5 errori da non fare nel curriculum di un informatico

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I consigli di un'esperta internazionale nella realizzazione di curriculum posizioni tecniche e in campo IT, ideali anche per chi cerca lavoro all'estero

Se siete neolaureati in informatica alla ricerca del primo impiego o professionisti di lungo corso in cerca di una nuova opportunità lavorativa, magari dopo un lungo periodo nella stessa azienda, la scrittura del curriculum potrebbe rivelarsi più ostica del previsto.

È meglio scegliere il formato europeo oppure scrivere liberamente? Che lunghezza deve avere il CV ideale? Quanto bisogna addentrarsi negli aspetti tecnici del proprio lavoro? Conviene indicare i propri profili sui social network oppure no? E se vogliamo entrare nel mondo del lavoro internazionale inviando il curriculum all’estero, valgono gli stessi criteri e principi che si usano in Italia?

Sempre più italiani stanno scegliendo di trasferirsi all’estero. L’Istituto di Statistica britannico ha di recente confermato un aumento consistente degli italiani immigrati in Inghilterra. Quelli che hanno ottenuto il “National Insurance Number”, documento indispensabile per lavorare, sono il 37 percento in più dello scorso anno.

All’estero più che in Italia, poi, sempre più spesso le aziende ricorrono ai software per selezionare i candidati (Application Tracking Systems). È quindi fondamentale la presenza di parole chiave che coincidano con quelle della job description sia nel curriculum, sia nei propri profili social.

Alessandra Di Lorenzo, Founder di thekillercv.com

Alessandra Di Lorenzo, Founder di thekillercv.com

Per aiutarvi a scrivere il vostro curriculum vitae perfetto per una posizione in campo informatico, magari Gran Bretagna o comunque in ambito internazionale, abbiamo chiesto consiglio ad Alessandra Di Lorenzo, fondatrice di thekillercv.com, azienda italo-inglese che fornisce servizi di personal coaching per la scrittura di curriculum in base alle proprie aspirazioni e agli studi o alle esperienze fatte, la cura della propria immagine online e un training sul colloquio con simulazioni via Skype.

il 93% dei recruiter in UK hanno scartato candidati per aver riscontrato errori grammaticali sulla pagine Linkedin o troppe foto scomode su Facebook o Instagram

A parità di competenze tecniche, che sono la condizione fondamentale affinché un CV tecnico venga letto, la scelta del candidato ricadrà sempre sulle soft skills, ovvero le competenze e caratteristiche che non sono necessariamente correlate al titolo di studio. Ecco quindi, tra virgolette nel testo che segue, i consigli di Alessandra Di Lorenzo su come mettere in evidenza le proprie qualità.

Non so chi sono

(Foto: CC BY 2.0 di Paurian

(Foto: CC BY 2.0 di Paurian)

Le competenze tecniche sono fondamentali, ma non saper raccontare la propria storia potrebbe farvi perdere un’opportunità. In un mercato competitivo, il profilo vincente sarà sempre quello che racconta un percorso.

Includere una breve descrizione di sé nel cv può aiutare il candidato ad essere selezionato. E bisogna ricordarsi sempre che per i neo laureati il titolo di studi è la prima informazione da includere, invece per candidati più maturi l’esperienza lavorativa dovrà avere un peso maggiore.

Un CV troppo lungo

“Più di una pagina non è necessaria, anche per posizioni più Senior. In media i recruiter guardano un CV per 6 secondi: mantenerlo breve è fondamentale per renderlo efficace”.

Questa considerazione da sola basta a scartare l’ipotesi del curriculum europeo. Questo formato va quindi scelto solo quando espressamente richiesto da un’inserzione.

Termini tecnici

codice-programmazione

“Spesso i candidati non sanno che le Risorse Umane in grandi aziende sono meno tecniche di loro. Questo è tanto più vero quanto più specialistiche sono le proprie capacità”.

Indicare (molto brevemente) i linguaggi di programmazioni o i sistemi che si è in grado di amministrare può andare bene, ma niente di più. “Un CV pieno di gergo tecnico e scritto come se fosse una lista della spesa verrà scartato”.

CV con errori grammaticali e di sintassi

“Appurare di avere sempre un CV preciso, pulito e corretto. Perché questo rappresenta chi sei, e nessuno vuole assumere un IT poco preciso”.

Del resto, assumereste mai come programmatore una persona che infila un refuso ogni cinque righe di codice?

Una presenza online poco professionale

“Secondo un recente studio di JobVite, il 93% dei recruiter in UK hanno scartato candidati per aver riscontrato errori grammaticali sulla pagine Linkedin o troppe foto scomode su Facebook o Instagram.

