Cisco inaugura la sede in centro a Milano. L’Ad Manghi: “Non chiamateli uffici”
Cisco festeggia i suoi primi 30 anni in Italia con un trasloco, inaugurando lo scorso 25 settembre la nuova sede in Piazza Gae Aulenti a Milano. Sarà qui il quartier generale italiano, spostando il baricentro dalla provincia della storica sede di Vimercate al cuore dell’innovation district meneghino, dove si stanno concentrando multinazionali tech e startup. Rimarranno a Vimercate i laboratori di Cisco Photonics e alcuni spazi a disposizione dei dipendenti.
Un altro motivo dello spostamento lo indica l’AD Gianmatteo Manghi: “Da quando abbiamo aperto il Co-Innovation Center presso il Museo della Scienza e Tecnologia per incontrare clienti e partner, abbiamo visto un’esplosione di contatti, perché la gente ama incontrarsi in posti belli”.
Nasce con questa impostazione il nuovo spazio polifunzionale – “Non chiamateli uffici”, sottolinea l’AD – che permette a dipendenti, clienti e partner di Incontrarsi di persona pur continuando ad abbracciare convintamente il modello il lavoro remoto e ibrido. È questo un paradigma da cui “non si torna indietro, per questioni di costi, produttività, miglioramento bilanciamento con esigenze personali e famigliari”, conferma Manghi, forse riferendosi anche ai recenti dietro-front fatti da altri giganti del tech, che stanno imponendo ai dipendenti un ritorno in ufficio.
Tecnologia e sostenibilità
Gli spazi prevedono 60 scrivanie attrezzate con standing desk, circa 60 posti in sale riunioni, quiet room e ambienti relax, e 60 posti in una sala che può ospitare eventi e presentazioni, ma possono essere velocemente riconfigurati in base a diverse necessità.
Le sale riunioni sono ovviamente attrezzate per massimizzare la collaborazione eliminando le barriere e le differenze tra il personale presente in sede e quello remoto, grazie alle funzionalità di Cisco Cinematic Meetings. Diverse telecamere inquadrano automaticamente in primo piano la persona che sta parlando, mentre sistemi intelligenti di soppressione dei rumori ne isolano e amplificano la voce per consentire a tutti una partecipazione paritaria.
Sensori di temperatura, umidità, pulizia dell’aria e rilevatori di presenza permettono di offrire da un lato un ambiente di lavoro confortevole, e dall’altro di ottimizzare i consumi. Tutti i dati raccolti dai sensori convergono infatti nella piattaforma Cisco Spaces, che li organizza in una planimetria dinamica mosrando gli spazi liberi e occupati, regolando la ventilazione laddove serva e spegnendo le luci nelle stanze vuote.
Una curiosità: tutte le luci Led e molti sensori e dispositivi sono alimentati direttamente in corrente continua sfruttando le funzionalità Power over Ethernet degli switch. Utilizzare la rete IP come “quarta utility”, eliminando il cavo elettrico sui dispositivi che lo consentono, permette di centralizzare la trasformazione in un unico punto, evitando perdite di carico e dispersioni.
Il sindaco Sala al taglio del nastro
Tra le autorità presenti al taglio del nastro il sindaco di Milano Beppe Sala, che notoriamente con il lavoro remoto ha invece un rapporto ambivalente, anche per via dell’indotto che i lavoratori in presenza generano sulle attività della città, e Don Gino Rigoldi, da poco ex cappellano storico del carcere minorile Beccaria ma protagonista di molte iniziative a tutela dei più deboli, spesso realizzate proprio con un supporto di Cisco, sia economico che in termini di formazione dei ragazzi più ai margini.
“Non posso che essere felice che Cisco rafforzi la presenza su Milano, come lo sono per tutte le aziende che portano occupazione a Milano, e lo fanno in un certo modo. Cisco lo fa cercando un senso, collaborando con istituzioni come il Museo della Scienza e Tecnologia, con il Politecnico e con Don Gino Rigoldi”, ha affermato Sala.