Servizio clienti: 3 strategie per rimanere competitivi

esperienza digitale dei clienti
Secondo il report 2022 CX Accelerator di Zendesk, il livello medio del servizio clienti è stallo, e persino le organizzazioni leader hanno difficoltà a soddisfare gli SLA e le aspettative di base dei clienti

“Considerate le condizioni di mercato attuali, caratterizzate da volatilità e incertezza, è difficile per le aziende pensare a nuovi investimenti nell’esperienza clienti (CX). La tentazione di mantenere lo “status quo” è forte, ma è meglio non farlo. Non possiamo infatti smettere di dare priorità alla CX e di investire in aree che possono influire sulla crescita dell’azienda. In questo momento così importante dobbiamo porre la nostra attenzione su come sostenere e coinvolgere il cliente in conversazioni orientate allo sviluppo di relazioni per offrire esperienze eccezionali”.

Inizia così il commento di Peter Lorant, Chief Operating Officer EMEA di Zendesk, a margine della presentazione del report 2022 CX Accelerator dell’azienda americana, realizzato intervistando quasi 5000 responsabili delle decisioni del servizio clienti di tutto il mondo. I principali dati emersi dal sondaggio sono:

  • Il 64% delle aziende afferma che il servizio clienti ha un impatto diretto sulle performance
  • Il 60% ritiene che il servizio clienti abbia un impatto sul mantenimento dei clienti
  • Il 49% afferma che il servizio clienti ha un impatto sulle entrate derivanti da cross-selling
  • Il 66% delle aziende segnala che i clienti hanno meno pazienza quando devono interagire con agenti o team di assistenza
  • Le aziende sono il 18% più propense a segnalare che la soddisfazione del cliente è leggermente o significativamente al di sotto delle aspettative

Sebbene le aziende intervistate si trovassero in fasi di maturità diverse della propria trasformazione CX e del percorso di crescita, sono emerse tre aree chiave di investimento:

Equilibrio tra intervento umano e automazione

Persone e bot possono collaborare? Assolutamente sì, e questo è l’approccio preferito da molti. Una strategia di assistenza bilanciata consente infatti al cliente di decidere come e quando interagire con l’azienda, se attraverso una conversazione con un agente o un’interazione con un bot automatizzato. Sebbene chatbot e intelligenza artificiale siano il futuro, la ricerca mostra che mettere in atto questa strategia può rivelarsi un’operazione complessa. Per offrire esperienze conversazionali, i leader devono capire quale sia il ruolo più giusto per i chatbot, come collaborare con il supporto degli agenti e quale sia il percorso ideale per il cliente.

Durante il primo anno della pandemia, solo il 52% delle aziende usava chatbot e trasferimenti agli agenti; oggi, quel numero è pari al 64%. L’89% dei team di assistenza/supporto vorrebbe inoltre che le interazioni con i clienti venissero percepite più come un’esperienza conversazionale e meno come una transazione. Occorre quindi creare un modello di interazione ibrido basato su chatbot + agenti, sviluppare prassi ottimali per il passaggio ai bot, la contestualizzazione della conversazione e così via e offrire esperienze conversazionali in grado di differenziare il brand dalla concorrenza.

Integrare i dati chiave da app e sistemi critici

Quando soluzioni di data point diverse non collaborano tra loro, tutta l’organizzazione si presenta come una serie di unità separate che limitano l’agilità aziendale e complicano la possibilità di generare ricavi da interazioni con l’assistenza. In termini di assistenza, una migliore collaborazione ottimizza il coinvolgimento del cliente in tutti i punti di contatto. Per quanto riguarda le vendite, la collaborazione offre agli agenti un nuovo canale per identificare opportunità di cross-selling e up-selling.

“Se identifichiamo, tracciamo e agiamo in base a metriche condivise, tutta l’azienda avrà clienti felici, potrà ridurre il tasso di abbandono e sviluppare relazioni durature. È necessario quindi offrire agli agenti le informazioni giuste nel momento più opportuno, integrarsi con l’ecosistema aziendale focalizzandosi sulla qualità dei dati e non sulla quantità, personalizzare i tipi di dati forniti agli agenti ed estrarre le informazioni più pertinenti per il cliente e per la conversazione in corso e, infine, presentare ai team una panoramica completa del cliente”, continua Lorant.

Trasformare il ruolo della CX investendo negli agenti

Il tasso di abbandono dei dipendenti aumenta e i KPI diminuiscono: non è una sorpresa se consideriamo che gli agenti sono sovraccarichi e oppressi da attività ripetitive. Sono stati anni difficili e gli agenti sono spesso eroi dimenticati, che cercano di risolvere i problemi e di accontentare i clienti. Secondo Titterton è necessario dimostrare empatia verso coloro che si trovano in prima linea e dotarli degli strumenti e della formazione di cui hanno bisogno per dare il meglio di sé. Si tratta di un aspetto fondamentale, poiché contribuisce a ridurre il tasso di abbandono dei dipendenti e a migliorare il supporto e la fidelizzazione dei clienti, oltre a espandere la presenza dell’azienda sul mercato.

Tramite l’attivazione di automazioni intelligenti e di processi dei flussi di lavoro, gli agenti possono migliorare le proprie competenze e risolvere problemi più complessi con un conseguente impatto positivo sui ricavi, come è emerso anche dai risultati del sondaggio:

  • L’83% dei dipendenti dell’assistenza/del servizio clienti viene formato o riceve indicazioni per individuare opportunità di vendita nelle interazioni con i clienti
  • Le opportunità migliori di cross-selling vengono dalla messaggistica social (41%)
  • L’importo totale che i clienti hanno speso negli ultimi 6 mesi ha registrato un aumento del 79%, rispetto al 70% del 2021

In questo ambito, le azioni da intraprendere sono: investire nella formazione degli agenti per aumentare il livello di soddisfazione professionale e offrire un’assistenza più empatica, condividere la conoscenza tra i dipartimenti e trasformare gli agenti in generatori di utili, consentendo loro di creare o assegnare i lead alle vendite.

Condividi:
 

Competenze tech: la continua sfida delle aziende nel reclutare talenti

La mancanza di candidati con competenze tech in ambito IT, cloud computing e IA sta ulteriormente aggravando i problemi di reclutamento e mentre la domanda digitale continua a crescere, le aziende ricercano talenti alternativi.

Secondo l’Equinix 2022 Global Tech Trends Survey, i leader IT di tutto il mondo sono seriamente preoccupati per la conservazione e l’assunzione del personale, con il 62% degli IT decision-maker che considera la carenza di personale con competenze informatiche come una delle principali minacce per la propria attività. Diverse aziende stanno cercando di ampliare il proprio bacino di talenti, inserendo candidati maggiormente diversificati attraverso iniziative di reclutamento alternative, ma i 2.900 intervistati da Equinix hanno riconosciuto che la velocità di trasformazione del settore tecnologico sta mettendo le aziende in difficoltà nel trovare persone con le giuste competenze per affrontare le sfide presenti e future.

Le preoccupazioni più comuni a livello globale riguardano da un lato la grande mole di candidature non supportate dalle adeguate competenze e dall’altro la fidelizzazione dei talenti attuali, come riportato dal 44% degli intervistati. Ma se i leader del settore IT prevedono che le carenze di competenze tecnologiche rimarranno simili in futuro, in tutto il mondo i dipendenti tecnologici più richiesti sono i tecnici IT (27%), gli specialisti di cloud computing (26%) e quelli indirizzati all’AI/machine learning (26%), insieme ad altre “competenze rare” che includono l’analisi dei dati (21%), la protezione dei dati (21%), lo sviluppo di software di sicurezza (19%) e l’analisi della sicurezza (18%).

In risposta alla carenza di competenze, molte aziende stanno lavorando duramente per riqualificare il personale proveniente da altri settori. Il 62% ha dichiarato di riqualificare lavoratori provenienti da settori simili, mentre il 34% sta cercando di rafforzare la propria forza lavoro con assunzioni da settori non correlati, anche alla luce dei recenti licenziamenti e dei diffusi piani di riduzione del personale, che spingono i lavoratori a cercare opportunità per migliorare le proprie competenze o carriere e che posizionano le aziende tecnologiche in una posizione ottimale per offrire opportunità di formazione e sviluppo con cui attrarre talenti.

Competenze tech

In quest’ottica, le fonti più comuni di lavoratori riqualificati sono l’amministrazione e il supporto alle imprese (36%), la finanza e le assicurazioni (33%) e coloro che tornano al lavoro dopo un periodo di assenza (30%). Questi lavoratori riqualificati tendono ad aiutare le aziende a colmare le carenze di competenze tecnologiche lavorando in ruoli di tecnico informatico (51%), cloud computing (36%) e analisi dei dati (35%). In questo scenario le aziende cercano di assumere anche attraverso programmi di istruzione superiore e di apprendistato. I leader del settore IT a livello globale hanno dichiarato che i principali modi in cui le loro aziende collaborano con gli istituti di istruzione superiore includono l’offerta di stage per studenti (42%), la gestione di programmi di formazione in collaborazione con gli istituti di istruzione superiore (41%), la partecipazione a fiere di carriera universitarie (37%) e la collaborazione a programmi di apprendistato (34%).

Secondo Brandi Galvin Morandi, Chief Legal and HR Officer di Equinix, “sono i set di competenze non corrisposti che ostacolano l’acquisizione di talenti nei team tecnologici a livello globale, perché c’è una generale mancanza di comprensione delle competenze specifiche necessarie per determinati ruoli. I potenziali candidati hanno bisogno di una migliore guida per quanto riguarda la formazione, la preparazione e le opportunità di lavoro”.

Eppure per Morandi “questa sfida offre al nostro settore l’opportunità di reclutare e sviluppare i talenti in modi diversi e questo è un aspetto che abbiamo cercato di superare negli ultimi anni. Riteniamo che le aziende debbano promuovere una roadmap progressiva di sviluppo dei talenti per i ruoli tecnologici, rivolgendosi sia ai candidati inesperti, sia a quelli già formati. Un’altra opportunità è rappresentata dai programmi di mentorship, che aiutano i potenziali candidati ad avere accesso a una rete consolidata per l’orientamento professionale, mettendo al contempo in contatto le aziende con i candidati più adatti a creare un solido pool di talenti”.

Aziende:
Equinix
Condividi: