I piani di Cisco per sicurezza e trasformazione digitale

Con l'architettura DNA, e formando ingegneri e sviluppatori, Cisco punta ad accelerare la digital transformation e a reinventare la sicurezza in azienda.

“Le aziende devono far fronte a un numero sempre maggiore di minacce in ambito mobility e cloud e, allo stesso tempo, rispondere prontamente ad attacchi alla sicurezza sempre più sofisticati. Con DNA, Cisco ha reinventato la modalità di protezione della rete nell’era digitale, integrando funzionalità di sicurezza avanzate in un’unica architettura di rete. Ma da sola, la tecnologia non basta. Stiamo fornendo infatti nuove competenze ai professionisti IT, formando gli sviluppatori in modo che siano esperti di rete e aiutando i clienti ad affrontare il percorso verso l’adozione di reti digitali”.

Queste le parole di Jeff Reed, senior vice president Networking Infrastructure and Solutions di Cisco, a margine dell’annuncio di una nuova strategia con cui Cisco si impegna a supportare ingegneri, sviluppatori, partner e clienti di fronte al grande cambiamento nella modalità con cui vengono create e gestite le reti. Cisco sta inoltre lavorando sulla piena integrazione tra la sicurezza e il networking grazie a nuove tecnologie progettate per semplificare la protezione nelle filiali aziendali con l’obiettivo di renderle più operative.

Un piano che segue l’annuncio a marzo dell’architettura Digital Network Architecture (DNA), un nuovo approccio al networking progettato per l’era digitale. Cisco si è infatti resa conto che le reti tradizionali non avrebbero potuto adattarsi ai crescenti requisiti necessari per supportare la digitalizzazione. Era necessaria una nuova rete progettata da zero in grado di essere flessibile, programmabile e aperta. La risposta a questa esigenza è stata proprio DNA, che permette all’IT di soddisfare tali requisiti spostando il networking da hardware-centric a software-driven, da manuale a automatizzato e da reattivo a adattivo.

Cisco DNA sposta il networking da hardware-centric a software-driven

Utilizzare la rete per aumentare la visibilità delle minacce è uno dei principali obiettivi di DNA e Cisco ha presentato tre nuove tecnologie che integrano la sicurezza nell’infrastruttura della filiale aziendale, in modo da fornire protezione completa del business.

  • Umbrella Branch fornisce alle filiali sicurezza completa. Dopo aver attivato il software del router Cisco della serie ISR 4000, il dipartimento IT può applicare il filtering dei contenuti e bloccare malware, phishing, e callback C2 prima che tali minacce possano raggiungere la rete, anche quando gli uffici si connettono direttamente a Internet.
  • Cisco Stealthwatch Learning Network License si estende lungo la rete Cisco con funzionalità di sensore e enforcer che rileva e risponde alle minacce. Il software risiede sul Cisco ISR 4000 e offre una nuova tecnologia di sicurezza adattiva per il rilevamento delle anomalie. La soluzione analizza i dati disponibili solo sui dispositivi di rete per identificare il traffico maligno, proteggendo all’istante la rete della filiale da possibili minacce.
  • L’appliance di sicurezza Meraki MX con AMP e Threat Grid semplifica l’implementazione e la gestione di funzionalità avanzate di protezione dalle minacce. Questa integrazione combina la gestione cloud ottimizzata di Meraki con la protezione dalle minacce, permettendo agli amministratori di rete di rilevare, contenere e far fronte rapidamente alla violazione.

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Smart Working: le PMI più agili delle grandi aziende

smart working
Uno studio di Unify condotto su oltre 5.000 knowledge workers delle piccole e medie imprese analizza il presente e il futuro della professione e dell’ambiente lavorativo nelle PMI.

Quasi due terzi (60%) dei knowledge workers (coloro il cui lavoro è più di pensiero che fisico) impiegati in piccole e medie imprese utilizzano strumenti on-demand nei loro ruoli professionali. Questo dato è maggiore rispetto alle aziende con 500 o più addetti (dove il dato è circa del 50%), a dimostrazione della natura flessibile e innovativa delle PMI.

E’ solo uno dei tanti dati raccolti nello studio The Way We Work Study che ha coinvolto oltre 5.000 knowledge workers delle piccole e medie imprese a livello globale. Il report è stato commissionato da Unify con l’obiettivo di rivelare le inclinazioni delle persone e le loro attese rispetto all’attuale posto di lavoro, così come le loro opinioni sul futuro.

La tecnologia sta avendo un impatto significativo sulle piccole e medie imprese. La mail viene ancora vista come uno strumento essenziale, come riferiscono circa i tre quarti delle realtà coinvolte nello studio (70%). Tuttavia, le PMI si affidano a questo strumento meno di quanto facciano le organizzazioni più grandi, dove esso viene ritenuto vitale dall’80% degli intervistati. Ci sono inoltre chiare evidenze di un’ulteriore consumerizzazione della tecnologia aziendale.

Quasi i due terzi delle piccole e medie imprese (61%) utilizzano infatti dispositivi propri anche sul posto di lavoro, rispetto a poco meno della metà dei lavoratori delle aziende più grandi (47%). Ciò suggerisce che le persone vogliono sempre più lavorare con i dispositivi con cui si sentono più comodi al di fuori dell’ufficio, e quindi anche le piccole e medie imprese devono scegliere strumenti e applicazioni che possano funzionare in questa direzione.

il ricorso al lavoro freelance e ai servizi on-demand sta cambiando le procedure all’interno delle PMI

I knowledge workers delle piccole e medie imprese apprezzano la possibilità di lavorare fuori dal tradizionale contesto dell’ufficio. Il 37% di coloro che lavorano per aziende con meno di 500 addetti ritiene che la creatività sia uno dei principali vantaggi di questo approccio. Inoltre, quasi un terzo (30%) prende in considerazione i team virtuali per la loro capacità di unire efficacemente diverse competenze. Anche se è più probabile che le grandi aziende abbiano diverse sedi e che quindi siano più portate a esplorare modalità di lavoro virtuali, i dati suggeriscono che le piccole e medie imprese sono consapevoli del valore di queste nuove modalità di collaborazione e sono propense ad esaminarle con più attenzione nel futuro.

Anche il ricorso al lavoro freelance e ai servizi on-demand sta cambiando le procedure all’interno delle PMI. Oltre un quarto delle aziende intervistate (26%) dichiara di avere attualmente dei contratti attivi, rispetto al 22% delle aziende più grandi. I lavoratori in questo tipo di organizzazioni sono anche più propensi ad adottare questo nuovo modo di lavorare, con il 56% degli intervistati provenienti da aziende con meno di 500 addetti che potrebbero valutare di cambiare la propria condizione di lavoratori tradizionali in favore di una modalità freelance o on-demand. Nelle aziende più grandi, gli intervistati che sarebbero attratti da un’offerta di questo tipo sarebbero poco meno della metà (49%).

“Il nostro studio non solo mostra l’enorme impatto che la tecnologia ha avuto sulle aziende, ma anche il fatto che piccole e medie imprese la stiano adottando e integrando in ogni aspetto del loro lavoro. Inoltre i knowledge workers stanno definendo sempre più come, quando e dove lavorare e le piccole e medie imprese stanno sempre più prendendo atto di questo trend. Per restare competitivi devono porre lo staff al primo posto nella gestione delle organizzazioni e la tecnologia è la chiave per raggiungere questo obiettivo” ha commentato Riccardo Ardemagni, AD di Unify Italia.

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