All’Italia serve un sistema di formazione ICT diffusa: lo studio di Anitec-Assinform
Basta con lo skill shortage nel settore ICT. Anitec-Assinform continua la sua azione in questa direzione, presentando il positioning paper – La formazione delle competenze avanzate ICT: Linee guida per una Scuola diffusa. “Non vogliamo più lamentarci del gap di occupazione nel digitale”, ha detto Marco Gay, Presidente Anitec-Assinform; chiediamoci che Paese vogliamo essere: noi siamo a disposizione del Governo”.
Il paper, sviluppato da Rossella Cappetta (Professore di Organizzazione del Lavoro all’Università Bocconi) e Maurizio Del Conte (Professore di Diritto del Lavoro Università Bocconi) fa seguito al recente lancio del portale Fòrmati con noi.
Il paper, scaricabile qui, si muove su tre assi:
- awareness;
- strumenti e piattaforma (collaborazione e occupabilità);
- proposte di policy.
“Nel nostro Paese la formazione professionale non fornisce le competenze oggi richieste dal mercato del lavoro”, ha sintetizzato Maurizio Del Conte. “Abbiamo eccellenze, ma non sono diffuse, per cui il nostro obiettivo è la diffusione del sapere”.
Nell’ICT la formazione è più facilmente definibile
“La prima leva per la condivisione è la formazione, che non può prescindere da un compito specifico né dalle aziende”, ha affermato Cappetta. Lo studio parte da un assessment della situazione italiana, in particolare dalle 13 fondazioni ITS informatiche, elencando ciò che esiste e coinvolgendo le aziende.
L’analisi ha mostrato che i singoli istituti sono isolati, così come le poche aziende partecipanti collaborano in genere con un solo istituto. Le stesse osservazioni valgono per le analisi degli enti formativi.
E’ necessario cambiare rotta ed aumentare collaborazione e condivisione. La nuova strutturazione è stata cercata osservando i modelli in voga all’estero e sono stati selezionati due sistemi: l’azienda focale e il programma statale.
I nodi: ritardo del PNRR e della legge
Per il primo caso è di esempio Toyota, azienda di grande dimensione che forma non solo i suoi dipendenti, ma anche tutta la filiera.
L’impegno del policymaker è invece centrale nel Training Industry Program di grande successo negli States e in Germania. Parlando di Governo Lorenzo Malagola, Commissione Lavoro della Camera, ha aggiunto alcune considerazioni. Tra le questioni determinanti per il mercato del lavoro italiano oggi troviamo il lavoro povero -quello che rende meno del necessario per vivere-, la differenza tra domanda e offerta e l’importanza del lavoro anche come elemento esistenziale.
“Negli ultimi due anni le cose sono migliorate nei rapporti tra ITS e aziende”, ha aggiunto Roberto Sella, Direttore Generale Fondazione ITS Angelo Rizzoli e Coordinatore Rete ITS Lombardia. “Ora stiamo lavorando su percorsi certificati per cyber security e cloud”. Ma la vera sfida sarà sulla legge approvata in luglio, per la quale mancano ancora 19 decreti attuativi già in discussione. Per quanto riguarda le risorse, oggi lo Stato offre 48 milioni di Euro, e il resto proviene dalle Regioni. Il PNRR comprende 1,5 miliardi di euro in più rate, di cui i primi 500 milioni saranno per i laboratori.
In campo Apple, Cisco, Accenture
Quale sia il modello di riferimento, in Italia servono grandi aziende che guidino la formazione tecnica. “A Napoli aggiungiamo ai corsi tradizionali una formazione di 6/9 mesi con Apple, Cisco e Accenture”, conferma Giorgio Ventre, Professore Ordinario Università degli Studi di Napoli Federico II. A Napoli c’è infatti, tra le altre scuole organizzate da Aziende, la Apple Developer Academy.
“Le università ora offrono anche lauree professionalizzanti, triennali con tirocini al 50% del tempo”.
Oltre modello, condivisione e presenza delle grandi aziende, in Italia ci sono altri problemi. “Già nelle scuole dovrebbe esserci informatica diffusa, mentre l’informatica non c’è più, né come studio né come impiego”, riprende Ventre. I laureati in scienze dell’informazione primaria hanno competenze attuali e pratiche, perché nei programmi quasi non ci sono e loro raramente si preparano individualmente.
Un’altra carenza emersa è la scarsa partecipazione delle donne ai corsi d’informatica. In generale la loro preferenza va alle competenze più legate al corpo umano, il che amplifica lo specifico problema del numero di persone formate in ICT.