Nei mesi scorsi IDC e Forrester Research, due delle più importanti società di analisi, hanno rilasciato le loro previsioni per l’industria IT del 2016. Molti lettori troveranno sicuramente inquietanti questi report. Purtroppo, sia “FutureScape 2016” di IDC che “Predictions 2016: The Cloud Accelerates” di Forrester non sono disponibili gratuitamente.

Credo che siamo nella fase iniziale di una profonda trasformazione del panorama IT, e i report delle due società confermano questo punto di vista. Inoltre, contengono previsioni che dovrebbero spaventare molti vendor. Detta in modo semplice, questa trasformazione sta facendo emergere un nuovo gruppo di vendor dominanti rispetto ai player tradizionali. Secondo IDC e Forrest, i prossimi cinque anni porteranno molti cambiamenti e rotture nel mondo IT. Io lo vedo ogni giorno, ma la mia percezione è che molte persone nell’ambiente non si rendono conto di quanto velocemente stanno cambiando le cose.

Non capita spesso che le società di analisi dipingano un quadro così desolante. Gran parte della loro attività dipende da vendor che cercano indicazioni su esigenze degli utenti, opportunità di mercato e tendenze tecnologiche. Quindi, dichiarare che la maggior parte di loro ha di fronte tempi difficili non sembra una strategia vincente.

D’altra parte, fornire previsioni eccessivamente ottimistiche non fa bene a nessuno e modificare le previsioni in una direzione più ottimista, che poi non si concretizza, rischia di danneggiare la reputazione delle società di analisi. Quindi, va sottolineato che se i due istituti sono così diretti nelle loro indicazioni significa che vedono all’orizzonte cambiamenti così profondi che non possono essere ignorati, negati o sminuiti.

Ecco cinque delle più importanti previsioni che ho colto nei loro report.

1. I vendor tradizionali hanno di fronte un tetro futuro

Non potrebbe essere espresso più chiaramente: nel suo report, IDC afferma che “entro il 2020, oltre il 30 per cento dei vendor non esisterà così come li conosciamo oggi”. In altre parole, quasi un terzo dei fornitori di oggi sarà fuori dal mercato, o ridimensionato rispetto a quel che era, o assorbito in acquisizioni.

Lo stiamo già vedendo, naturalmente. HP si è appena scissa in due società. Citrix ha annunciato che si separerà dalla business unit GotoMeeting e che licenzierà il 10 per cento della sua forza lavoro. E Dell è nel mezzo dell’acquisizione di EMC.

Tuttavia, questo è solo l’inizio. E’ chiaro da tempo che le aziende tradizionali sono in difficoltà – nessuna crescita, mancati guadagni, scuse che vanno da forze vendita non adeguate a tassi di cambio sfavorevoli. Il fatto che non ci sia crescita per questi fornitori indica che le cose stanno per diventare molto, molto peggio.

Il punto è che non si tratta di un errore di valutazione, che si può risolvere con un cambiamento di CEO o una riduzione del personale. E’ un segnale che la natura del settore sta cambiando, e questi vendor non stanno fornendo le soluzioni che rispondo alle attuali e future esigenze. La dolorosa e inevitabile ristrutturazione del settore sarà accelerata da un fenomeno nuovo nel mondo tecnologico – il private equity.

2. I cloud provider saranno decimati

Anche se la disruption toccherà i mercati dei vendor tradizionali, questi potranno sempre rifugiarsi nel cloud, giusto? No, secondo Forrester, che nel suo report dichiara:

I principali fornitori di cloud pubblico acquisteranno forza, con Amazon, IBM SoftLayer, e Microsoft che conquisteranno una quota maggiore del mercato dei servizi cloud per le aziende. Nonostante l’eccellente tecnologia e la scala, nel 2016 Google inizierà solo a guadagnare slancio nel segmento delle grandi imprese. Anche contando nuovi player innovativi, come gli emergenti Aliyun e DigitalOcean, il numero di opzioni per i servizi cloud Infrastructure-as-a-Service (IaaS) e software di gestione in cloud sarà molto ridotto alla fine del 2016 rispetto all’inizio.

Forrester ha ripetutamente dichiarato che gli utenti dovrebbero “standardizzarsi sui leader nel cloud”. In altre parole, nel mercato CSP è in corso il “gioco delle sedie”, e le aziende vogliono impegnarsi con fornitori che, per così dire, avranno un posto a sedere. Questa è, naturalmente, una profezia che si autoavvera: man mano che gli utenti si rivolgono ai provider più grandi, i più piccoli si ritrovano con meno entrate, sono costretti a chiudere i propri servizi, e i clienti si rivolgono ai più grandi … e così via.

Non è un fenomeno inaspettato. Nelle sue previsioni 2014, IDC aveva dichiarato che il mercato dei CSP si sarebbe ridotto a sei/otto player di scala, e i più piccoli si sarebbero divisi le briciole restanti.

3. I Big Data diventeranno sempre più “big”

“Big Data” è un termine sulla bocca di tutti e ha reso la figura del “data scientist” il lavoro più sexy del 21° secolo, secondo la Harvard Business Review. Questo interesse riflette la crescente consapevolezza che l’analisi di grandi quantità di dati può offrire indicazioni prima non disponibili o, peggio, ignorate in favore di “istinto” e “intuizione”.

