Il futuro dell’IT: i CIO delineano le priorità tecnologiche per il 2021-22
È un momento difficile per i leader IT che aiutano a ricostruire meglio le aziende, con alcune delle loro maggiori difficoltà che consistono nel trovare i lavoratori, le competenze e il budget per affrontare i nuovi carichi di lavoro.
Questo, almeno, è ciò che IDG Research ha scoperto nel suo studio appena pubblicato sulle priorità dei CIO. Lo studio, condotto nel maggio 2021, ha chiesto ai leader IT di una serie di settori le sfide che hanno dovuto affrontare e come sono cambiate le loro priorità di investimento mentre si preparano a quella che ora vediamo come la nuova normalità. Rispetto al primo anno della pandemia, il 50% dei leader IT prevedeva un aumento dei propri budget per l’anno fino a maggio 2022, con solo l’8% che si aspettava una diminuzione.
Nonostante questo ottimismo sul budget, il 49% dei leader IT ha citato la mancanza di budget come una delle principali sfide dell’anno, insieme alla carenza di personale, con il 47% che fatica a trovare le giuste competenze. I budget sono particolarmente ristretti nel settore dell’istruzione, dove il 62% dei leader IT considera il denaro una sfida importante, mentre trovare personale con le giuste competenze IT è stata una delle principali preoccupazioni per l’82% delle organizzazioni governative.
Rimedi per il lavoro a distanza e problemi di sicurezza
Sembra che i CIO abbiano superato una sfida che stavano affrontando nell’aprile 2020, quando IDG Research ha condotto il suo studio sull’impatto del COVID-19 sui CIO: la collaborazione remota. All’epoca, oltre i due terzi dei leader IT affermavano di aver bisogno di modernizzare o aggiornare la propria tecnologia di collaborazione.
Ora, gli strumenti di collaborazione sono una delle principali preoccupazioni per solo il 4% dei leader IT e la stragrande maggioranza si è adattata per svolgere la maggior parte degli aspetti del proprio lavoro in remoto. Solo l’1% ha citato la mancanza di capacità di formazione a distanza come una sfida significativa e solo il 4% ha citato l’incapacità di testare o valutare i prodotti mentre si lavora in remoto.
La sicurezza dell’azienda continua a essere una preoccupazione: il 25% dei leader IT ha affermato che le iniziative di sicurezza informatica come il monitoraggio della sicurezza in tempo reale e le indagini forensi erano le cose più importanti su cui stavano lavorando. È anche l’area in cui la maggior parte dei leader IT, il 65%, aveva in programma di aumentare la spesa. Solo l’1% ha pianificato di tagliare la spesa per la sicurezza informatica.
Nessun’altra attività si è avvicinata all’importanza della sicurezza: le successive più frequentemente citate sono state l’implementazione della tecnologia dell’esperienza del cliente (8%) e degli strumenti di BI o di analisi (7%), per i quali rispettivamente il 50% e il 51% intendevano aumentare la propria spesa.
Intelligenza artificiale tra presente e futuro
I CIO hanno anche riferito su cos’altro stanno lavorando e a cosa si preparano, classificando le tecnologie come qualcosa che stanno ricercando o sperimentando, che hanno in produzione in un reparto o a livello aziendale, che stanno perfezionando, o a cui semplicemente non sono interessati.
Gli argomenti di ricerca più popolari sono stati i dispositivi abilitati per il 5G, l’intelligenza artificiale, il machine learning e la blockchain, sebbene il 54% delle organizzazioni abbia affermato di non essere interessato a implementare effettivamente la blockchain in questa fase.
Segno della rapidità con cui l’intelligenza artificiale si sta evolvendo e permea molte aree dell’IT, il 21% delle organizzazioni sta già sperimentando tecnologie di intelligenza artificiale e ML e il 46% prevede di aumentare la propria spesa per esse (solo il 3% prevede di ridurre la spesa per l’IA).
L’anno scorso, l’intelligenza artificiale ha guidato l’elenco dei leader IT come tecnologia più rivoluzionaria, seguita da big data e analitycs. Questa volta, i big data hanno preso il comando, con l’infrastruttura cloud legata all’IA per il secondo posto. I database cloud e il software-as-a-service non sono molto indietro. Molte aziende hanno già spostato le loro operazioni IT nel cloud dall’inizio della pandemia, ma molte altre devono ancora apportare il cambiamento. Significativamente, l’area del budget che più probabilmente verrà ridotta sarà quella delle app aziendali on-premise.
Automazione: il quadro generale
Nonostante la carenza di lavoratori citata da molti leader IT, l’RPA (automazione dei processi robotici) non sta ricevendo molta attenzione dai dipartimenti IT. Non c’era interesse da parte del 41% dei CIO, con quella cifra che è salita al 58% di manager e supervisori e al 75% del personale IT. Le organizzazioni più piccole mostrano ancora meno interesse per l’RPA rispetto a quelle più grandi e le società di servizi meno dei produttori. L’area in cui l’RPA sta attirando la minor attenzione da parte dei leader IT è quella governativa, dove il 73% afferma di non avere alcun interesse in essa, con il restante 27% equamente suddiviso tra ricerca, sperimentazione di iniziative RPA dipartimentali e messa in produzione.
Ma forse questo “disprezzo” per l’RPA, che in genere automatizza solo pochi semplici passaggi in un processo, è dovuto al fatto che i responsabili IT hanno sotto gli occhi un quadro più ampio: la gestione dei processi aziendali (BPM) o l’automazione del flusso di lavoro. BPM è già sul radar per il 25% di loro, in fase pilota per il 21% e in produzione in una business unit o a livello aziendale per il 27%. Per il 6% dei leader IT, il BPM era il singolo progetto tecnologico più importante su cui stavano lavorando.
Le organizzazioni più grandi sono le più avanzate nell’implementazione del BPM, con la maggiore diffusione nelle organizzazioni governative e quella minore nell’istruzione e, ancora una volta, nei settori dei servizi.
Affrontare la carenza di competenze
Abbiamo visto in precedenza che la carenza di competenze e manodopera è tra le maggiori sfide che i team IT devono affrontare. Per superare questo problema, i leader IT si stanno rivolgendo a una varietà di strategie. Poco meno della metà delle aziende ha provato ad assumere nuovi dipendenti a tempo pieno e una su dieci ha assunto part-time.
Circa un terzo sta stipulando contratti con i gig worker e un quarto sta cercando fornitori di servizi gestiti per sostenere il carico. Prevedibilmente, tuttavia, la carenza di manodopera disponibile sta costringendo le aziende a rivolgersi verso l’interno per trovare le competenze necessarie, con il 75% delle PMI e il 67% delle imprese che aggiornano il personale esistente per soddisfare la domanda. La riqualificazione, ovvero un modo per ridistribuire lavoratori di talento le cui competenze vengono rese obsolete da tutte quelle tecnologie dirompenti, è arrivata seconda (nel 63% delle PMI e nel 55% delle grandi imprese).