Quando le riunioni inutili minano la produttività dei dipendenti

riunioni
Secondo il report Anatomy of Work di Asana, non solo i dipendenti partecipano a un maggior numero di riunioni, ma queste stanno diventando sempre più lunghe e improduttive.

Secondo l’ultimo report Anatomy of Work di Asana, le organizzazioni stanno raggiungendo un punto di svolta per quanto riguarda la produttività sul posto di lavoro: un gran numero di dipendenti afferma infatti che il loro tempo viene ancora speso per il “lavoro sul lavoro” piuttosto che per il lavoro strategico e qualificato per cui sono stati assunti. La ricerca comprende i risultati di un’indagine condotta su 9.615 knowledge worker negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Australia, in Francia, in Germania e in Giappone e cerca di scoprire alcuni dei maggiori ostacoli che devono affrontare sul posto di lavoro.

In media, gli intervistati hanno dichiarato che il lavoro sul lavoro occupa il 58% della loro giornata lavorativa, il lavoro specializzato il 33% e il lavoro strategico solo il 9%. Il cosiddetto lavoro sul lavoro, secondo Asana, è costituito da tutte le attività che si svolgono durante la giornata e che non sono il vero lavoro specializzato per il quale si è stati assunti, come l’analisi di marketing o la codifica. Si tratta invece di attività banali che la maggior parte delle persone ritiene siano parte integrante del lavoro.

Il maggior spreco di tempo continua ad essere rappresentato dalle riunioni inutili (3,6 ore a settimana per chi ricopre ruoli dirigenziali e 2,8 ore a settimana per i knowledge worker), una cifra cresciuta ulteriormente rispetto al rapporto dello scorso anno. I dirigenti hanno anche il 30% in più di probabilità di non rispettare le scadenze rispetto al lavoratore medio a causa di troppe videochiamate o riunioni.

Inoltre, non solo i dipendenti partecipano a un maggior numero di riunioni, ma queste ultime diventano anche più lunghe. L’indagine ha infatti rilevato che, rispetto a un anno fa, si dedica più tempo alle riunioni audio, video e di persona: il 32% afferma che le videochiamate occupano più tempo e il 22% afferma lo stesso per le chiamate audio. I knowledge worker intervistati per il report stimano inoltre che si risparmierebbero 4,9 ore a settimana se la loro azienda migliorasse i processi, ad esempio ottimizzando l’uso delle applicazioni. La ricerca ha rilevato che il numero medio di app utilizzate al lavoro è di 8,8 per i knowledge worker e di 10 per quelli di livello dirigenziale o superiore.

riunioni-ibride

La collaborazione rimane la chiave per incrementare la produttività e la crescita

Se da un lato le riunioni superflue hanno un impatto negativo sui lavoratori, dall’altro una strategia efficace di collaborazione trasversale offre chiari vantaggi sia alle organizzazioni, sia ai lavoratori. Il rapporto mostra infatti che le aziende che danno priorità alla collaborazione hanno maggiori probabilità di crescere e di aumentare i livelli di produttività e che, tra i dipendenti di quelle che Asana definisce organizzazioni collaborative, il 92% ha dichiarato che il proprio lavoro ha un valore, rispetto ad appena il 50% dei lavoratori di aziende con scarse pratiche di collaborazione.

Inoltre, il 79% dei lavoratori delle organizzazioni collaborative ha dichiarato di sentirsi ben preparato a rispondere alle sfide, mentre l’87% ha affermato che la propria organizzazione è in grado di soddisfare le aspettative dei clienti. In confronto, per i dipendenti di organizzazioni non collaborative, queste cifre si attestano rispettivamente al 20% e al 37%. Considerato l’attuale clima macroeconomico, la crescita è uno dei principali punti all’ordine del giorno per le aziende e il rapporto ha dimostrato che le organizzazioni che adottano strategie di collaborazione efficaci hanno maggiori probabilità di crescere rispetto a quelle che non lo fanno: il 55% contro il 25%.

Le organizzazioni collaborative possono anche beneficiare di livelli più elevati di fidelizzazione, soprattutto se i dipendenti ricevono obiettivi chiari e collegati agli obiettivi aziendali generali. Il rapporto ha dimostrato che l’87% dei lavoratori con obiettivi chiari ha dichiarato di potersi vedere al lavoro nella propria azienda per il prossimo anno, più del doppio di coloro che hanno dichiarato che la propria azienda non aveva obiettivi chiari.

