Iconsulting, “puntiamo a primeggiare nell’analytics consulting in Italia”
“Potenziare le aziende clienti valorizzando il principale e più abbondante asset del mercato odierno: i dati”. Così presenta la propria mission Iconsulting, società di consulenza e system integration che non a caso si definisce “data driven transformation company”.
Fondata vent’anni fa da un gruppo di ricercatori universitari a Bologna, e arrivata a oltre 1000 progetti realizzati presso 150 clienti – tra cui Barilla, Calzedonia, Coop Italia, Diesel, Ducati, Sky Italia, Technogym – Iconsulting nel 2020 ha registrato importanti novità. Tra queste la nomina ad amministratore delegato di Giovanni Ciarlariello – proveniente da Sky Italia, dove era Chief Media Digital and Data Officer, e con esperienze manageriali in Google, ING Direct e McKinsey – e l’assegnazione da parte di Amazon Web Services dell’AWS Award 2020, insieme ad altri quattro partner italiani. Di tutto questo abbiamo parlato con Alfredo Formisano e Riccardo Piva, rispettivamente Senior Manager e Industry Leader per il settore manifatturiero, e Alliance Manager di Iconsulting.
Quali sono i principali numeri e aree di attività di Iconsulting oggi?
Il core business è nelle soluzioni di analytics e advanced analytics. Lavoriamo per lo più sul mercato italiano, con qualche progetto all’estero, soprattutto nel Regno Unito, e con clienti per lo più medi e grandi. A oggi siamo circa 240 consulenti, il fatturato l’anno scorso è stato di 24 milioni di euro, il quartier generale è a Bologna, con altre sedi a Milano, Roma, e sede commerciale a Londra. Non abbiamo una industry di riferimento, lavoriamo per tutti i settori, e negli ultimi 2 anni abbiamo sviluppato competenze di eccellenza negli ambiti blockchain, object detection, e image recognition.
Quali sono i vostri principali obiettivi strategici per il 2021?
La cosa più importante è la nomina dell’amministratore delegato. Questa è un’azienda non grande, ma abituata a lavorare con aziende grandi e l’obiettivo è sempre stato di eccellere in alcuni specifici ambiti. Quindi su una base di ottime competenze tecnologiche si innesta ora un management strutturato con piani strategici a 3 e 5 anni con cui vogliamo darci una organizzazione più strutturata, e accelerare crescita e investimenti. Per crescita si intende un 20-25% annuo, rispetto al 15-20% degli ultimi anni. Gli investimenti per noi significano soprattutto competenze da acquisire sul mercato, assunzioni su vari livelli. L’obiettivo ultimo è diventare il punto di riferimento nel panorama delle realtà italiane di analytics consulting.
Ci sono dei particolari settori o aree tecnologiche su cui state puntando di più?
Sui sistemi analitici tradizionali, data warehouse e business intelligence, che in questo periodo vengono trasportati da architetture on-premise al cloud, siamo fortissimi: buona parte del business si basa su questo. Poi c’è l’area big data e advanced analytics, che svilupperemo basandoci sulle tecnologie AWS e cercando di creare delle eccellenze, per esempio manifatturiero, customer data platform, unica vista del consumatore finale, image recognition. L’azienda ha sempre dato molta importanza alla crescita organica, ma ci sono aree in cui non ci si può inventare esperti in poco tempo, e quindi dovremo fare investimenti. Quanto ai settori, il mercato parla chiaro. In questo momento banche, assicurazioni e farmaceutico sono quelli che offrono maggiori opportunità. Sono mercati che già presidiamo, ma dove possiamo ancora crescere in modo importante.
Quanto conta il cloud nel business di Iconsulting?
Lavoriamo sulle principali tecnologie di mercato, sia on-premise che cloud, ma il cloud incide per circa l’80% sul nostro business. Nel cloud i tre partner principali sono AWS, Microsoft Azure, e Google, con incidenze rispettivamente di circa il 50%, il 40% e il 10% di questa parte del business.
A proposito di AWS, come avete ottenuto l’award come Social Impact Partner 2020 per l’Italia?
L’abbiamo ottenuto grazie alla nostra soluzione di Object Detection, che permette di monitorare il distanziamento tra le persone e ridurre il rischio di contagio da Covid-19 in luoghi pubblici e di lavoro, individuare eventuali aree critiche e progettare adeguatamente gli spazi. È sviluppata e integrata totalmente con i servizi AWS, ed è stata implementata in CeMeDI, un centro medico privato specialistico e diagnostico di Torino. È una soluzione che nasce da lontano, dalla nostra esperienza di sviluppo di soluzioni di image recognition per il monitoraggio delle macchine in ambito manifatturiero, iniziata anni fa. Poi abbiamo investito per convertirla all’uso per l’emergenza sanitaria e abbiamo ricevuto importanti riscontri da diversi clienti.
Ci sono molte soluzioni oggi per la messa in sicurezza dei posti di lavoro attraverso le telecamere, ma la nostra usa il dato in un modo più aperto. La telecamera traccia tutto ciò che c’è all’interno dello spazio che sta monitorando – ambiente produttivo, ufficio, ospedale – e crea uno storico di dati che può essere usato per ottimizzarne il layout e il design.
Quale importanza ha per Iconsulting il fare parte dell’ecosistema italiano di AWS?
In questo momento abbiamo almeno 30 persone che stanno lavorando a progetti basati su tecnologie AWS a tempo pieno, e altri a tempo parziale. Proprio in questi giorni stiamo avviando un piano di certificazioni e upgrade: prevediamo di arrivare a 20-25 persone certificate entro l’anno rispetto alle circa 10 che abbiamo oggi. Uno dei punti positivi della partnership con AWS è il rapporto continuo. Strumenti come l’APN Partner Portal, al quale in Iconsulting accedono tutti coloro che sono coinvolti in progetti su tecnologie AWS, ci permettono di essere sempre aggiornati sia a livello tecnologico che metodologico. E poi c’è il contatto diretto con i vari solution architect o account manager di AWS Italia, che ci aggiornano non solo sui progetti ma sull’evoluzione del mondo dati in ambito cloud.Una cosa particolarmente apprezzabile di questa partnership è che non c’è una pressione sull’overselling da parte di AWS, non bisogna per forza vendere a tutti i costi. Lavorando anche con altri vendor sappiamo che questa cosa non è scontata.
Potete citare un vostro progetto recente particolarmente innovativo?
Uno dei progetti più avanzati dell’ultimo anno ha riguardato un’importante multinazionale di elettrodomestici che da circa un anno ha riportato buona parte della sua produzione in Italia, e anche il quartier generale europeo, per sviluppare una business unit dedicata all’IoT. L’idea è di inserire una serie di sensori negli elettrodomestici, che inviano dati a una piattaforma AWS: un’enorme mole di dati su cui basare dei sistemi di analytics avanzati. Sistemi che monitorano l’utilizzo reale degli elettrodomestici per guidare il marketing e la ricerca e sviluppo, ma anche sistemi che ne analizzano il funzionamento per offrire servizi di manutenzione predittiva. Questo è possibile perché oggi siamo in grado di trattare enormi moli di dati destrutturati per produrre analisi che generano output comprensibili al decisore.