Rivoluzione “reskilling”: la pandemia accelera la formazione da remoto
Durante l’emergenza coronavirus l’aggiornamento delle competenze, il cosiddetto “reskilling”, è emerso come un fattore critico per i responsabili IT. E in conformità con le pratiche di distanziamento sociale, la formazione si è svolta e continua a svolgersi al 100% in remoto.
Le aziende stanno rafforzando le loro strategie di apprendimento virtuale per aumentare le competenze in data science, intelligenza artificiale, apprendimento automatico, cloud e altre tecnologie nelle quali è difficile trovare professionisti preparati. Per colmare questo divario, combinato con la rapida evoluzione delle tecnologie in grado di fornire un vantaggio digitale, le aziende stanno investendo nella formazione degli attuali dipendenti. L’obiettivo è preparare i lavoratori ad adattarsi al meglio alle mutevoli esigenze aziendali, e consentire così alle imprese di essere più competitive.
“La durata delle competenze digitali sta diventando sempre più breve”, afferma Daniel Jeavons, General Manager del programma di data science di Shell. “Adottando nuovi approcci alla formazione possiamo supportare le esigenze della nostra forza lavoro, mentre ci evolviamo per abbracciare nuove opportunità future”.
La paura e l’incertezza innescate dall’epidemia di Covid-19 hanno aumentato l’urgenza di investire sulla formazione dei dipendenti. Secondo un sondaggio condotto da Talent LMS, che ha coinvolto 282 dirigenti e responsabili delle assunzioni di diverse società, durante l’epidemia il 43% dei datori di lavoro ha aggiunto più corsi, materiale di formazione o utenti ai propri programmi di formazione.
Il successo dei MOOC
Organizzazioni come Udacity, Coursera e Udemy, i principali fornitori di massive open online course (MOOC), stanno vivendo un momento d’oro. Se un tempo i MOOC venivano considerati con scetticismo per la loro capacità di fornire un’istruzione di qualità, più recentemente le società Fortune 500 li hanno utilizzati perché offrono una formazione tecnica mirata, che i dipendenti possono applicare rapidamente al loro lavoro.
Udacity, per esempio, offre micro-percorsi chiamati “nanodegree” che “richiedono agli iscritti di completare corsi immersivi in competenze specifiche tramite un browser web”, spiega Gabe Dalporto, CEO di Udacity. “Il completamento dei corsi richiede circa un mese e di norma gli studenti dedicano da 10 a 15 ore di studio a settimana”.
Anche Daniel Jeavons di Shell è tra coloro che ha scelto Udacity. Migliaia di dipendenti della compagnia petrolifera hanno partecipato a tre Shell Nano Tracks, percorsi specifici creati in collaborazione con Udacity. I corsi offrono formazione virtuale per data engineer, data scientist e citizen data scientist. Shell offre inoltre ai dipendenti percorsi nanodegree di Udacity focalizzati su dati e intelligenza artificiale. L’apprendimento collaborativo online viene gestito da un Shell Nano Coach.
“Collettivamente, tale formazione aiuta i dipendenti ad approfondire le proprie conoscenze per stare al passo con gli ultimi progressi tecnologici nel loro campo, mentre i citizen data scientist possono creare soluzioni di intelligenza artificiale su misura per risolvere i problemi endemici della propria unità aziendale”, spiega Jeavons. Shell ha anche sviluppato un programma di apprendimento integrato sotto l’egida Shell.ai, in cui i partecipanti trascorrono dalle 12 alle 15 ore settimanali imparando ad applicare le abilità di sviluppo e AI, incluso ciò che hanno imparato dai corsi di Udacity, attraverso l’attività di Shell. La rete Shell.ai attualmente conta oltre 3.200 membri.
Le competenze sviluppate attraverso i corsi Udacity stanno migliorando la qualità e la velocità del completamento dei progetti in ambiti come la gestione degli asset (prevedere quando le apparecchiature di perforazione potrebbero rompersi), l’ottimizzazione dell’inventario, l’ottimizzazione dei processi aziendali, la sicurezza dei dipendenti e la fedelizzazione dei clienti. “I partecipanti hanno confermato che partecipare a questi corsi sta aumentando la loro soddisfazione sul lavoro e che ritengono che sia stato un ottimo investimento per la loro carriera”, afferma Jeavons.
