Amazon licenzia altri 9000 lavoratori. Tagli anche nella divisione cloud AWS
Secondo una dichiarazione rilasciata ieri dal CEO Andy Jassy, nelle prossime settimane Amazon licenzierà altri 9.000 dipendenti da diverse unità aziendali (tra cui AWS). L’annuncio arriva due mesi dopo che Amazon ha svelato l’intenzione di licenziare 18.000 dipendenti.
Nella sua dichiarazione ufficiale, Jassy ha affermato che la maggior parte dei licenziamenti di questa seconda tornata riguarderà i dipendenti di AWS, PXT (People Experience and Technology, il ramo HR dell’azienda), Advertising e Twitch, il popolare servizio di livestreaming acquistato da Amazon nel 2014 per quasi 1 miliardo di dollari. Jassy ha anche scritto che l’azienda fornirà un’indennità di licenziamento, un’assicurazione sanitaria transitoria e assistenza per il collocamento.
“Alcuni potrebbero chiedersi perché non abbiamo annunciato questi licenziamenti insieme a quelli annunciati un paio di mesi fa. La risposta breve è che non tutti i team hanno completato le loro analisi alla fine dell’autunno e, piuttosto che affrettare queste valutazioni senza la dovuta diligenza, abbiamo scelto di condividere queste decisioni man mano che le prendevamo in modo che le persone avessero le informazioni il prima possibile”.
Amazon non è l’unica azienda tecnologica ad aver effettuato recentemente importanti tagli al personale. Proprio questo mese Meta ha annunciato che licenzierà 10.000 dipendenti, oltre agli 11.000 annunciati quattro mesi fa. L’ultima tornata di licenziamenti di Twitter, resa pubblica alla fine di febbraio, ha visto l’azienda di social media ridursi addirittura a circa 2.000 dipendenti, in netto calo rispetto ai 7.500 presenti prima della controversa acquisizione da parte di Elon Musk.
Dopo un anno in cui le aziende tecnologiche hanno annunciato licenziamenti massicci, il 2023 non sembrano essere da meno. Anzi, l’anno in corso è cominciato peggio del 2022, con circa 162.000 lavoratori del settore tecnologico che secondo TrueUp hanno perso il lavoro quest’anno.
Uno dei motivi di questi licenziamenti è che i lavoratori di supporto, piuttosto che gli ingegneri, sono stati maggiormente nel mirino degli sforzi di riduzione dei costi. Il fatto che AWS, una delle unità aziendali di Amazon che generano più profitti, sia stata colpita da questa nuova ondata di licenziamenti è però una novità e dimostra che nemmeno questo colosso del cloud è rimasto immune alle attuali condizioni macroeconomiche. La crescita dei ricavi ha subito un brusco rallentamento nel quarto trimestre del 2022, scendendo al 20% su base annua. Questo dato è ben al di sotto dei valori del 27,5% e del 33% registrati nei due trimestri precedenti. Non si tratta tra l’altro dell’unico grande fornitore di cloud a subire un rallentamento della crescita: sia Microsoft, sia Google hanno infatti registrato una leggera ma evidente flessione nello stesso trimestre.
Il CFO di Amazon, Brian Olsavsky, nel corso di una recente conferenza stampa, prevede che le condizioni economiche continueranno a frenare i ricavi per buona parte del 2023. “Guardando al futuro, prevediamo che questi sforzi di ottimizzazione e di riduzione della spesa continueranno a rappresentare un vento contrario alla crescita di AWS almeno per i prossimi due trimestri”.