L’IT ibrido spinge il mercato del software di data integration
La proliferazione dei modelli di erogazione delle applicazioni, dai più moderni servizi SaaS in ambienti cloud o multicloud ai device mobili e alle reti IoT, fino alle più tradizionali piattaforme on-premise, magari legacy, ha portato dati e processi a essere distribuiti in maniera spesso incontrollata attraverso le organizzazioni e le loro filiere. Questo, oltre a causare pericolose inefficienze a livello di sicurezza, integrità e governance dei dati, impedisce alle imprese di eseguire la trasformazione digitale.
Le esperienze degli ultimi anni mostrano infatti come il successo delle iniziative di innovazione digitale dipenda dalla capacità di collegare in maniera veloce e agile applicazioni, processi e dati che risiedono off-premise e on-premise, nei data center, in cloud pubblici e privati. In una parola, nell’Hybrid IT. In pratica, secondo IDC, la relazione tra competitività delle aziende e capacità di sviluppare meccanismi di data integration e applicazioni è tale da posizionare le pratiche di integrazione come parte essenziale delle strategie di trasformazione digitale.
Questa evidenza spiega la crescita a doppia cifra del mercato del software di data integration, proiettato secondo gli ultimi dati resi disponibili da IDC a sfiorare un valore a livello mondiale di ben 10 miliardi di dollari nel 2022. Soprattutto, IDC evidenzia i tassi di crescita della componente cloud di questa classe di soluzioni, quella iPaaS (integration platform as a service), che fa prevedere un CAGR 2017-2022 superiore al 30%.
Si tratta di dati di mercato perfettamente in linea con un’indagine che IDC ha condotto a cavallo tra il 2017 e il 2018 su un campione di utilizzatori aziendali di software di data integration, che ha mostrato un aumento del 15% dell’uso delle soluzioni iPaaS rispetto a quanto rilevato in un’analoga survey condotta due anni prima, nel 2015.
La crescente domanda di software iPaaS si spiega proprio con la necessità da parte delle imprese di disporre e far scalare le capacità dei software per l’integrazione dei dati in ambienti Hybrid IT, superando quindi i limiti delle tradizionali infrastrutture on-premise. I nuovi modelli di impresa devono quindi adottare schemi di integrazione che coniughino i paradigmi più innovativi e indirizzino fattori critici dell’era digitale, tra cui appunto la distribuzione (per non dire dispersione) delle risorse tecnologiche, dei sistemi e delle applicazioni.