La pandemia Covid-19 e il PNRR come noto hanno fortemente accelerato la trasformazione digitale nella Sanità italiana, in particolare nei grandi ospedali, che spesso partono da dotazioni obsolete e molto eterogenee tra i vari presidi territoriali, con necessità quindi di ripensare le stesse infrastrutture informatiche di base.

Un esempio interessante in quest’ambito è quello dell’Asst Spedali Civili di Brescia, il cui CIO Fabio Marinoni alla tappa italiana dell’evento HPE Aruba “Atmosphere 2023” a Milano ha raccontato la riprogettazione dell’infrastruttura di networking e security dell’ospedale: un intervento che ha richiesto investimenti per diversi milioni di euro.

L’Asst Spedali Civili di Brescia è una realtà con un budget annuo di 830 milioni di euro, circa 7mila dipendenti, e 1550 posti letto, che eroga 5 milioni di prestazioni ambulatoriali l’anno in circa 40 sedi distribuite sul territorio. “Storicamente l’approccio all’ICT è stato incrementale e diverso tra le varie sedi, e questo nel tempo ha reso la fruizione delle soluzioni sempre più lenta”, ha spiegato Marinoni nella sessione plenaria dell’evento.

“A questo poi si è aggiunta la decisione di adottare modelli di cura sempre più distribuiti sul territorio e a domicilio, e il Covid, che ha lasciato in eredità la frustrazione di non poter rispondere subito alle esigenze improvvise. Da qui è nata l’esigenza di una profonda trasformazione digitale dei processi e della documentazione basata sulla business continuity, secondo principi di ridondanza dei sistemi, resilienza, capacità di gestire i picchi di domanda, in un’ottica sempre più distribuita sul territorio e hub&spoke”.

Con Marinoni e con Davide Agostinelli, Public e Commercial Tender Management Director di Project Informatica (il partner di HPE Aruba che ha supportato l’ospedale bresciano nel progetto), abbiamo approfondito alcuni aspetti delle tecnologie e delle motivazioni dell’iniziativa.

Quel è l’obiettivo di questo progetto dal punto di vista tecnologico?

Marinoni: l’esigenza era di riorganizzare i sistemi informativi di Spedali Civili, e siamo partiti dalla riprogettazione totale della parte di networking e security dell’ospedale, dal cablaggio – switching, distribuzione, accesso, e core – alla parte wi-fi, cioè il controller e 850 access point, compresa la parte di gestione di tutto questo in cloud con Aruba Central. A regime anche la parte di fonia convergerà su questa infrastruttura.

Agostinelli: inoltre è stata adottata la soluzione di policy management ClearPass, sempre di Aruba, che permette attraverso una dashboard unica la gestione di tipologie diverse di utenti – in questo caso pazienti, operatori sanitari, visitatori e studenti universitari – e la creazione di isole, cosa che prima era impossibile.

Questo assetto tecnologico, con Aruba Central e ClearPass, permetterà la gestione completa e in sicurezza delle reti di Spedali Civili, che è affidata a Project Informatica. Anche quando verrà aggiunta la parte IoT, che sarà l’altra evoluzione del progetto e riguarderà la strumentazione medicale: a quel punto gli oggetti dell’ospedale che si connetteranno in rete a regime saranno circa 10mila.

A parte HPE Aruba quali sono stati gli altri fornitori tecnologici del progetto?

Marinoni: le tecnologie HPE hanno costituito il grosso dell’intervento, ma abbiamo adottato anche altre tecnologie, per esempio di Fortinet. Abbiamo lavorato anche sulla sicurezza fisica, perché fino a poco tempo fa avevamo un single point of failure, e l’integrità di quel locale era indispensabile per l’intera rete. Adesso invece abbiamo dedicato degli altri spazi, antisismici e non attigui alle attività di degenza.

Mantenere la business continuity dei sistemi, nel momento in cui porto a lavorare 5500 persone sulla cartella clinica elettronica h24, con percorsi di emergenza urgenza che non possono essere fermati, è stato un punto di attenzione fondamentale. Con la cartella clinica elettronica la farmacoterapia del paziente è solo in digitale, e in casi come la terapia intensiva se il sistema va offline non lo posso più curare.

Qual è lo stato di avanzamento del progetto?

