Nonostante ci siano già aziende che stanno affrontando il tema delle esigenze che la forza lavoro potrà avere nell’immediato futuro, i progetti messi finora in campo sembrano non avere successo. È quanto rivela una ricerca realizzata per conto di Fujitsu dalla società di ricerche Pierre Audoin Consultants (PAC).

Lo studio mette in luce come molte strategie attualmente predisposte per il workplace stiano rivelandosi in realtà degli ostacoli piuttosto che dei fattori abilitanti e, in particolare, come il tema della sicurezza sia quello che maggiormente rischia di porre un freno alla produttività.

Oltre alla sicurezza, le criticità più importanti riguardano tecnologie legacy obsolete e ambienti di lavoro incapaci di supportare i nuovi modi di lavorare; le strategie attualmente adottate dalle aziende per i rispettivi workplace sembrano poi avere un effetto poco positivo sulla capacità di mantenere il personale attuale e saperne attrarre di nuovo.

La ricerca mette in evidenza come le aziende intervistate stiano percorrendo molto lentamente la direzione verso il workplace del futuro, senza riuscire a modernizzare molti processi essenziali. Per esempio, solo il 29% degli intervistati dichiara di disporre attualmente di un approccio centralizzato alla gestione della sicurezza e dei servizi. Mentre il personale si aspetta sempre più flessibilità e mobilità, meno della metà (il 42%) delle aziende è in grado di fornire servizi di supporto attraverso un portale Web per consentire l’accesso ad applicazioni e servizi ovunque si trovi il dipendente.

L’assenza di un workplace in grado di supportare nuovi modi di lavorare e pratiche di business in evoluzione limita la flessibilità e l’agilità delle aziende. Numerosi intervistati ammettono infatti che l’approccio adottato attualmente sta avendo un impatto negativo sulla capacità delle aziende di adattarsi a uno scenario competitivo in cambiamento (23%), di accelerare il time-to-market dei nuovi prodotti e servizi (20%) e di mantenere il personale e di attirarne di nuovo (18%).

L’impiego efficace della tecnologia è il perno delle strategie di successo riguardanti il workplace digitale. Eppure molti CXO hanno indicato proprio i fattori tecnologici come i principali ostacoli alla produttività attualmente affrontati. Quasi due terzi (63%) considerano l’interoperabilità con tecnologie obsolete una delle maggiori sfide alla produttività sul luogo di lavoro.

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Più della metà ha citato anche la complessità della tecnologia utilizzata attualmente per il workplace (57%) e la mancanza di accesso agli strumenti di produttività appropriati (55%). Un ulteriore elemento di preoccupazione è che la maggior parte delle aziende non possiede una chiara comprensione dei propri livelli di produttività correnti: solo il 17% di esse si avvale di strumenti analitici all’interno del business.

Le aziende hanno poi reagito alle minacce di sicurezza investendo con decisione nella cyberdifesa, ma lo studio suggerisce che in molti casi i differenti livelli di protezione e autenticazione che sono stati inseriti nel tempo stanno agendo da freno alla produttività.

Oltre metà dei partecipanti allo studio (56%) ammette infatti che il proprio approccio alla sicurezza del workplace sta avendo un impatto negativo sulla produttività del personale, con il 20% del campione totale che parla di un effetto “altamente negativo”. La causa di questo si ritrova nel personale che sceglie scorciatoie e strade non conformi quando si trova di fronte a meccanismi e processi di sicurezza complessi o dispendiosi in termini di tempo.

Gli intervistati vedono nella compliance rispetto a normative come il GDPR (Global Data Protection Regulation) il principale problema inerente la sicurezza del workplace; il 59% considera la conformità come una sfida importante, più ancora dell’accesso location-based e della condivisione delle informazioni (58%) e della gestione delle identità (58%).

La preoccupazione sulla sicurezza impedisce infine alle aziende anche di sfruttare completamente i nuovi tool basati sulla collaborazione, che potrebbero migliorare la produttività e l’integrazione. Secondo lo studio, infatti, il 41% delle aziende non ha ancora implementato strumenti di questo genere, citando (46%) come principale motivazione proprio la sicurezza.