Free Now: dati ed empatia per gestire le nuove sfide della gestione del personale
Il lavoro ibrido sta diventando il modello di riferimento per molte aziende e, secondo Gartner, il 95% dei responsabili HR si aspetta verrà mantenuto anche dopo la pandemia. Per questo la società di ricerca lo indica al primo posto dei trend HR per il 2022: i leader delle risorse umane dovranno essere in grado di supportare il lavoro ibrido, che sarà un driver della trasformazione delle imprese. I trend delineati da Gartner rispecchiano i cambiamenti avvenuti negli ultimi due anni. I dipendenti chiedono alle proprie aziende maggiore comprensione delle loro esigenze, attenzione al benessere fisico e mentale, formazione per acquisire nuove skill. E si aspettano un impegno concreto sul tema di diversità e inclusione.
In questo contesto, il ruolo dei responsabili HR e dei Chief People Officer (CPO) è stato ridefinito e sono diventati un motore del cambiamento strategico delle aziende, anche attraverso l’uso di tecnologie digitali che forniscono insight data-driven utili per supportare la propria azienda e i propri colleghi.
Eckart Diepenhorst, Chief People and Communications Officer di Free Now, una delle app di servizi di mobilità leader in Europa, è tra i CPO che sta aprendo la strada. Nominato responsabile delle risorse umane della società pochi mesi prima dello scoppio della pandemia, Diepenhorst ha supportato i piani di crescita dell’azienda abbinando rispetto della diversità, responsabilità sociale, empatia e uso intelligente dei dati. Per mettere in atto la sua strategia Free Now si è rivolta al fornitore di software per la gestione delle risorse umane Workday, che affianca la società per gestire reclutamento e mantenimento dei migliori talenti, aumentare il senso di inclusione e apparenza dei dipendenti, offrire strumenti ai responsabili aziendali per montare i giusti KPI.
Eckart Diepenhorst e Richard Doherty, senior director product marketing EMEA di Workday, raccontano a CIO Italia la strategia per migliorare il benessere dei dipendenti attraverso una cultura basata su dati ed empatia.
Promuovere senso di inclusione e appartenenza attraverso i dati
Tra il 2017 e il 2019 Free Now ha visto una crescita importante e la società conta oggi circa 1.200 di 76 nazionalità. “In Free Now abbiamo dipendenti di diverse nazionalità, religioni, orientamenti sessuali. Con una forza lavoro così diversificata è facile commettere errori, basti pensare alla gestione delle festività religiose”, spiega Diepenhorst. “Per questo la cultura della diversità e dell’inclusione è uno dei pilastri della nostra azienda, ma richiede impegno e preparazione”. Free Now ha lavorato circa un anno e mezzo per elaborare la propria strategia, investendo sia sull’educazione dei dipendenti che dei manager aziendali. “Gestire la diversità richiede un coinvolgimento di tutti. Oltre a strumenti come guide in diverse lingue, abbiamo creato una piattaforma per i dipendenti, l’Employee resource group, affianchi siano loro stessi responsabili e portavoce di una cultura di diversità e inclusione in azienda”.
Per promuovere diversità e inclusione è importante conoscere la propria forza lavoro. “In Workday riteniamo che attraverso i dati sia possibile gestire una strategia sulla diversità, ma è importante anche testare il senso di appartenenza e di inclusione dei dipendenti e combinare diverse metriche, andando a livello di dettaglio”, sottolinea Doherty. “Testare l’employee sentiment su base regolare attraverso il Vibe Index, per esempio, permette ai nostri clienti di capire a che punto sono. Apparentemente può sembrare che vada tutto bene, ma bisogna andare in profondità”.
Lo strumento Workday VIBE (Value Inclusion, Belonging and Equity) permette di raccogliere dati relativi alla forza lavoro e combinarli per elaborare il VIBE Index. Attraverso dashboard centralizzate è possibile visualizzare i dati secondo diverse metriche, che spaziano da genere ed età ad assunzioni e promozioni, e avere una fotografia in tempo reale del senso di appartenenza ed inclusione dei dipendenti. E, soprattutto, capire quali aree vanno migliorate.