L’attuale incertezza economica ha imposto alle aziende di reimmaginare il modo in cui i team collaborano per ottenere maggiore efficienza e crescita, ha dichiarato Anne Raimondi, Chief Operating Officer di Asana. “I leader hanno un impatto enorme sulla creazione di modalità di collaborazione più intelligenti e produttive per i loro team. Invece di aggiungere riunioni e app a dipendenti già sovraccarichi, possono scegliere di innovare e creare modalità asincrone e intenzionali di collaborazione e innovazione, sfruttando al meglio il tempo e il talento dei loro dipendenti e ottenendo risultati migliori per i loro clienti”, conclude Raimondi.

Condividi:
 

Settimana lavorativa di quattro giorni: chi la prova non torna indietro

Settimana lavorativa di quattro giorni
Il più grande studio al mondo sulla settimana lavorativa di quattro giorni ha rilevato che i ricavi delle aziende sono aumentati, mentre i giorni di malattia e il burnout dei dipendenti sono diminuiti.

La più grande sperimentazione al mondo di una settimana lavorativa di quattro giorni si è conclusa nei giorni scorsi e, come risultato, il 92% delle aziende che vi hanno partecipato ha intenzione di continuare con il programma di lavoro abbreviato perché i benefici sono stati evidenti. Lo studio, condotto su 61 aziende del Regno Unito e su circa 3.000 dipendenti, ha fornito risultati in gran parte coerenti con le prove esistenti di altri studi, “dimostrando ulteriormente i benefici di un lavoro a orario ridotto e incentrato sul rendimento”, si legge nella conclusione della ricerca.

Dopo la sperimentazione, 56 delle 61 aziende stanno continuando con la settimana di quattro giorni e solo due aziende hanno dichiarato che “sicuramente” non lo faranno, mentre altre tre prevedono di continuare, ma non lo hanno confermato. Il programma pilota, che è stato condotto dall’organizzazione no-profit 4 Day Week Global, dalla 4 Day Week Campaign del Regno Unito e dal think tank Autonomy, ha guidato le aziende e i loro lavoratori attraverso un test di sei mesi in cui i dipendenti hanno lavorato per 4 giorni (32 ore) a settimana a stipendio invariato.

Le aziende hanno valutato la loro esperienza complessiva con una media di 8,5/10, con un punteggio di 7,5/10 per la produttività e le prestazioni aziendali. È sorprendente che il fatturato aziendale, ponderato in base alle dimensioni delle aziende intervistate, sia rimasto pressoché invariato durante il periodo di prova, con un aumento medio dell’1,4%. Rispetto a un periodo analogo degli anni precedenti, le organizzazioni hanno però registrato un aumento medio dei ricavi del 35%, indice di una crescita sana durante la riduzione dei tempi di lavoro.

“Alcuni dei maggiori benefici della riduzione dell’orario di lavoro sono stati riscontrati nel benessere dei dipendenti”, conclude lo studio. “I dati prima e dopo mostrano che il 39% dei dipendenti era meno stressato e il 71% aveva ridotto i livelli di burnout alla fine della sperimentazione. Allo stesso modo, i livelli di ansia, stanchezza e problemi di sonno sono diminuiti, mentre la salute mentale e fisica è migliorata”.

Sebbene sia gli uomini, sia le donne traggano beneficio da una settimana di quattro giorni, l’esperienza delle donne è risultato generalmente migliore. “Questo vale per il burnout, la soddisfazione nella vita e nel lavoro, la salute mentale e la riduzione del tempo di pendolarismo” ha dichiarato Dale Whelehan, scienziato comportamentale e CEO di 4 Day Week Global. “È incoraggiante notare che l’onere dei doveri extra-lavorativi sembra essersi equilibrato, con un numero maggiore di uomini che si fanno carico dei lavori domestici e della cura dei figli”.

