8 errori da non commettere nella trasformazione digitale
Le aziende utilizzano la tecnologia per trasformare processi e operazioni, rispondere più rapidamente alle richieste dei clienti e abilitare nuovi modelli di business. Questi, almeno, sono gli obiettivi dichiarati. La realtà, tuttavia, è spesso meno rosea.
Secondo un’indagine di 451 Research, oltre la metà di tutti i retailer, i servizi finanziari e le aziende sanitarie ha lanciato un’iniziativa formale di trasformazione digitale che coinvolge l’intera azienda. Un altro 20-25 percento sta adottando un approccio a silos, trasformando un elemento dell’azienda alla volta. Quest’anno saranno spesi quasi 1.300 miliardi di dollari per operare in modo più efficiente, innovare più velocemente, migliorare l’esperienza del cliente e stare al passo con la trasformazione digitale.
Ma quasi tre aziende su quattro non raggiungeranno effettivamente i loro obiettivi nei progetti di trasformazione digitale, secondo McKinsey & Co.
La vostra azienda potrebbe essere tra queste. Perché? Le ragioni sono una miriade. Potreste aver commesso l’errore di pensare alla trasformazione digitale semplicemente come un aggiornamento tecnologico. Potreste non avere il talento giusto per farlo, o non avere coinvolto nel modo giusto i dipendenti. I lati business e IT della vostra azienda potrebbero non parlare la stessa lingua. O forse il top management è stato troppo ambizioso e ha fatto il passo più lungo della gamba.
Ecco gli otto problemi più comuni che possono portare al fallimento una strategia di trasformazione digitale, come prevenirli e come rimediare se l’errore è già stato fatto.
1. Il concetto di “trasformazione digitale” non è stato definito in modo univoco
Con tutto quel che si può intendere per “trasformazione digitale”, non esiste un’unica definizione che si adatti a ogni azienda o addirittura all’intera azienda. Per esempio, un dirigente su quattro intervistato da WiPro Digital nel giugno 2017 ha ammesso che nella propria azienda non c’è accordo su cosa significhi effettivamente la trasformazione digitale.
“La trasformazione digitale ha significati diversi in ogni azienda. La sfida è trovare una definizione comune, su cui tutti sono d’accordo, in merito a processi, cultura, tecnologie e casi d’uso”, afferma Rutesh Shah, CEO e co-fondatore di Infostretch, una società di servizi professionali digitali. “Se non c’è questo accordo, la trasformazione digitale diventa un punto di riferimento per nuovi progetti tecnologici, ma senza una strategia globale che la guidi”.
La soluzione: anziché concentrarsi sui progetti tecnologici, le aziende devono definire le loro iniziative di trasformazione attorno a questioni più importanti e fondamentali.
“Invito costantemente le aziende a tornare all’inizio, a tracciare il percorso del loro attuale cliente e capire come può essere migliorato”, afferma Shah. “La trasformazione digitale riguarda la trasformazione culturale, l’adozione della tecnologia e l’allineamento dei processi per soddisfare le esigenze di flessibilità. Un’app, un chat bot o l’intelligenza artificiale potrebbero essere la risposta, ma la tecnologia dovrebbe sempre essere il mezzo per raggiungere un obiettivo, non l’obiettivo stesso”.
2. La trasformazione digitale viene trattata come un progetto tecnologico
Le aziende che abbracciano la trasformazione, ma la trattano unicamente come un progetto IT, sono destinate a fallire. “La tecnologia è un elemento chiave per la trasformazione, ma è solo un mezzo per raggiungere un fine più ampio”, afferma Mark Ranta, responsabile delle soluzioni di digital banking della piattaforma di pagamenti elettronici ACI Worldwide.
“Le aziende che abbracciano pienamente la trasformazione come un cambiamento di mentalità aziendale e un cambiamento tecnologico hanno migliori probabilità di successo”, afferma Ranta. “Se l’investimento avviene solo dal lato della tecnologia, senza il pieno supporto e la cooperazione del lato business, allora la trasformazione è destinata a fallire fin dall’inizio“.
Kip Wetzel, responsabile della trasformazione digitale presso la società di consulenza Navigate, afferma che è essenziale avere un team dedicato alla trasformazione, ma affidarsi solo all’IT può impedire alle aziende di raggiungere una mentalità digitale.
“Troppe aziende pensano che la trasformazione digitale inizi e termini con il proprio CIO, CTO o Chief Innovation Officer”, afferma Wetzel. “Favorire un cambiamento di cultura aziendale aiuta a infondere una mentalità innovativa in tutta l’azienda“.
La soluzione: non concentrarsi sulla tecnologia ma su ciò che vogliono i vostri clienti.
“La maggior parte delle aziende inizia con la tecnologia”, afferma Brian Solis, principale analista di Altimeter. “Tali aziende devono fermarsi e chiedersi come i loro clienti prendono decisioni, dove iniziano il loro percorso, dove vanno e perché. Poi devono capire quali tecnologie le porteranno all’obiettivo e quali strategie adottare per rendere efficaci tali tecnologie“.
3. IT e business parlano lingue diverse
Anche quando la trasformazione digitale è uno sforzo collaborativo, le differenze nel modo in cui i professionisti della tecnologia e i leader aziendali definiscono i termini possono portare a malintesi e ritardi nell’esecuzione.
“I leader IT e business sono due gruppi separati da un linguaggio comune”, scherza Robert Reeves, co-fondatore e CTO di Datical, provider di servizi di automazione per i database.
Per esempio, quando l’IT usa l’espressione “prodotto minimo funzionante”, o Minimum Viable Product (MVP), si concentra sul termine “minimo”, mentre i leader aziendali si concentrano su “funzionante”. Supponiamo che il business chieda di realizzare un’applicazione che deve supportare 100mila utenti simultanei, anche se al momento del lancio possono essere solo 100.
Sulla base del malinteso, il team IT realizzerà un prodotto che funziona su una configurazione specifica della macchina con un numero minimo di funzioni, mentre la parte aziendale si aspetta un’app che supporti tutti i potenziali utenti. Oppure l’IT cercherà di realizzare una soluzione che supporta 100mila utenti, mentre la parte business si chiede perché questo processo richieda così tanto tempo.
La soluzione: definire termini come “minimo funzionante” e “simultanei”, in modo che i risultati siano in linea con le aspettative.
“Semplicemente chiarendo il significato dei termini e gli obiettivi da raggiungere si evitano molti problemi“, afferma Reeves. “Concentrandosi sulle cose che contano davvero, l’azienda può arrivare più rapidamente al MVP”.
4. Il team dedicato alla trasformazione non ha le competenze necessarie
Un grosso errore che molte aziende fanno è lanciare un nuovo progetto senza avere internamente le competenze necessarie.
“Uno dei maggiori ostacoli che devono affrontare le aziende è assumere i talenti giusti per mettere in atto una strategia di trasformazione“, afferma Vishal Makhijani, CEO della società di formazione online Udacity. “Le aziende tradizionali, in particolare, devono investire sull’aggiornamento e sulla riqualificazione della loro attuale forza lavoro“.
Secondo un sondaggio del 2017 del Capgemini Digital Transformation Institute, più della metà delle aziende globali afferma che una carenza di talenti digitali sta ostacolando la loro capacità di completare iniziative di trasformazione. Il divario è particolarmente acuto in aree come l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, che sono cruciali per molti progetti di trasformazione.
“L’intelligenza artificiale è diventata un elemento importante in campi come risorse umane e finanza“, afferma Ed Donner, co-fondatore e CEO del marketplace dei talenti digitali Untapt. “Affrontare i prossimi anni senza intelligenza artificiale nel proprio piano di trasformazione digitale sarebbe come gestire un’azienda oggi senza telefoni cellulari”.
La soluzione: “se non si possiedono le competenze necessarie in casa, potrebbe essere necessario cercare aiuto esterno”, afferma Alex Solomon, co-fondatore e CTO di PagerDuty, una piattaforma di gestione delle operazioni digitali.
“Non sempre le aziende assumono i leader giusti per attuare la trasformazione”, afferma Solomon. “La trasformazione richiede molti cambiamenti nel modo in cui le persone lavorano e sono organizzate. Allo stesso modo, non bisogna nemmeno aspettarsi che alcuni leader esistenti facciano il cambiamento da soli: è necessario iniettare nuova linfa scegliendo persone che hanno già implementato questi tipi di cambiamenti”.
5. I dipendenti non sono coinvolti
Analizzare le esigenze dei clienti, scegliere i manager giusti, creare agili team interfunzionali e investire molto in tecnologia è inutile se i vostri dipendenti stanno ancora facendo le cose nel modo in cui le hanno sempre fatti.
“Vediamo spesso aziende che investono nelle ultime tecnologie e poi scoprono che il loro personale non le utilizza, o che la tecnologia non porta ai risultati attesi e viene rapidamente abbandonata“, afferma Andrea Schnepf, responsabile di Nepf, una società di consulenza sulla trasformazione digitale. “Ciò si traduce nella percezione che l’investimento è stato uno spreco di tempo e denaro, e che era meglio lasciare le cose come stavano“.
“Ciò potrebbe dipendere dal fatto che non si è fatto un buon lavoro nello spiegare le ragioni dei cambiamenti”, afferma Nic Milani, direttore della tecnologia e dello sviluppo di Crestron, fornitore globale di soluzioni di controllo per case ed edifici. “Quando le aziende lanciano una nuova tecnologia, spesso si concentrano sulla formazione dei dipendenti su come usarla, ma non spiegano ‘perché usarla’. Se non spiegano ai dipendenti perché stanno implementando questa tecnologia e i vantaggi che porterà, avranno difficoltà con l’adozione“.
La soluzione: la strategia migliore è coinvolgere i dipendenti prima di intraprendere un grande progetto di trasformazione e chiedere loro quali sono i loro punti deboli, secondo Puneet Gangal, CEO e fondatore di Aciron Consulting.
“È importante coinvolgere gli utenti fin dall’inizio per aiutarli a trovare soluzioni che rispondano alle loro esigenze”, afferma. “Fornire formazione e supporto durante e dopo l’implementazione aiuterà a garantire l’adozione da parte degli utenti”.
6. Il management non è disposto a fare scelte difficili
L’adozione di nuove tecnologie e processi può portare a decisioni dolorose sul personale. “Questo perché alcune persone considerano la trasformazione una minaccia e faranno tutto il possibile per impedirla”, afferma Tom Dannemiller, CEO di Sabia, produttore di sistemi di controllo dei processi per le industrie di lavorazione del cemento e dei minerali.
Cathy Miron, presidente e CEO di eSilo, una società di servizi software e IT, ha trascorso molti anni in GE occupandosi di iniziative di trasformazione a livello aziendale. Secondo Miron è importante che il top management chiarisca che non ci sono altre opzioni.
“Se chiedi ai tuoi dipendenti di adottare nuove tecnologie e usarle per risolvere i problemi, è necessario un modo per dimostrare che, dal CEO in poi, ogni livello di leadership senior sta facendo lo stesso”, afferma. “In GE questo significava che dovevamo lasciare andare molti middle manager per mostrare ai dipendenti e ai futuri assunti che eravamo seri su questa trasformazione. E’ stato un cambiamento difficile, ma necessario per dimostrare il nostro pieno impegno verso ciò che stavamo diventando”.
La soluzione: potrebbe essere necessario lasciare andare coloro che resistono al cambiamento, secondo Solomon.
“Il cambiamento è difficile, e alcune persone resisteranno a quel cambiamento”, dice Solomon. “Se queste persone non accettano i nuovi modi di lavorare, potrebbe essere necessario rimuoverle dalle loro funzioni”.
7. Il progetto di trasformazione è troppo ambizioso
Anche se la trasformazione digitale può essere onnicomprensiva, essere troppo ambiziosi all’inizio è un’altra ricetta per il fallimento, specialmente se si sta tentando di superare lo scetticismo interno. Lo stesso sondaggio WiPro ha dimostrato che quasi un dirigente senior su cinque ritiene segretamente che le iniziative di trasformazione siano una perdita di tempo.
“Dopo anni di roll-out dei sistemi ERP, nessuno vuole impegnarsi in un progetto lungo e costoso“, afferma Chris Smith, CEO di Detechtion, che fornisce una piattaforma IoT per le compagnie petrolifere e del gas. “E’ meglio puntare su piccoli progetti, con obiettivi rapidi da raggiungere: i successi iniziali possono creare molto slancio”.
La soluzione: come con la maggior parte delle iniziative IT a livello aziendale, è opportuno iniziare selezionando obiettivi gestibili e arrivando a risultati positivi in breve tempo.
“Un grande cambiamento richiede tempo, soprattutto nelle aziende più grandi, e le persone inizieranno a perdere la fiducia se non vedono progressi tangibili”, dice Miron. “Se ci vogliono più di tre o sei mesi per raggiungere il primo risultato di successo, ci vuole troppo tempo. E’ meglio suddividere gli sforzi in step più piccoli, che possano fornire un valore concreto per conto proprio”.
8. La trasformazione si considera conclusa. E non lo è
Molte aziende affrontano la trasformazione digitale come un punto d’arrivo, quando invece è un viaggio senza fine.
“In realtà, abbiamo iniziato questo viaggio da quando l’informatica è stata applicata per la prima volta all’automazione dei processi aziendali. Questa trasformazione non è, e probabilmente non sarà mai, completa”, osserva Regina Salazar, CIO dell’organizzazione di prodotto globale di Whirlpool.
La soluzione: accettare che la trasformazione sia la nuova normalità e agire di conseguenza.
“Le aziende devono rendersi conto che la trasformazione digitale è un processo”, afferma Reeves. “Limitarsi a usare una nuova tecnologia, come il cloud, non è l’approccio giusti. Bisogna continuare a trasformare e migliorare la propria attività, chiedendo all’intera azienda di migliorare costantemente, diventare più veloce e più efficiente. Dopotutto, i vostri concorrenti stanno facendo lo stesso”.