Marinoni: l’implementazione è partita a fine 2022, e a tappe stiamo implementando nei vari presidi, reparti, strutture ospedaliere. È una fase necessaria prima di implementare la nuova cartella clinica elettronica di degenza ed emergenza. Quindi una parte è già in funzione, altre se ne aggiungono man mano che vengono concluse le varie fasi.

È importante sottolineare che stiamo facendo tutto questo senza fermare l’attività quotidiana dei reparti: un approccio più complicato del classico “spengo, intervengo e riattivo”, ma assolutamente necessario soprattutto per i reparti di emergenza e urgenza e pronto soccorso.

Agostinelli: in un progetto così complesso e articolato, la collaborazione tra IT dell’ospedale, partner e vendor è decisiva. La parte di Aruba Central per esempio all’inizio non era prevista: c’è stata un’evoluzione progettuale ed è stata inserita anche questa piattaforma di network management cloud native, che ha importanti funzioni AI che ci aiuteranno a perfezionare il lavoro di gestione di reti così complesse.

A parte gli 850 access point di cui si è già detto, ci sono circa 700 switch, distribuiti sui vari presidi ospedalieri. Su questi facciamo monitoraggio 24/7 per 365 giorni l’anno perché se uno switch in un reparto non funziona, i pazienti non si possono curare al meglio. Su questo comunque l’ospedale è ulteriormente tutelato dalla totale ridondanza della parte di accesso, di distribuzione, di core. Abbiamo steso oltre 100 km di cavi.

Quante risorse sono state dedicate al progetto?

Agostinelli: noi di Project Informatica in fase progettuale abbiamo dedicato 5 persone circa, in fase implementativa siamo arrivati anche a 30 e oltre, dovendo cablare, gestire più presidi, più reparti e così via. I data center nuovi, che sono due, richiedono anche squadre di tecnici che non sono nostre, per condizionamento, collegamenti elettrici e così via. E poi almeno due persone di HPE Aruba, senza contare il loro backoffice.

Marinoni: nella parte IT dell’Asst Spedali Civili Brescia in generale siamo 27 persone: ho due collaboratori dirigenti, uno dedicato all’infrastruttura, l’altro alle applicazioni, e una serie di collaboratori, di cui quattro sulla parte data center e rete che interessa questo progetto.

Quali sono le “lesson learned” di questo progetto, gli aspetti che vi aspettavate più semplici o più problematici?

Marinoni: una condizione fondamentale è essere affiancati con convinzione dalla direzione e dalle varie parti, l’ufficio acquisti, l’economico finanziario. Senza questo non si va da nessuna parte. Poi è importante anche un partner che conosca bene il settore sanitario italiano la nostra specifica realtà, per calare la soluzione tecnologica nel nostro contesto nel modo migliore.

In questo caso specifico poi un aspetto critico non previsto è stato l’allungamento dei tempi di consegna dell’hardware per i noti problemi delle supply chain dei fornitori IT provocati dalla pandemia. È una variabile che non potevamo prevedere in fase di progettazione, ma è stata mitigata dalla collaborazione con il partner e il vendor.

Agostinelli: c’è un programma di canale che permette di avere in prestito gratuito degli apparati, che sono arrivati molto prima che finissimo il cablaggio della parte wi-fi e access point. Questo ci ha permesso di parallelizzare l’attività, e quindi partire subito anche se il prodotto definitivo non era disponibile. Questo non capita con tutti i produttori. In generale il vendor è stato disponibile, e il cliente è stato estremamente determinato nel perseguire i propri obiettivi rispettando le scadenze del progetto nonostante la nota complessità della burocrazia italiana.

Mi potete dare una dimensione finanziaria dell’investimento?

Marinoni: il finanziamento PNRR per la nostra Asst è noto pubblicamente, sono circa 19 milioni di euro. Questa parte ne vale circa un terzo, intendo la parte di digitalizzazione di primo e secondo livello. Va detto che arrivavamo da una situazione di estrema necessità, per pregresso storico e complessità. L’approccio incrementale utilizzato per anni, con continui interventi isolati su singole specialità e reparti, aveva creato una situazione estremamente eterogenea.

Agostinelli: questo è uno dei più importanti progetti a livello di sanità locale che ho mai visto in trent’anni che lavoro per la sanità. Va detto che Spedali Civili in questo caso ha ricevuto finanziamenti importanti, avevano una capacità di spesa che altre strutture non hanno mai avuto, soprattutto prima del Covid.

Foto di apertura: Roberto Ricca / Shutterstock.com