I data center si moltiplicano dal nord al sud. E per alimentarli, Amazon vara l’opzione nucleare
Anche in seguito all’esplosione dell’IA generativa, con tutto quello che questa tecnologia comporta per consumi e quantità di dati da gestire, anche in Italia c’è sempre più “fame” di data center e sono numerosi i progetti da nord a sud in tal senso.
A Milano, ad esempio, secondo Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A, si prospetta la necessità di triplicare la potenza elettrica per soddisfare la domanda dei numerosi data center legati allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Attualmente il picco di potenza elettrica a Milano arriva a 1,7 gigawatt, mentre con l’arrivo dei nuovi data center la richiesta salirà fino a 4 gigawatt.
Questa crescente domanda è una delle conseguenze dello sviluppo delle tecnologie di intelligenza artificiale come ChatGPT, che come ha sottolineato Mazzoncini consuma tre volte l’energia che Google impiega per fornire la stessa risposta. Una prospettiva decisamente allarmante in termini di consumi energetici.
Tuttavia, c’è almeno un aspetto positivo legato all’arrivo dei data center, che producono ingenti quantità di calore di scarto derivante dall’elaborazione dati che potrebbe essere recuperato e riutilizzato per il riscaldamento domestico attraverso il teleriscaldamento. Secondo Mazzoncini, questa soluzione diventa particolarmente interessante con la generazione 4.0, che prevede data center installati in prossimità delle città per ridurre i ritardi di trasmissione dati.
A2A sta quindi lavorando per chiudere accordi con tutti i nuovi data center che arriveranno a Milano, con l’obiettivo di recuperare il calore di scarto e immetterlo nella rete di teleriscaldamento cittadina. In questo modo, a seconda delle dimensioni delle singole strutture, si potranno riscaldare da 3-4.000 fino a 15.000 famiglie in modo sostenibile e decarbonizzato, sfruttando un’energia altrimenti sprecata.
Non c’è però solo il nord. Il più grande data center del Mezzogiorno d’Italia sarà realizzato a Caserta (che ospita già il data center Data Felix) da Dba Group per Data for Med (Mediterranean Digital Hub) e, una volta completato, occuperà un’area di 60.000 mq con una capacità di carico IT di 22,5 MW. Nella prima fase sarà realizzato il primo data center del campus. Questo edificio avrà tre sale dati standard con raffreddamento ad aria (una per piano) per un totale di 4.800 mq e 7,5 MW di capacità IT, oltre a locali tecnici, uffici e un’area per apparati con raffreddamento a liquido e a immersione.
Dba Group utilizzerà la metodologia BIM (Building Information Modeling) per integrare tutti gli aspetti progettuali in un unico modello digitale, con l’obiettivo di fornire al committente un vero “digital twin” dell’infrastruttura, estendendo l’uso della modellazione 3D anche alle fasi di gestione e manutenzione dell’opera.
Un’altra recente notizia riguardante i data center arriva da Amazon Web Services (AWS), che ha acquisito per un totale di 650 milioni di dollari Cumulus, il campus di data center di Talen Energy presso una centrale nucleare in Pennsylvania. Il campus, delle dimensioni di 1.200 acri, trae energia dalla Susquehanna Steam Electric Station (SSES), la vicina centrale nucleare (una delle più grandi degli Stati Uniti) da 2,5 GW di Talen Energy, che agli inizi del 2023 ha completato la prima struttura hyperscale da 48 MW e 28.870 m², insieme a una struttura separata per il cryptomining che però non rientra nell’acquisizione di AWS.
Talen ha dichiarato che AWS intende sviluppare un campus di data center da 960 MW e, secondo l’accordo, fornirà anche energia ad AWS tramite un contratto di acquisto di energia (PPA) di 10 anni dal sito di Susquehanna.