Oggi sembra che non ci sia settore dove i Big Data, e i campi associati come il machine learning e l’intelligenza artificiale, non vengono utilizzati. I Big Data stanno trasformando la scoperta di nuovi farmaci, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la traduzione, la selezione del personale… in effetti, potrebbe essere più facile elencare i settori e le attività in cui non si applicano tecnologie di Big Data.

Ma, secondo IDC, siamo solo all’inizio. Oggi, solo l’1 per cento di tutte le applicazioni utilizzano i servizi cognitivi; nel 2018 (in altre parole, nei prossimi tre anni) questa cifra salirà al 50 per cento.

Una delle principali sfide dei Big Data è lo spazio di archiviazione che richiedono. Questo è un settore in cui si stanno impegnando i grandi fornitori cloud. Avete senza dubbio sentito parlare di Watson di IBM, ma anche Google, Microsoft e AWS hanno rilasciato servizi di machine learning e offrono accesso a una serie di grandi insiemi di dati che possono essere utilizzati per l’analisi. Una conseguenza ovvia di questa tendenza è che rende ancora una volta i grandi provider più attraenti rispetto ai più piccoli, che non possono fare gli investimenti necessari per sviluppare e offrire servizi di apprendimento automatico.

La previsione di IDC può essere troppo ottimista in termini di tempo, ma è chiaro che i Big Data saranno un settore importante per le aziende IT nel prossimo futuro.

4. Le aziende si trasformano in software company

Le imprese si stanno allontanano da fornitori tradizionali per muoversi verso fornitori cloud. Stanno sfruttando sempre più l’open source. In breve, stanno diventando software company, o, come spiega IDC:

  • entro la fine del 2017, i due terzi dei CEO delle aziende Global 2000 metteranno la trasformazione digitale al centro della loro strategia aziendale
  • entro il 2018, le aziende che seguono strategie DX [digital transformation] avranno più che raddoppiato le capacità di sviluppo software; i due terzi dei loro programmatori saranno concentrati su applicazioni e servizi strategici di DX.

Il ruolo e le aspettative dell’IT aziendale stanno cambiando come mai prima d’ora. Per molti sarà sconcertante, ma è la situazione in cui si troverà la maggior parte delle aziende IT nei prossimi anni. Molte aziende hanno dato in outsourcing i loro primi tentativi nelle applicazioni mobili, ma non c’è modo di costruire una digital enterprise basandosi su consulenze esterne.

Anche se fosse possibile, nessuna azienda potrebbe permettersi di farlo. Essere un’impresa digitale è così importante per il futuro di ogni azienda che sarebbe troppo pericoloso basarsi su un soggetto esterno e convivere con inevitabili inefficienze, false partenze e difficoltà di comunicazione.

Invece, l’IT diventerà il motore principale di “come l’azienda fa il business”. Le responsabilità – e le aspettative – saranno alte. Per i CIO all’altezza della sfida, sarà un momento inebriante. Chi non sarà in grado di svolgere questo ruolo verrà scartato in favore di qualcuno – chiunque – apparentemente più adatto al compito.

5. Gli sviluppatori diventeranno una risorsa preziosa e rara

Naturalmente, i CIO non possono fare tutto da soli. Hanno bisogno di persone capaci di implementare le applicazioni che renderanno l’azienda una impresa digitale.

E tutto ciò che riguarda quelle applicazioni sarà diverso dalle applicazioni aziendali tradizionali: si utilizzeranno diversi linguaggi, database, framework, ambienti di esecuzione. In breve, quasi tutto sarà nuovo e richiederà nuove competenze. Secondo IDC, “entro il 2017, oltre il 50 per cento della spesa IT delle aziende riguarderà tecnologie, soluzioni e servizi della terza piattaforma, per arrivare a oltre il 60 per cento entro il 2020″.

In questo post c’è una riflessione sulla “terza piattaforma”. L’idea di fondo è che la differenza tra “IT aziendale” e “vendor di tecnologia” si andrà assottigliando, in quanto entrambe le realtà implementano soluzioni tecnologiche che costituiscono la base di come la loro azienda opera.

Di conseguenza, ci si può aspettare una “caccia” agli sviluppatori, perché sia i team IT aziendali che le aziende di tecnologia si contenderanno un gruppo limitato di talenti di nuova generazione.

Francamente, penso che questo richiederà un cambiamento di mentalità significativo sia da parte dell’IT aziendale che da parte delle entità più grandi di cui fanno parte. L’IT è stata tradizionalmente vista come un centro di costo e spesso gli sviluppatori sono considerati come commodity intercambiabili. La realtà che emerge è che gli sviluppatori sono risorse critiche e saranno sempre più in grado di dettare le regole.

In conclusione, le previsioni sia di Forrester che di IDC sono dichiarazioni insolitamente dirette su un mondo IT molto diverso, in cui il software permea ogni settore di un’azienda e la capacità tecnica è fondamentale. Se non avessi letto i report, non avrei creduto che fossero così franchi e diretti; leggendoli, si capisce che l’industria IT ha di fronte tempi incredibilmente tumultuosi.

Bernard Golden, indicato da Wired.com come una tra le dieci persone più influenti nel cloud computing, Golden è vice president of strategy di ActiveState Software, un provider indipendente di Cloud Foundry. Autore di quattro libri su virtualizzazione e cloud computing, la sua pubblicazione più recente è Amazon Web Services for Dummies.