Il CEO di Amazon Andy Jassy ha recentemente comunicato ai dipendenti che dal prossimo anno sarà richiesta la presenza in ufficio 5 giorni a settimana. Un sondaggio condotto tra oltre 2.500 dipendenti Amazon sulla piattaforma Blind, un forum online per lavoratori tech verificati, ha rivelato una forte opposizione a questa decisione che va nettamente contro lo smart working.

I risultati mostrano infatti che il 91% degli intervistati è contrario al ritorno in ufficio a tempo pieno, mentre il 73% sta considerando di cambiare lavoro a causa di questa direttiva. Il 32% ha dichiarato di conoscere qualcuno che si è già dimesso e l’80% conosce persone che stanno valutando di farlo.

Le principali preoccupazioni espresse dai dipendenti sono tre e riguardano:

  • L’impatto sulla vita familiare, specialmente per chi è stato assunto con contratto remoto e vive lontano dagli uffici
  • Il rischio di trasferirsi per poi essere potenzialmente licenziati nei mesi successivi
  • La percezione di una ridotta qualità della vita dovuta al pendolarismo quotidiano

Inoltre, sembra che questa policy contro lo smart working stia influenzando negativamente anche il processo di reclutamento di Amazon. Alcuni candidati avrebbero infatti ritirato la propria candidatura dopo l’annuncio, causando difficoltà nel reperire nuovi talenti. Tuttavia, ci sono anche voci dissenzienti che sottolineano come il lavoro in ufficio fosse la norma pre-pandemia e che i dipendenti non dovrebbero lamentarsi di un ritorno alla normalità.

Alcuni ipotizzano che questa mossa potrebbe essere una strategia per ridurre il personale in modo indiretto. Se così fosse, sarebbe però una mossa molto rischiosa perché potrebbe portare all’esodo proprio le persone più competenti, che più facilmente possono ricollocarsi in altre aziende con policy più permissive sul lavoro remoto, lasciando contemporaneamente in azienda i dipendenti che non vorrebbe nessuno.

smart working amazon

Amazon non è comunque l’unica multinazionale a richiedere una maggiore presenza in ufficio, anche se la sua politica risulta essere tra le più rigide nel settore. Dell ad esempio ha dichiarato proprio ieri che a partire dal 30 settembre i dipendenti del team di vendita globale che possono lavorare dagli uffici dell’azienda dovranno farlo cinque giorni alla settimana, rispetto ai tre della policy precedente. Il cambiamento, come si legge nella nota dell’azienda riportata da Reuters, serve a sfruttare l’ambiente collaborativo e a “far crescere le competenze” che richiedono la presenza del team in ufficio.

“I membri dei team di vendita remoti che non possono recarsi in un ufficio Dell devono continuare a lavorare in remoto”, ha aggiunto Dell, che ha inoltre annunciato per le prossime settimane il rilascio di ulteriori informazioni sui lavoratori a distanza.

Infine c’è il produttore e sviluppatore di videogiochi Ubisoft, colosso mondiale del settore alle prese con una difficile situazione finanziaria che ha annunciato l’implementazione di un modello di lavoro ibrido per tutti i suoi dipendenti a livello globale, richiedendo la presenza in ufficio per almeno tre giorni a settimana. Questa decisione, già adottata da circa un terzo dei dipendenti negli ultimi anni, verrà ora estesa a tutte le divisioni dell’azienda.

Marie-Sophie de Waubert, Chief Studios & Portfolio Officer di Ubisoft, ha sottolineato che l’azienda non tornerà a un modello completamente in presenza, riconoscendo i vantaggi del lavoro ibrido in termini di flessibilità e equilibrio vita-lavoro. Tuttavia, Ubisoft ritiene che la presenza in ufficio favorisca una collaborazione più efficace, faciliti la risoluzione dei problemi e migliori l’apprendimento, specialmente per i nuovi assunti.

La data di inizio di questa politica varierà a seconda delle sedi locali. Ubisoft segue così altre aziende del settore gaming, come Techland e Rockstar, che hanno recentemente implementato politiche simili di ritorno in ufficio.