Microsoft si unisce al CISPE: se non puoi batterli, fatteli amici

Microsoft, non senza sorprese, è destinata a diventare il 39º membro del CISPE (Cloud Infrastructure Services Providers of Europe), nonostante le controversie legate alle sue pratiche di licenza ritenute anti-competitive. La decisione è stata approvata dal consiglio direttivo del CISPE composto da dieci membri, sebbene non all’unanimità. AWS, uno dei principali critici di Microsoft, ha votato contro l’ingresso ma è stato superato dalla maggioranza.
Microsoft ha accolto con favore l’ammissione come membro aderente senza diritto di voto (status che ne riduce la capacità di influenzare direttamente le politiche del CISPE), affermando di voler costruire una partnership costruttiva con i fornitori europei di cloud.
Questo ingresso è decisamente inatteso perché avviene in un contesto segnato da tensioni. Nel 2022, CISPE e AWS avevano criticato duramente le politiche di licenza di Microsoft, accusandola di applicare costi fino a cinque volte superiori per eseguire i suoi software su cloud non-Azure. Un atteggiamento che aveva portato prima a un reclamo formale presso la Commissione Europea e successivamente a un accordo confidenziale, che prevede il pagamento fino a 30 milioni di euro, un potenziamento di Azure Local (ex Azure HCI Stack) e una sospensione per due anni degli audit di licenza Microsoft.
Nonostante l’accordo, l’ingresso di Microsoft ha generato polemiche all’interno del CISPE. Alcuni membri temono infatti che l’associazione stia diventando una “pedina” per il colosso di Redmond, mentre altri vedono l’ingresso come un’opportunità per monitorare meglio il rispetto degli impegni presi da Microsoft.
Inoltre, la presenza di Microsoft e AWS nell’associazione solleva dubbi su quanto il CISPE possa effettivamente rappresentare i fornitori europei più piccoli. Dubbi che sarebbero ulteriormente cresciuti se anche Google Cloud fosse entrata nell’associazione; in realtà, ci aveva anche provato, ma lo scorso anno le sue proposte erano state respinte e alla fine Google Cloud è entrata nella Open Cloud Coalition, piattaforma criticata da Microsoft come una lobby contro le sue politiche di licenza.