del lavoro. Ha così evidenziato come i Governi che si sono succeduti nel dopoguerra non abbiano mai puntato su un consolidamento delle norme vigenti, quanto invece su una loro modifica, non consentendo, quindi, di verificarne la validità nel tempo. “In ambito lavorativo – ha sostenuto Rotondi – la legislazione degli ultimi 70 anni è intervenuta solo in base a stimoli emergenziali. Si dovrebbe rivedere l’intero assetto legislativo partendo dal contratto di lavoro, che è antiquato da un punto di vista sia giuridico sia sociale. In questo contesto, il lavoro dovrebbe superare le parti politiche ed essere oggetto di strategie a lungo termine. In questo modo la politica del lavoro non è più legata al governo ma allo Stato”.
La posizione dell’Italia nell’attuale scenario geopolitico
L’intervento conclusivo è stato quello di Dario Fabbri, che ha analizzato l’attuale situazione geopolitica, ipotizzando a quali eventuali sviluppi potrebbe portare. Un’analisi di questo tipo non poteva cha avere come tema centrale il conflitto tra Russia e Ucraina, che Fabbri ha esaminato sia dal punto di vista tattico, dove “la Russia risulta ampiamente vincente”, sia strategico, dove invece “la Russia sta perdendo in modo drammatico”. Principalmente perché “da quando è cominciato il conflitto, la Russia si è quasi totalmente consegnata alla Cina. Così, una delle maggiori potenze mondiali oggi dipende quasi totalmente dagli umori della Repubblica Popolare Cinese. Tuttavia, russi e cinesi non sono alleati, sono solo soci tattici. E il fatto che la Russia sia finita nelle fauci del Dragone è lo sviluppo strategico peggiore della storia di questa guerra”.
Indirettamente, questa situazione pone la guerra in Ucraina su un altro piano: la rivalità tra Stati Uniti e Cina per la supremazia globale. Uno scenario che solo qualche anno fa sarebbe stata pura fantascienza, ma che oggi e realtà.
L’Italia sta tentando di trovare un’adeguata posizione economica in questo conflitto a distanza (prova ne sono i colloqui sia con la Cina sia con gli Stati Uniti che sta avendo la Premier Meloni). Nel contempo, però, ha fatto notare Fabbri, a livello europeo l’Italia deve fare i conti con le decisioni della Germania in tema di ricerca di nuovi mercati e di diversificazione energetica a fronte delle vicende che hanno riguardato il gasdotto russo Nord Stream. Decisioni dalle quali dipenderà il nostro sviluppo industriale, perché “è la stessa Germania il garante per i fondi che arrivano nel nostro Paese tramite il PNRR e non l’Unione europea”.
Un partner strategico per affrontare le nuove sfide
Al termine degli interventi abbiamo incontrato Giuliano Marone con cui abbiamo fatto un po’ il punto della situazione circa l’attività di Archiva Group. L’amministratore delegato dell’azienda si è mostrato molto soddisfatto dei risultati raggiunti e la riprova del gradimento riscosso da Archiva Group presso il mercato la si è avuta dal nutrito numero di aziende della business community presenti all’evento Change Up. Tuttavia, questo è un risultato acquisito e Marone sta guardando al futuro e alle nuove sfide. “Per affrontarle dobbiamo crescere, ma non basta farlo in modo organico – ha dichiarato – Dobbiamo trovare un partner che creda in noi e che sia disposto a investire”. Che si tratti di una fusione o di un’acquisizione, Marone ritiene che aumentare la massa critica in modo sostanziale sia l’unico modo per consentire ad Archiva Group di combattere ad armi pari con una concorrenza che si è fatta molto agguerrita proprio grazie a operazioni di fusioni o acquisizioni. “Noi portiamo in dote oltre 1.500 affezionati clienti – ha sottolineato Marone – Credo sia un buon punto di partenza per avviare una discussione con un nuovo partner strategico”.