“Per fare un esempio, attraverso un KPI relativo alla sicurezza abbiamo rilevato che il 96% dei dipendenti di Free Now si sente sicuro sul luogo di lavoro”, dice Diepenhorst. “E’ un dato superiore alla media e apparentemente è un buon risultato, ma personalmente mi costringe a ragionare sul quel 4% che non si sente sicuro e su cosa possiamo fare come azienda per offrirgli un ambiente migliore”.
Percorsi personalizzati per la crescita di ogni collaboratore
Aziende e brand conoscono bene i loro clienti, sui quali raccolgono dati regolarmente. Ma conoscono altrettanto bene i propri dipendenti?
“Le aziende hanno sempre avuto a disposizione molti dati sui propri dipendenti. Il problema è che spesso sono divisi su sistemi diversi e risulta difficile analizzarli tutti insieme per confrontare informazioni su, per esempio, recruiting, assunzioni, talento, retribuzione, percorsi di crescita, carriera”, afferma Doherty. “Sfruttare tool di analytics disponibili nei sistemi HR permette di combinare queste metriche, conoscere meglio i dipendenti e, in ultima analisi, prendere decisioni migliori basate sui dati”.
Sfruttando machine learning e augmented analytics, la suite Workday Human Capital Management (HCM) permette di raccogliere dati sulle competenze dei collaboratori ed analizzarli in ottica delle esigenze future. Oltre a una panoramica sulla situazione attuale dell’azienda, è così possibile definire percorsi di crescita personalizzati per colmare gap di competenze e valorizzare i talenti.
“Grazie agli strumenti di Workday siamo riusciti a ‘ingegnerizzare’ il senso di appartenenza alla società”, conferma Diepenhorst. “In questi anni di emergenza e di lavoro da remoto, ma anche guardando al futuro, è importante dare a ogni collaboratore la possibilità di valorizzare le proprie competenze, anche se manca il contatto fisico in ufficio e sono venute meno le occasioni di incontri informali come la pausa caffè”.
Grazie alla disponibilità in cloud, i tool per la formazione e il miglioramento della carriera sono sempre accessibili ai dipendenti, che possono fruirne indipendentemente da dove lavorano. “I programmi di nuova generazione permettono alle aziende, da un lato, di conoscere meglio i propri collaboratori. Dall’altro, offrono ai dipendenti un’esperienza personalizzata, con un sistema di suggerimenti e raccomandazioni su corsi e opportunità aziendali di cui potrebbero non essere a conoscenza”, aggiunge Doherty.
Dati ed empatia: le parole chiave per un nuovo modello di leadership
Se le tecnologie oggi disponibili permettono alle aziende di conoscere meglio i propri dipendenti, c’è un altro elemento fondamentale da aggiungere all’equazione: l’empatia.
“Oggi i dipendenti si aspettano una leadership più umana ed empatica, focalizzata su programmi di wellbeing”, afferma Doherty. “Una delle chiavi del successo è offrire un’esperienza di ufficio, in presenza, e un’esperienza digitale dello stesso livello. Per questo abbiamo sviluppato tool per i dipendenti, per la gestione della loro carriera, ma anche tool per i manager, che li supportino nella gestione della leadership”.
Free Now combina la raccolta e l’analisi dei dati con l’empatia attraverso sondaggi frequenti tra i suoi collaboratori, che permettono di monitorare il senso di coinvolgimento e appartenenza alla società. Attraverso la “leadership dashboard”, i responsabili aziendali hanno a disposizione dati su vari ambiti. “La dashboard su diversità e inclusione, per esempio, ci permette di capire a che punto siamo e su quali aree dobbiamo investire per migliorare il senso di appartenenza”, spiega Diepenhorst. “Con la dashboard sulle performance possiamo visualizzare il percorso dei dipendenti, capire di quali opportunità hanno bisogno per crescere, revisionare stipendi e retribuzioni”.
Mano a mano che l’azienda è cresciuta, si sono posti nuovi problemi, come l’accoglienza dei nuovi assunti. “In una società sempre più grande e in un ambiente di lavoro sempre più ibrido, è difficile dare il benvenuto ai nuovi arrivati”, spiega il CPO di Free Now. “E’ un problema che abbiamo sottovalutato all’inizio della pandemia, ma oggi abbiamo la cultura e gli strumenti per gestirlo”.