Al Cloud Summit, Google racconta il momento italiano della IA
La proliferazione di eventi locali delle multinazionali IT permette alle aziende di raccontarsi e incontrare clienti e partner in ogni singolo mercato, ma ha come contropartita il fatto che è raro che si trovino novità sostanziali nella linea di prodotti e servizi, che sono invece annunciati negli eventi globali o, al limite, europei.
Non fa eccezione il Google Cloud Summit che si è tenuto la scorsa settimana a Milano, nel quale gli annunci – con qualche eccezione – hanno ricalcato quelli fatti a Google I/O, ma che è stato comunque l’occasione per fare un riepilogo della strategia di Google Cloud e le iniziative specifiche per il nostro mercato, dove si sta sperimentando un forte interesse soprattutto verso le tematiche della sovranità dei dati e dell’intelligenza artificiale.
Per approfondire queste tematiche più locali, abbiamo incontrato Paolo Spreafico, Country Director of Engineering Italy di Google Cloud. Spreafico nell’ultimo periodo è stato anche Country Manager a Interim, ruolo dal 1 luglio ricoperto da Raffaele Gigantino, in arrivo da VMware, come abbiamo annunciato qui.
L’interesse delle aziende italiane per la IA
I dati delle ricerche fatte su Google dagli utenti italiani mostrano che quelle riguardanti la IA nei primi mesi del 2024 sono raddoppiate rispetto all’anno precedente, e sono sestuplicate negli ultimi due anni. Crescono soprattutto le ricerche orientate alla formazione su questo tema (+230%), esigenza che Google Cloud cerca di soddisfare mettendo a disposizione corsi per i professionisti che devono implementare e gestire soluzioni di IA e IA generativa, a partire dalla formazione generale sul machine learning fino alle applicazioni specifiche come l’elaborazione del linguaggio naturale o la computer vision.
L’interesse si traduce in un fermento da parte dei partner, che vedono l’opportunità di colmare il gap di competenze delle aziende sul territorio, e che hanno affollato un evento Partner Connect tenutosi il giorno precedente. Ma l’interesse per il mercato italiano si manifesta anche oltre confine. “Sta accadendo una cosa interessante, ci racconta Spreafico. Ricevo sempre più chiamate anche da aziende straniere che vedono il mercato italiano come molto attrattivo e vogliono investire sull’Italia. Magari non si tratta di player di grandi dimensioni, ma system integrator specializzati su competenze specifiche in campo AI”.
Cresce l’importanza del nodo di Torino
Per assistere i clienti ancor più da vicino e nello specifico, è stato creato a Torino, in collaborazione con TIM Enterprise, un Customer Innovation Center su cloud e IA per offrire supporto, formazione, opportunità di collaborazione e risorse incentrate sull’IA. Sempre in collaborazione con TIM Enterprise e con Intesa San Paolo, è stato inaugurato anche un Centro di Eccellenza sull’IA.
“Iniziative come il Center of Excellence o il Customer Innovation Center permettono di andare al di là della diffusione della conoscenza, e avere una comprensione concreta di ciò che effettivamente si può fare con la IA in specifici settori verticali per ridurre gli scarti di produzione, trasformare la customer experience, o implementare una smart city. Il tutto potendo toccare con mano alcune demo svilupate”, ci racconta Spreafico.
Sempre nella cloud region di Torino è ora disponibile la piattaforma Google Security Operations (ex Chronicle), rendendo possibile utilizzare i servizi SecOps senza che i dati debbano lasciare il data center. “Questo ci ha permesso di soddisfare gli elevati requisiti di governance e sovranità dei dati di un cliente come Fastweb, con cui abbiamo iniziato a lavorare per la prima volta”, racconta Spreafico.
“Le nostre region di Milano e Torino sono poi essenziali per fornire servizi cloud ad alte prestazioni e a bassa latenza, caratteristiche necessarie per offrire alle aziende la possibilità di allestire un sito secondario per il disaster recovery, mantenendo la residenza nazionale dei dati”, aggiunge.
La IA in un panorama sempre più regolamentato
Una delle demo presentate sul palco mostrava come un assistente virtuale costruito con Gemini potesse assistere gli impiegati di un istituto di credito nella raccolta di informazioni legate a una richiesta di finanziamento e alla valutazione delle offerte. Un caso d’uso che, se totalmente automatizzato, rientrerebbe probabilmente nelle applicazioni che l’AI Act definisce “ad alto rischio”, e quindi soggetta a limitazioni e ispezioni particolari.
Dalla approvazione dell’AI Act si percepisce qualche frizione dalle principali aziende tech, che in alcuni casi stanno limitando la propria offerta di soluzioni AI in Europa. Qual è la posizione di Google?
“Noi abbiamo sempre avuto un approccio molto responsabile alla tematica AI, e la sicurezza delle soluzioni è in cima alle preoccupazioni del nostro management. Abbiamo anche sempre avuto un atteggiamento collaborativo, cercando di abbracciare la regolamentazione più che contrastarla. Ci sono alcuni aspetti della normativa che possono essere perfezionati, e siamo a disposizione del regolatore per far sì che queste regolamentazioni non mettano a rischio la competitività delle aziende europee, continuando a garantire un approccio responsabile alla problematica”, conclude Spreafico.