Anche per le aziende italiane il 2023 è stato l’anno dell’intelligenza artificiale
Per il secondo anno di fila Amazon Web Services ha condotto la ricerca Unlocking Europe’s AI Potential, che analizza il livello di trasformazione digitale di tutta Europa in relazione agli obiettivi del Decennio Digitale Europeo, il programma sviluppato dall’UE per rendere l’Europa un leader digitale entro il 2030. La ricerca rivela come il 2023 sia stato l’anno dell’IA, con un aumento del 28% del numero di aziende italiane che adottano l’intelligenza artificiale e del 32% in Europa rispetto al 2022. Sebbene l’adozione dell’intelligenza artificiale in Italia sia meno forte che nel resto d’Europa, le aziende italiane che l’hanno implementata hanno assistito a vantaggi significativi, tra cui una maggiore efficienza (88% dei rispondenti) e una semplificazione dell’innovazione aziendale (75%).
Se l’Italia riuscirà a mantenere questo livello di integrazione digitale fino al 2030, potrebbe accrescere l’economia italiana di 329 miliardi di euro, 78 miliardi di euro in più rispetto alle previsioni dello scorso anno.
Scendendo più nel dettaglio, le aziende italiane hanno registrato un forte aumento del tasso di integrazione dell’intelligenza artificiale nel 2023. Il 51% di chi adotta l’IA utilizza LLM o IA generativa e se l’integrazione digitale continuerà in modo continuativo, le imprese italiane saranno sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo fissato dalla Commissione europea, ovvero il 75% di imprese che utilizza l’intelligenza artificiale entro il 2030.
Inoltre, l’IA sta aiutando le imprese italiane a crescere; infatti, il 63% di esse dichiara che l’uso di questa tecnologia ha aumentato i ricavi e si stima che l’adozione dell’IA in Italia continuerà ad aumentare, man mano che la potenza di questa tecnologia si rende disponibile a un numero sempre maggiore di imprese.
La centralità del cloud
Il cloud computing rappresenta il punto di partenza nel percorso dell’Europa per diventare leader digitale e costituisce la base per l’adozione di tecnologie digitali e di IA. In particolare, il cloud è alla base dei Foundation Model che costituiscono le fondamenta dell’IA generativa.
Le imprese italiane sono ampiamente consapevoli del concetto di cloud computing, ma non hanno una comprensione approfondita della tecnologia. L’83% delle aziende conosce il cloud computing, un dato paragonabile alla media europea (85%). Tuttavia, è necessaria una maggiore consapevolezza dei vantaggi della tecnologia cloud, poiché in Italia la familiarità con il cloud si presenta più debole rispetto al resto d’Europa, dove solo il 29% delle imprese ritiene di averne una forte consapevolezza, rispetto al 39% in tutta Europa.
Ciononostante, le imprese che utilizzano il cloud computing in Italia hanno assistito a diversi vantaggi. Il vantaggio principale, riportato dal 42% degli intervistati, è che il cloud computing ha migliorato le modalità di lavoro con i fornitori, soprattutto attraverso la condivisione di dati.
Superamento delle barriere e formazione delle competenze
Il pieno accesso ai vantaggi delle tecnologie digitali da parte delle imprese italiane è ostacolato da diverse barriere. In particolare, gli standard stringenti per lo scambio di dati tra i fornitori di IA rappresentano un impedimento significativo all’adozione dell’IA stessa (63%). Si tratta di una problematica quasi esclusivamente italiana, che interessa solo a una piccola minoranza (23%) di imprese in tutta Europa. Altri ostacoli a cui le aziende italiane devono far fronte sono la scelta limitata tra i fornitori di intelligenza artificiale, la difficoltà di passare da un fornitore all’altro e la preoccupazione per i costi dei sistemi di IA, tutte problematiche evidenziate dal 38% delle imprese italiane.
Come dimostrato in tutta Europa, il divario di competenze digitali impedisce alle imprese italiane di accedere pienamente ai benefici di un futuro digitale. Trovare personale con buone competenze digitali rimane una sfida in Italia, e solo una piccola minoranza (19%) lo ritiene un compito semplice. Allo stesso modo, meno di un terzo (31%) delle imprese ritiene che sia semplice formare i propri dipendenti. Mancano infatti competenze digitali aggiornate all’interno della forza lavoro. Oltre la metà (54%) delle imprese dichiara che le competenze digitali di base, come il backup dei dati, la ricerca di argomenti online e l’utilizzo di documenti e fogli di calcolo, sono le competenze più carenti nella propria organizzazione. È interessante notare che gli italiani stessi sono raramente preoccupati per la propria mancanza di competenze digitali e solo il 14% suggerisce che questo potrebbe limitare le opportunità di lavoro, attestandosi ben al di sotto della media europea del 30%.
Per far fronte a questo problema, le aziende italiane si stanno impegnando al fine di migliorare le competenze digitali dei propri dipendenti. Sebbene il 90% delle imprese italiane offra formazione sulle competenze digitali, solo il 32% attua regolarmente programmi completi di formazione digitale per tutto il personale e solo il 10% non investe attualmente in formazione sulle competenze digitali.
Ulteriori investimenti in formazione digitale continuativa e completa per i dipendenti, che siano essi tecnici o meno, saranno fondamentali, soprattutto perché le imprese riconoscono sempre più l’importanza delle competenze digitali. Il 54% delle imprese italiane afferma che tra cinque anni le competenze digitali di un candidato saranno più importanti del titolo di studio universitario.
Tanto entusiasmo, ma non senza preoccupazioni
I cittadini italiani sono consapevoli che l’IA avrà probabilmente un notevole impatto sulla loro vita e sulla società nei prossimi anni, ma non mostrano opinioni fortemente positive nei confronti della tecnologia. Il 56% di essi ritiene che l’intelligenza artificiale avrà un impatto sulla propria vita nei prossimi tre anni (cinque punti percentuali in più rispetto alla media europea). Tuttavia, il 35% non è d’accordo. Gli italiani si aspettano inoltre che l’IA trasformi diversi settori della società, tra cui i trasporti (66%), la sanità (61%) e l’istruzione (61%). Segue a ruota il 52%, che ritiene che l’IA sarà importante per affrontare le grandi sfide della società come il cambiamento climatico.
Tuttavia, in Italia c’è anche apprensione per lo sviluppo dell’IA, con il 75% dei cittadini che dichiara un certo livello di preoccupazione. Gran parte di questo timore è dovuto al fatto che l’IA potrebbe causare la perdita di posti di lavoro, una problematica che preoccupa il 48% dei cittadini. Tuttavia, la ricerca Future of Jobs Report 2023, condotta dal Forum economico mondiale, suggerisce che questi timori siano sovrastimati. Il Forum economico mondiale stima infatti che l’impatto delle tecnologie digitali sui posti di lavoro sarà positivo nei prossimi cinque anni e che l’IA contribuirà del 25,6% sulla crescita della forza lavoro a patto che tutti i lavoratori siano dotati delle giuste competenze per far parte dell’economia digitale.