Al processo antitrust contro Google, Satya Nadella attacca lo strapotere della grande G
Nella sfrenata corsa delle big tech per accaparrarsi le grandi quantità di contenuti necessari per addestrare i modelli di intelligenza artificiale, il CEO di Microsoft, Satya Nadella, si è lamentato del fatto che Google sta monopolizzando il mercato con accordi costosi ed esclusivi con i grandi produttori di contenuti.
Testimoniando nel processo proprio contro Google (il primo caso di antitrust di rilievo intentato dagli Stati Uniti dopo la causa contro Microsoft nel 1998), Nadella ha dichiarato che gli sforzi dei giganti tecnologici per costruire librerie di contenuti per addestrare i loro grandi modelli linguistici ricordano le prime fasi degli accordi di distribuzione.
Gli accordi di distribuzione sono al centro della lotta antitrust del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti contro Google. Il governo sostiene che Google, che detiene circa il 90% del mercato della ricerca sul web, paga illegalmente 10 miliardi di dollari all’anno ai produttori di smartphone come Apple e ai carrier wireless come AT&T e altri per essere il motore di ricerca predefinito sui loro dispositivi.
Nadella sostiene che per creare modelli avanzati di intelligenza artificiale sono necessari potenza di calcolo, o server, e dati per addestrare il software. Se per i server Microsoft ha ben pochi problemi (pensiamo all’infrastruttura di Azure), per i dati il discorso è ben più problematico, soprattutto se altre aziende come Google stipulano accordi esclusivi con i grandi produttori di contenuti.
Nadella ha poi precisato che Microsoft ha cercato di rendere Bing il motore di ricerca predefinito sugli smartphone di Apple, ma il tentativo non è andato a buon fine. Addirittura, il CEO di Microsoft ha ammesso che sarebbe stato disposto anche a perdere 15 miliardi di dollari all’anno e a nascondere ogni riferimento a Bing se ciò fosse servito a renderlo il motore di ricerca predefinito su iOS. A questo punto del processo John Schmidtlein, l’avvocato di Google, ha ricordato a Nadella le occasioni in cui Bing ha ottenuto lo status di motore di ricerca predefinito su PC e smartphone, ma alla fine la maggior parte gli utenti ha continuato a utilizzare Google.
Schmidtlein ha quindi sostenuto che Microsoft ha commesso una serie di errori strategici che hanno portato all’incapacità di Bing di porsi come solida alternativa a Google, tra cui il mancato investimento in server o ingegneri per migliorare Bing e l’incapacità di prevedere la rivoluzione mobile. Lo stesso Nadella ha ammesso che sui laptop, la maggior parte dei quali utilizza Windows, Bing è il motore di ricerca predefinito e, nonostante ciò, ha una quota di mercato inferiore al 20%.
Il giudice Amit Mehta, che deciderà la causa in corso contro Google presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto di Columbia, ha chiesto a Nadella perché Apple dovrebbe passare a Bing data l’inferiorità qualitativa del motore di ricerca di Microsoft. Una domanda che suggerisce come l’argomentazione di Google (il suo motore di ricerca è dominante grazie alla sua qualità e non a causa di attività illegali) abbia colpito l’interesse del giudice.
Quella tra Microsoft e Google è una rivalità che si trascina da almeno vent’anni, da quando cioè Google è diventato il motore di ricerca leader del mercato. Entrambi i colossi tech hanno inoltre browser (Chrome ed Ege), motori di ricerca (Google e Bing), servizi di posta elettronica (Gmail e Outlook) e una serie di altri prodotti che si sono da sempre combattuti per raggiungere la supremazia nei rispettivi settori. Più recentemente, Google e Microsoft sono diventate rivali nel campo dell’intelligenza artificiale, anche se per ora gli investimenti di Microsoft in OpenAI sembrano aver dato molti più frutti rispetto a quelli di Google in Bard.