Questo impegno ha assunto un’importanza ancora maggiore durante la pandemia, poiché la crisi ha colpito il settore energetico, diffondendo paure e dubbi tra i dipendenti del settore. Secondo Jeavons, l’epidemia ha incoraggiato i dipendenti a scegliere la formazione più adatta alle loro esigenze e ai loro orari. “La partnership tra Shell e Udacity è stata vantaggiosa”, aggiunge Jeavons. “Le persone che hanno lavorato da casa durante il lockdown hanno potuto dedicare più tempo alla formazione”.
La formazione come modello di business
Swamy Kocherlakota, CIO di S&P Global, sottolinea che il tempo risparmiato per gli spostamenti e l’incertezza sul futuro hanno spinto i 22.000 dipendenti dell’azienda a cercare di migliorare la loro esperienza professionale. Il programma di formazione EssentialTech 2.0 della società di servizi finanziari offre sette moduli di formazione – agile, DevOps, data science, cybersecurity, cloud, automazione e innovazione – offerti attraverso una serie di partner, tra cui MOOC e università.
L’agilità è emersa come un obiettivo critico per i dipendenti di S&P, in quanto è fondamentale per la direzione che la società sta prendendo nella sua trasformazione digitale. Ma il personale può scegliere la propria formazione. “Ogni dipendente può scegliere quale percorso seguire”, afferma Kocherlakota. “Da noi la formazione è vista come il modo in cui l’azienda fa business”, riferendosi alla cultura dell’apprendimento iterativo che S&P sta promuovendo. Ogni abilità acquisita è la base di quella successiva: i data engineer di oggi potrebbero diventare i data scientist di domani, che a loro volta diventeranno esperti di intelligenza artificiale.
Mentre la pandemia si diffondeva in tutto il mondo all’inizio del 2020, S&P ha sposato questi moduli con un programma di innovazione per offrire un “processo coinvolgente ed esperienziale“, in cui il personale applica le competenze acquisite nell’ambito di programmi cooperativi, gestiti da coach. Questa combinazione di formazione ed esperienza pratica ha riscosso successo tra i dipendenti. “Sono stati completati 120.000 corsi, pari a 63.000 ore nei moduli di formazione”, afferma il CIO di S&P.
Idealmente, questo rinnovato programma di formazione virtuale aiuterà S&P a uscire più forte dopo la pandemia. “Stiamo migliorando le competenze dei nostri dipendenti e investendo nell’innovazione dell’azienda”, dice Kocherlakota.
Corsi intensivi per la guida autonoma
BMW Group si sta trasformando in una società automobilistica basata non solo su competenze meccanica, ma anche in tecnologie basate sui dati. Per questo l’azienda ha collaborato con Udacity per “creare percorsi nanondegree in auto a guida autonoma, nonché in dati e analytics”, come spiega Friedrich Schweizer, manager di BMW specializzato in guida autonoma.
I corsi comprendono robotica, visione artificiale, apprendimento per rinforzo e altre discipline di intelligenza artificiale. “La collaborazione con Udacity sta aumentando il patrimonio di competenze degli ingegneri con conoscenze in analytics”, afferma Schweizer.
La società ha inoltre lanciato con Udacity il programma “AI for Leaders” per insegnare ai dirigenti aziendali i concetti fondamentali di intelligenza artificiale, come la terminologia, per aiutarli a comunicare con il proprio personale specializzato.
La formazione sta diventando una priorità
L’attuale richiesta di formazione e aggiornamento delle competenze non è soddisfatta solo dai MOOC. Altre aziende si stanno unendo alla corsa agli armamenti di upskilling. Per rispondere alla preoccupazione dei lavoratori in un momento in cui l’intelligenza artificiale e l’automazione stanno prendendo piede, Microsoft a giugno ha iniziato a fornire lezioni online gratuite e altre risorse rivolte a una potenziale platea di 25 milioni di persone.
La preoccupazione di perdere il lavoro a causa di un gap di competenze gap è pervasiva. Secondo un’indagine di KPMG, che ha coinvolto 800 leader tecnologici a livello globale, l’84% degli intervistati afferma che ha messo in atto programmi di upskilling per i dipendenti che saranno maggiormente colpiti dalle tecnologie emergenti.
Soprattutto, il diffondersi della formazione virtuale mostra che le aziende riconoscono che “le attuali competenze interne non si allineano con la strategia aziendale”, afferma Dalporto. “A ciò si aggiunge che il 70% delle aziende afferma che le lacune nelle competenze ostacolano l’innovazione“.