E’ davvero il momento dello smart working in Italia?

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Da una ricerca realizzata per Citrix Italia emerge il ritratto di un Paese finalmente pronto a cambiare marcia sullo smart working.

E’ giunto davvero il momento dello smart working in Italia? Sembrerebbe proprio di sì. Oltre al disegno di legge che prevede tra le altre cose parità di indennità assicurativa e di trattamento economico per i lavoratori cosiddetti “smart”, i risultati di una ricerca effettuata da Ales Market Research per Citrix Italia, azienda IT che realizza soluzioni per mobile workspace, racconta un Paese pronto per cambiare marcia.

Il sondaggio è stato eseguito intervistando online un campione di 600 persone (smart worker) diviso equamente tra uomini e donne (rispettivamente 46% e 54%) di età compresa tra i 18 e i 50 anni ed equamente divisi sul territorio nazionale. Il 70% del campione ha un impiego a tempo pieno, il 30% part time. Il 20% del campione lavora in ufficio ma passa una percentuale del proprio tempo lavorativo superiore al 25% lontana dalla postazione di lavoro.

Lo scenario in cui è maturato il report è quello della progressiva scomparsa di giornate in ufficio scandite dalle canoniche otto ore di fronte a una scrivania. Anche la parola telelavoro non basta a descrivere la rivoluzione che sta investendo il modo in cui tutti lavoriamo, ovvero da luoghi sempre diversi e su qualsiasi dispositivo. Si lavora in ufficio ma anche da casa, dal taxi o da sedi dislocate, utilizzando spesso e volentieri tablet e smartphone, non necessariamente aziendali.

Dall’indagine emerge che il lavoro in mobilità piace al 70% degli intervistati, e che gli stessi sarebbero anche disposti ad aumentare il numero di ore di lavoro settimanali fino a cinque in più, pur di beneficiare dell’elasticità che lo status di lavoratore mobile gli garantisce (il 52% del campione lavora già oltre l’orario d’ufficio almeno una volta al mese)

Ma perché e che cosa, in particolare, piace del lavoro mobile? Innanzi tutto per il 68% del campione esso rappresenta la possibilità di avere orari di lavoro migliori con una migliore worklife balance, mentre il 65% apprezza il fatto di poter risparmiare il tempo di viaggio e il 64% è convinto di poter migliorare, grazie a questa formula, la propria produttività, nonostante il 53% ritenga che l’interazione con l’ufficio debba essere migliorata e resa più veloce.

I benefici del lavoro smart, però, non si limitano a questo. Il 54% ritiene infatti che i soft skill di flessibilità e di orientamento agli obiettivi a esso legati permettano di arricchire il proprio curriculum e facilitare la ricerca di un nuovo lavoro, mentre il 46% pensa che la propria organizzazione dovrebbe investire di più nello smart working.

secondo l’80% degli intervistati, all’interno della propria organizzazione il lavoro mobile è sostenuto

Naturalmente non sono tutti e soli vantaggi quando si parla di smart working. La possibilità di essere sempre raggiungibili rappresenta ad esempio una preoccupazione per il 38% del campione, seguita da quella di eccedere con il numero di ore e dall’importanza di mantenere comunque una divisione tra lavoro e vita privata, mentre il 33% teme la perdita della dimensione sociale del lavoro a causa delle minor interazioni con i colleghi. Secondo il 36% questo aspetto potrebbe essere preoccupante anche dal punto di vista dell’azienda che vedrebbe diminuire lo spirito di gruppo e di appartenenza a un team.

Passando al punto di vista delle aziende, secondo l’80% degli intervistati all’interno della propria organizzazione il lavoro mobile è sostenuto, anche se il 50% di questi afferma che ciò avviene più per iniziativa dei dipendenti che per una politica precisa e codificata (che esiste solo nel 20% dei casi).

Ma che cosa significa, nella pratica, supportare il lavoro mobile? Il 37% degli intervistati afferma di essere in grado di accedere ai dati e alle applicazioni che si usano abitualmente da più dispositivi e il 32% di usufruire di procedure di accesso e autenticazione semplificate. L’accesso ai dati e alle applicazioni professionali viene garantito con continuità nelle ore notturne e nei fine settimana solo al 25% del campione mentre solo il 16% ha a disposizione un app store aziendale dove accedere a tutte le app necessarie.

L’utilizzo di applicazioni di lavoro su dispositivi personali è consentito intorno al 90% dei casi, ulteriore conferma, qualora ce ne fosse bisogno, di come il BYOD stia prendendo piede in tutte le realtà aziendali mentre in sette casi su 10 i dispositivi aziendali sono strettamente personali e non utilizzabili da altri membri della famiglia.