Il numero di persone che hanno lasciato le aziende durante lo studio è diminuito in modo significativo, con un calo del 57% nel corso della sperimentazione. Inoltre, il 15% dei dipendenti delle aziende partecipanti ha dichiarato che nessuna somma di denaro li indurrebbe ad accettare una settimana lavorativa di cinque giorni piuttosto che di quattro. “Per molti, gli effetti positivi di una settimana di quattro giorni valgono più del loro peso in denaro”, si legge sempre nel rapporto.

Global,Business,Concept.,Silhouettes,Of,Business,Person,And,Communication,Network.

Secondo un sondaggio globale del 2022 condotto da Gartner Research su 3.600 dipendenti, la settimana lavorativa di 4 giorni sembra essere il fattore di attrazione più popolare tra i “benefit nuovi e innovativi per reclutare talenti”. Inoltre, sempre secondo Gartner, il 63% dei candidati ha selezionato “una settimana lavorativa di 4 giorni a parità di stipendio” tra i primi cinque benefit che li attirerebbero in un posto di lavoro (questo numero sale al 74% per gli intervistati negli Stati Uniti).

“Guardando al futuro, le organizzazioni che cercano di distinguersi nel nuovo panorama dei talenti continueranno ad adottare un design del lavoro incentrato sull’uomo, in cui i dipendenti sono visti come persone, non solo come risorse, e a dare ai dipendenti l’autonomia, la flessibilità e la libertà di integrare il lavoro nella loro vita nel modo migliore che ritengono opportuno” ha dichiarato Caitlin Duffy, direttore della practice HR di Gartner. Tuttavia, poche organizzazioni stanno sperimentando o implementando la settimana lavorativa di 4 giorni. Alla fine di giugno 2022, infatti, solo il 16% delle organizzazioni intervistate stava prendendo in considerazione la settimana lavorativa di 4 giorni e solo il 5% l’aveva implementata.

La professoressa del Boston College Juliet Schor, principale ricercatrice dello studio sulla settimana lavorativa di 4 giorni, ha affermato che i risultati sono stati per lo più gli stessi, indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda, “dimostrando che si tratta di un’innovazione che funziona per molti tipi di organizzazioni. Ci sono anche alcune differenze interessanti”, ha dichiarato Schor in un comunicato. “Abbiamo scoperto, ad esempio, che i dipendenti delle organizzazioni non profit e dei servizi professionali hanno registrato un aumento medio maggiore del tempo dedicato all’esercizio fisico, mentre quelli del settore edile/manifatturiero hanno registrato le maggiori riduzioni di burnout e problemi di sonno”.

Altre metriche aziendali chiave hanno mostrato segni di effetti positivi. Oltre a un leggero aumento dei ricavi e a un minor numero di licenziamenti, si è registrata anche una riduzione del 65% del numero di giorni di malattia dei dipendenti, mentre per quanto riguarda i risultati ambientali lo studio ha mostrato che il tempo di percorrenza per gli spostamenti casa-lavoro è diminuito di mezz’ora a settimana nell’intero campione.

I risultati però non hanno convinto tutti. Charlotte Morris, avvocato di esphr (studio legale che si autodefinisce “un nuovo modello di diritto del lavoro”), ha affermato che, sebbene non ci siano dubbi sui benefici di una settimana più corta con stipendio pieno per i dipendenti e sulla fidelizzazione e l’assunzione del personale, per alcune aziende potrebbe essere un problema. Ha inoltre affermato che i sei mesi di sperimentazione non sono abbastanza lunghi per determinare i benefici a lungo termine di una settimana lavorativa di 32 ore.

Ad esempio, secondo Morris, le aziende dovranno capire in quali giorni della settimana i dipendenti non lavoreranno, cosa succederà ai lavoratori part-time che già lavorano con una settimana corta, come verrà calcolato il diritto alle ferie e quali modifiche contrattuali saranno necessarie. “Le aziende non possono semplicemente cambiare unilateralmente i termini contrattuali di una persona”.

“È sicuramente interessante vedere i risultati di un esperimento di questo genere, ma considerato il lungo periodo di tempo in cui lavoriamo, dalla fine degli studi fino all’età della pensione per la maggior parte di noi, una sperimentazione di sei mesi non è ancora abbastanza lunga per misurare realmente l’impatto di una settimana lavorativa più breve.Pertanto, i risultati devono essere presi con una certa cautela”, conclude Morris.

Condividi: