Sistemi IT aziendali: il 90% è best in class, ma solo il 39% è pronto per tutti i rischi
Il 90% dei top manager mondiali ritiene che l’infrastruttura IT della propria azienda sia all’avanguardia (best in class), ma solo il 39% la considera pronta ad affrontare tutti i principali rischi dello scenario odierno.
È la paradossale conclusione principale dell’IT Readiness Report 2024 di Kyndryl, basato su un’indagine su 3200 responsabili decisionali senior (CEO, CFO, CIO e CTO e direttori senior) di 25 settori, tra cui sanità, industria manifatturiera, energia e finanza, in 18 mercati globali, tra cui l’Italia.
Il report trae sei principali conclusioni dalle risposte degli intervistati, integrate con gli insight ottenuti da Kyndryl Bridge, una piattaforma di integrazione alimentata con i dati IT pubblici dei clienti, che ricerca anomalie nei loro ambienti IT attraverso l’AI.
RIschi globali, i più temuti sono gli attacchi informatici
La prima conclusione è che solo il 29% ritiene la propria impresa nel suo complesso pronta rispetto ai molti tipi di rischi dell’attuale scenario: attacchi informatici, disastri climatici, normative in continua evoluzione, incertezza economica, incertezza geopolitica, velocità dell’evoluzione tecnologica, carenza di competenze, emergenze sanitarie.
I rischi più temuti (65%) sono i cyber attacchi, seguiti dalla velocità dell’evoluzione di norme e compliance, e dalle conseguenze del cambiamento climatico.
Anche in Italia tra i rischi che più allarmano ci sono gli attacchi informatici (solo il 24% si sente pronto a gestirli con successo), ma anche l’incertezza macroeconomica e il crescente skill gap.
Interessante anche l’unicità dell’Italia sul tema normativo. Il 24% degli intervistati italiani, circa tre volte la media mondiale, pensano che in Italia il panorama normativo si sta evolvendo addirittura troppo lentamente. Il dato generale invece vede il 48% degli intervistati timoroso che il ritmo di evoluzione delle normative sia troppo veloce, anche se il 66% ne vede un effetto complessivo positivo.
Tech readiness paradox, pesa l’obolescenza tecnologica
La seconda conclusione del report è appunto il “tech readiness paradox” citato all’inizio: il 90% dei leader ritiene la propria infrastruttura IT “best in class”, ma solo il 39% la ritiene pronta ad affrontare i rischi del futuro, percentuale che in Italia scende addirittura al 20%.
Un motivo di spiegazione del paradosso è l’obsolescenza tecnologica: due CEO su tre temono che i propri strumenti e processi IT siano datati, e il loro timore è confermato dai dati di Kyndryl Bridge secondo cui il 44% di server, sistemi operativi, network e storage sono a fine vita o ci sono vicini.
Quanto all’Italia, in tema di tech readiness spicca l’insicurezza sulle infrastrutture, sia fisiche (32%) sia cloud (36%) e un netto ritardo nell’implementazione dell’IA.
Modernizzazione IT: priorità top ma paralizzata dalla complessità
Terza conclusione, legata logicamente alla seconda, è che la modernizzazione dell’IT è quasi unanimemente considerata una priorità top (94% degli intervistati), ma molti non sono in fase avanzata in questo processo: il 56% “sta adottando” nuove tecnologie, e il 16% è all’inizio.
Anche perché la modernizzazione IT, e questa è la quarta conclusione, è un percorso molto complesso, con molti componenti di cui è difficile stabilire le priorità, cosa che genera molti conflitti: privilegiare i benefici di breve o di lungo periodo? Come bilanciare rischio e innovazione? Come bilanciare costi e benefici? Conflitti che spesso portano alla paralisi delle decisioni e dei progetti. Oltre il 40% poi segnala anche la carenza di competenze come ostacolo ai progetti di modernizzazione.
Intelligenza artificiale, solo il 42% segnala ROI positivi
Protagonista della quinta conclusione è l’intelligenza artificiale, perché nonostante l’86% degli intervistati ritenga i propri progetti AI “best in class”, il 71% pensa che la propria IT non sia completamente pronta a implementare l’AI, e solo il 42% riscontra ritorni positivi dagli investimenti AI.
A rallentare l’adozione dell’IA sono soprattutto le perplessità sulla privacy dei dati (31%), l’incertezza del rendimento (30%) e le sfide normative (26%).
L’AI, sottolinea il Kyndryl IT Readiness Report, si basa su una solida base di dati: investendo prima in questa base si può ottenere un ritorno dall’investimento più alto a lungo termine.
Allineamento business-IT, ROI, gestione dei rischi: la modernizzazione IT paga
Infine la sesta conclusione è che le organizzazioni più avanti nella modernizzazione IT riscontrano un miglior allineamento tra business e IT, ritorni d’investimento più alti sui progetti tech più innovativi (AI, GenAI, edge computing), e maggiore preparazione rispetto ai rischi attuali e futuri.
Queste aziende segnalano come benefici della modernizzazione IT maggiore efficienza (85%), innovazione (71%) e migliori esperienze per dipendenti e clienti (60%), ma ritengono di poter migliorare su sicurezza dei dati e conformità alle normative (34%), sostenibilità, diminuzione del consumo energetico e delle emissioni (27%).
In particolare gli strumenti di automazione adottati nei progetti di modernizzazione IT secondo gli insight di Kyndryl Bridge portano a risolvere circa l’8% dei problemi IT senza intervento umano. Ma secondo le stime di Kyndryl fino al 30% dei problemi IT potrebbe essere risolta con una corretta automazione, facendo potenzialmente risparmiare alle aziende miliardi di dollari all’anno in costi di manutenzione, evitando anche inutili tempi di inattività.
Come uscire dal paradosso tech readiness
Come uscire dal paradosso “tech readiness” e avanzare nella modernizzazione IT? Kyndryl propone tre suggerimenti.
Essere ‘people-ready’ è importante quanto essere ‘tech-ready’. L’IT deve interessare tutti. Le organizzazioni più avanti nella modernizzazione IT segnalano una maggiore collaborazione tra i leader aziendali e tecnologici, e quelle che investono nella formazione del personale hanno più probabilità di sentirsi pronte per i rischi futuri.
Bilanciare il nuovo e ciò che c’è già. I leader devono capire come i nuovi strumenti si integreranno non solo con la tecnologia, ma anche con la cultura, i processi e gli obiettivi dell’azienda.
Ridurre il debito tecnologico. Adottare nuove funzionalità come l’automazione aiuta ad eliminare le inefficienze operative, ad aumentare l’efficienza e a sbloccare il potenziale per una crescita più rapida.
“Una complicata rete di sistemi tecnologici fa funzionare l’economia globale, permettendo transazioni per migliaia di miliardi di dollari, la gestione degli ordini dell’e-commerce, dele richieste di risarcimento alle assicucazioni, la distribuzione dei benefici sociali”, ha commentato il CEO di Kyndryl, Martin Schroeter, alla presentazione del report. “Le aziende e gli enti pubblici hanno bisogno di esperti fidati che sappiano come progettare, implementare e far funzionare queste tecnologie, permettendo ai dati di muoversi liberamente e in modo sicuro”.