Per tutti i dispositivi, la connessione più utilizzata è il Wi-Fi, seguita dal cavo nel caso del desktop (44%) e dalla connessione 3G/4G per tablet e smartphone. E proprio in materia di connessione si registrano i principali problemi tecnici degli smart worker. Il 33% lamenta infatti problemi di connessione, il 31% di caricamento lento dei dati e il 26% rileva problemi nel momento in cui deve collegare i dispositivi ad altre apparecchiature.

Aziende:
Citrix
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I cinque imperativi del business digitale

I cinque imperativi del business digitale
La tecnologia mobile-cloud sta guidando un cambiamento profondo nel mercato e il CEO di VMware traccia un identikit di questa nuova trasformazione digitale.

Nel keynote che ha chiuso l’edizione 2015 di VMworld Europe, il CEO di VMware Pat Gelsinger ha fornito un’indicazione di quelli che secondo lui sono i cinque imperativi del business digitale, delineando le azioni che le aziende e i responsabili IT devono necessariamente intraprendere per restare al passo e anticipare il mercato in un momento di cambiamento imprevedibile e inarrestabile.

L’asimmetria di business

Grazie alla pervasività della tecnologia mobile-cloud, ora è possibile avere un accesso veloce e semplice a una rete globale di risorse online condivise, che comprendono il talento, il capitale e un marketplace di 3 miliardi di persone connesse in tutto il mondo. In un mondo “asimmetrico”, le aziende non hanno nulla da perdere nel provare ad abbracciare con decisione nuovi modelli di business che cambiano le regole del gioco. L’obiettivo ora è saper innovare come una start-up e sostenerne la delivery come un’azienda consolidata.

L’avvento dell’era professionale del cloud

Il cloud è un fattore chiave in un mondo di business asimmetrico, ma anche il mercato del cloud sta cambiando profondamente. Da un lato si trova l’on-premises private-cloud, in cui la governance è forte ma la delivery delle app è troppo lenta. D’altra parte c’è l’off-premises public-cloud, dove la delivery delle app avviene in modo rapido ma la governance è debole.

Questa situazione richiede l’avvento di un’era professionale del cloud, più connesso e compatibile, in cui le aziende distribuiscono le applicazioni ad ampio raggio e non restano ancorate alla logica dei silos. In questo contesto, l’hybrid cloud unificato rappresenta il futuro dell’IT e fornisce le basi per gli anni a venire.

In questo momento si sta stagliando all’orizzonte un nuovo modello di tecnologia proattiva

La sfida della sicurezza

Nonostante le molte innovazioni odierne nell’ambito della sicurezza, le violazioni continuano a verificarsi con un ritmo allarmante. Secondo Gelsinger manca un’architettura comune e onnipresente che consenta ai team IT di allineare i controlli di sicurezza in modo da proteggere ciò che interessa maggiormente, ovvero le persone, le applicazioni e i dati.

L’ingresso in campo della virtualizzazione cambia per sempre la natura della sicurezza informatica e fornisce per la prima volta uno strato per la traduzione indispensabile tra l’infrastruttura IT e le applicazioni e i dati che su essa risiedono. Il rinascimento nel campo della sicurezza è iniziato sfruttando proprio la virtualizzazione come architettura fondamentale.

La prossima ondata di innovazione IT: la tecnologia proattiva

Oggi tutta la nostra tecnologia resta ancora di tipo reattivo, visto siamo ancora noi a dirle che cosa deve fare e quando farlo. In questo momento però si sta stagliando all’orizzonte un nuovo modello di tecnologia proattiva, nel quale il software è abbastanza intelligente da agire per nostro conto, gestendo tutto, dai compiti quotidiani più banali alle procedure mediche salvavita eseguite da microscopici “milli-robot” che si spostano nel sangue delle persone. Questo futuro proattivo, secondo Gelsinger, sarà costruito sull’automazione intelligente, dandoci la capacità di prevedere tutto, o quasi.

Il cambiamento tecnologico modellerà le aziende leader nel mondo

Attraverso una proiezione di dati relativi al prossimo decennio, Gelsinger ha mostrato come il 40% delle 500 aziende definite oggi leader dall’indice S&P 500 non esisterà più. In altre parole, 4 aziende su 10, oggi leader di mercato, andranno incontro a fusioni, cambiamenti sostanziali o cesseranno del tutto di esistere entro il 2025.

In ambito tecnologico questo processo sarà ancora più rapido, con metà delle aziende attualmente incluse nella Tech 100 list che non esisterà più tra 10 anni. L’imperativo finale riguarda, quindi, la necessità per le aziende grandi e piccole di emergere per rimanere visibili: l’immobilità oggi è il rischio più grande.

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