HPE e la seconda generazione degli Innovation Lab
Smart working, mobile engagement, intelligenza artificiale, data analytics. Sono alcune delle tecnologie presenti negli Innovation lab di Hpe che, dopo un paio d’anni di lavoro, passano ora alla fase due. In questi ultimi tempi, infatti, l’Italia si è riempita di centri per l’innovazione. I provvedimenti per l’Industria 4.0 hanno avuto il merito di dare il via all’apertura di nuovi hub di trasferimento tecnologico sul territorio nazionale, che hanno contribuito a spingere le aziende verso il digitale.
Oltre a quelli realizzati da Confindustria, anche aziende come Hpe hanno deciso di praticare “l’innovazione a km 0 vicino alle imprese”, come ha sottolineato Stefano Venturi, Corporate VP, Presidente e AD di Hpe Italia. Nascono così gli Innovation lab per sostenere lo sviluppo di quelle “multinazionali tascabili”, come sono state definite, che rappresentano un tassello importante del sistema industriale italiano.
La domanda interna non funziona ed è l’export che sostiene i conti, per questo bisogna lanciarsi nella competizione globale sapendo che, ancora di più, c’è bisogno di un diverso approccio tecnologico rispetto al passato. “Le Pmi sopravvissute alla crisi del 2008 si sono trasformate in mini multinazionali o esportatori che si confrontano con le eccellenze a livello mondiale e hanno bisogno di cogliere immediatamente i frutti delle nuove tecnologie. Per farlo in modo capillare abbiamo pensato agli Innovation Lab. Per questo nel 2017 a gennaio abbiamo lanciato la prima fase. Dopo di noi sono arrivati quelli di Confindustria.
Abbiamo lavorato con i partner più innovativi e investito circa dieci milioni in due anni con una ventina di aziende per portare le tecnologie più innovative vicino ai clienti”. In questo modo Hpe ha conosciuto meglio i propri clienti che nel tempo hanno dimostrato di avere bisogno di soluzioni più sofisticate. “Abbiamo capito che dovevamo alzare l’asticella – prosegue Venturi – e selezionare i partner che avevano intenzione di fare un ulteriore salto di qualità. Si apre quindi questa seconda fase che prevede una maggiore profondità del lavoro di creazione di soluzioni e applicazioni e attrazione di un ecosistema attraverso la collaborazione con università e startup perché ogni lab diventi il centro di un ecosistema”.
Sei partner (Acs, Cdm, Harpa Italia, Sistemi Hs, Tt Tecnosistemi e Var Group) hanno aderito al nuovo step e altri sono in arrivo. Per i prossimi 12 Hpe ha in programma otto milioni di investimento. “Lo facciamo – conclude Venturi, che ricorda come questa sia una iniziativa autonoma della filiale italiana – perché crediamo che per essere influenti l’innovazione deve essere portata sul territorio. Vogliamo cogliere il momento del bisogno di innovazione del Paese perché quello che stiamo facendo lascerà il segno nei nostri bilanci e dei partner, ma anche nell’accelerazione delle Pmi italiane”.
Il tutto con un buon riflesso sui conti di Hpe e dei partner visto che, come sottolinea il Channel & Alliance Sales Director Paolo Delgrosso, il fatturato c’è stato e con i partner del lab siamo cresciuti “a due digit”. Centinaia di clienti hanno frequentato i lab per workshop e seminari e i deal chiusi dai partner sono spesso partiti con una visita al lab.
“Per la seconda fase però abbiamo dovuto capire trend ed esigenze, come soluzioni e partner, mettendo al centro le competenze delle terze parti su alcuni temi al di là del km 0, coinvolgendo anche altri vendor. Da presentazione di tecnologie hardware e risoluzione di progetti siamo passati a mostrare quale tipo di soluzioni siamo in grado di mettere in piedi anticipando le necessità dei clienti”. Per quanto riguarda i distributori, Tech Data, Computer Gross ed Esprinet, invece non sono previsti grandi cambiamenti. Continueranno nella loro opera di supporto ai partner.