Risulta quindi fondamentale controllare le opzioni della privacy dei propri profili sociali e, nel caso di profili pubblici, limitare le foto delle follie della sera prima e mantenere tutto ad un livello professionalmente adatto”.

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Il mercato del lavoro secondo InfoJobs

Il mercato del lavoro secondo InfoJobs
Soft skills e formazione. Queste le chiavi per affrontare con successo la trasformazione digitale del mercato del lavoro secondo l’Osservatorio InfoJobs.

Nell’odierno mercato del lavoro sono soprattutto le soft skills e le competenze digitali ad acquisire un ruolo sempre più centrale nei percorsi di formazione professionale tenuti in più alta considerazione dai datori di lavoro. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio dell’Osservatorio InfoJobs, principale realtà italiana nel settore del recruiting online che, attraverso la voce di oltre 48.000 candidati e 595 aziende, fotografa una realtà nazionale nella quale l’andamento delle dinamiche di domanda e offerta di lavoro è sempre più guidata dal ruolo del digitale.

Lo sviluppo delle soft skills è riconosciuto sia dai candidati, sia dalle aziende come un aspetto di primaria importanza. Le competenze tecniche, per quanto rilevanti, rivestono invece un ruolo complementare rispetto a caratteristiche come la capacità di lavorare in gruppo e la proattività. Secondo il 67% dei candidati è infatti la voglia di imparare la caratteristica tenuta in più alta considerazione dalle aziende, seguita dalla capacità di lavorare in gruppo (66%), dalla flessibilità di ruolo e orari (50%) e, solo al quarto posto, da un bagaglio di competenze tecniche aggiornato (44%).

A conferma di questo trend i dati relativi alle aziende, per le quali sono autonomia e proattività le caratteristiche più importanti (58%), seguite da capacità di lavorare in gruppo (56%), voglia di imparare (55%), flessibilità di ruolo e orari (43%) e competenze tecniche aggiornate (42%).

Un altro aspetto fondamentale nella formazione di candidati e dipendenti sono le competenze digitali. Il 46% dei candidati ed il 57% delle aziende riconoscono infatti come il possesso di competenze aggiornate in ambito digitale sia fondamentale a prescindere dalle mansioni, dal grado di responsabilità o dal ruolo ricoperto in azienda. Solo per il 4% dei dipendenti ed il 5% delle aziende l’acquisizione di competenze digitali non è invece un aspetto di primaria importanza.

Emerge infine come non sia la grande multinazionale la dimensione professionale ideale per gli italiani alla ricerca di un lavoro

Dal sondaggio emerge inoltre come sia principalmente attraverso l’esperienza “on the job” che si acquisiscono le competenze necessarie ad affermarsi nel mondo del lavoro. Questo orientamento è confermato dal 65% dei candidati e dal 46% delle aziende, secondo cui è proprio l’esperienza maturata quotidianamente sul luogo di lavoro il percorso tenuto in più alta considerazione in fase di valutazione delle risorse da inserire nel proprio organico.

La formazione universitaria riveste in quest’ottica un ruolo del tutto secondario, con solo il 3% dei candidati e il 7% delle aziende che la indicano come prioritaria. Più efficaci, per i candidati, la formazione in azienda (19%) e i corsi di formazione erogati da enti esterni (13%), mentre per le aziende costituisce un requisito fondamentale la capacità di costruire un percorso di crescita coerente, a prescindere dal tipo di studi o dal tipo di esperienza maturata (41%). Meno considerate invece le esperienze all’estero, indicate solo dal 6% del campione come elemento differenziante.

“L’88% dei candidati e il 77% delle aziende utilizzano i portali online in fase di ricerca o selezione delle risorse da inserire in organico, a cui si affiancano il 62% dei candidati che utilizza siti mobile e app dedicate per la ricerca di lavoro – di cui viene apprezzata la fruizione rapida ed efficace in ogni momento della giornata – e il 61% delle aziende per cui la diffusione del mobile nel recruitment garantisce maggiore visibilità, a fronte di un’ottimizzazione di tempi e risorse” ha commentato Giuseppe Bruno, General Manager di InfoJobs.

Emerge infine come non sia la grande multinazionale e nemmeno l’azienda italiana che ha sfondato all’estero la dimensione professionale ideale per gli italiani alla ricerca di un lavoro, bensì una realtà solida a misura d’uomo come quello della piccola-media impresa, luogo di lavoro che piace al 41% dei candidati. Ancora maggiore (48%) la percentuale dei datori di lavoro che concordano essere questo l’aspetto fondamentale ricercato dai candidati nel nuovo impiego.

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