IBM: GenAI come il cloud, ma più veloce. In Italia milioni di euro di ordini
L’intelligenza artificiale generativa (GenAI) è il tema del momento, ed è anche il comun denominatore dei molti annunci di IBM di questi giorni – dalle novità di prodotto e di partnership del Think 2024 di Boston all’edizione 2024 dell’IBM CEO Study – che sono stati approfonditi in un recente incontro di IBM con la stampa italiana.
“Nel CEO Study, che ha coinvolto oltre 3000 CEO di più di 30 paesi, tra cui l’Italia, la prima priorità che emerge è l’innovazione di prodotti e servizi, che l’anno scorso era solo al sesto posto, mentre al primo c’era l’efficientamento dei costi operativi”, ha spiegato Stefano Rebattoni, CEO di IBM Italia. “È un cambiamento fondamentale in soli 12 mesi, e si lega alla principale sfida percepita dai CEO, che è l’innovazione del modello di business, e alla principale tecnologia abilitante, che quest’anno è senza discussioni la GenAI”.
L’indagine sui CEO quest’anno parla di sei “hard truths”, cioè difficili verità. “Una è che il cambiamento culturale e organizzativo ha la stessa importanza del cambiamento tecnologico: ci vuole collaborazione tra IT, line of business, finance e board per realizzare con successo la trasformazione digitale”, sottolinea Rebattoni.
Una seconda “dura verità” è l’esigenza di affidabilità: “La GenAI è rivoluzionaria, promette enormi opportunità, ma molti CEO considerano la privacy dei dati, il tracciamento dei loro flussi, e la regolamentazione degli utilizzi come condizioni imprescindibili”.
Il problema di promuovere l’uso della GenAI in Italia
Quanto ai CEO italiani, le loro opinioni riflettono le tendenze generali dell’indagine, ma l’Italia spicca per la spaccatura tra grandi aziende e PMI: “Quasi 60 aziende su 100 in Italia usano la GenAI, ma tra le PMI la percentuale si riduce al 20-25%. Un problema è che molte di queste aziende sono padronali, c’è una resistenza al cambiamento che parte dall’alto. L’altro problema è di fiducia, molti prima vogliono capire i possibili impatti di governance e affidabilità”.
Una parziale risposta di IBM a questi problemi, continua Rebattoni, è il centro di competenza su watsonx (ne abbiamo parlato qui) aperto da Computer Gross, “che rappresenta per noi l’80% della distribuzione in Italia: questo centro ha l’obiettivo di promuovere l’utilizzo dell’IA generativa nel mercato italiano attraverso i nostri partner. Entro l’anno vogliamo arrivare a 100 partner coinvolti in questa iniziativa”.
I modelli Granite diventano open source
Delle novità di IBM Think 2024 ha poi parlato Sebastian Krause, Senior Vice President e Chief Revenue Officer di IBM, concentrandosi su tre aree: GenAI, automation ed ecosistema.
Per quanto riguarda la GenAI, IBM ha reso open source una famiglia dei propri modelli di linguaggio e codice Granite, che ora sono disponibili con licenza Apache 2.0 su Hugging Face e GitHub. I modelli Granite sono addestrati su 116 linguaggi di programmazione, vanno da 3 a 34 miliardi di parametri e sono disponibili sia nei modelli base sia nelle varianti con istruzioni per compiti come modernizzazione di applicazioni complesse, generazione di codice, correzione di bug, spiegazione e documentazione del codice, manutenzione di repository.
Inoltre IBM e Red Hat hanno annunciato InstructLab, un approccio per promuovere l’innovazione open source sui LLM. “Il problema molto spesso è adattare alle proprie esigenze di business dei LLM pre-addestrati”, ha detto Krause. “Si sa che ci sono dei limiti nel poter modificare questi modelli, ma InstructLab supera questi limiti con una soluzione che permette modifiche con costi e tempi accettabili, adattando i modelli ai propri domini o settori di business e ai propri dati”.
IBM Concert: la GenAI monitora il parco applicativo
Passando all’automazione, “IBM lavora da tempo sia sulla business process automation sia sull’IT automation”, continua Krause. “Siamo partiti dalle funzioni di observability sulle infrastrutture con l’acquisizione di Instana, aggiungendo poi l’ottimizzazione delle performance, la cost effectiveness dell’infrastruttura, e l’automazione degli ambienti multi e hybrid cloud con le acquisizioni rispettivamente di Turbonomic, Apptio, e HashiCorp”.
L’annuncio principale in questo campo al Think 2024 è stato IBM Concert, un tool di monitoraggio delle applicazioni aziendali alimentato dall’AI di watsonx che lavorando sui dati provenienti dall’infrastruttura cloud, dai repository dei sorgenti, dalle pipeline CI/CD e da altre soluzioni di application management per creare una visione dettagliata e completa del parco applicativo.
“Uno dei principali casi d’uso di Concert è la prioritizzazione, mitigazione e tracciamento proattivo delle vulnerabilità delle applicazioni”, ha detto Krause. Altri sono la gestione proattiva delle conformità e dei certificati delle applicazioni.
Infine l’ecosistema: “Abbiamo presentato molti nuovi accordi con partner storici come AWS, Adobe, Meta, Microsoft, Palo Alto Networks (con vendita di QRadar, ndr), Salesforce e SAP, e per quanto riguarda il canale, abbiamo preannunciato una nuova sezione del nostro Partner Plus Program specifica per gli MSP, che partirà nella seconda parte dell’anno”.
Il trasferimento di tutti questi avanzamenti tecnologici alle imprese utenti ha come fondamentale protagonista IBM Consulting, sottolinea Rebattoni: “La collaborazione tra Consulting e Technology in Italia sta dando enormi risultati in termini di lead ed engagement: abbiamo una pipeline importante, milioni di euro di opportunità sia per i servizi sia per i prodotti, non solo nella fascia enterprise”.
IBM Consulting, “guadagni di produttività del 40-50% sperimentati in casa”
IBM Consulting che a sua volta, come ha spiegato Tiziana Tornaghi, Managing Partner per l’Italia, sta cambiando profondamente il modo di lavorare a causa della GenAI.
“Diciamo ai clienti che le loro persone vanno formate, perché non devono essere dominate da questi strumenti. Questo vale anche per i consulenti, che presto lavoreranno con assistenti digitali che li libereranno dai compiti a minor valore aggiunto, ma questo per noi è già il presente: sulla piattaforma IBM Advantage, basata su watsonx, IBM Consulting dispone di oltre 2mila assistenti digitali addestrati su dati IBM, attraverso i quali riusciamo velocemente a confrontare modelli, sviluppare codice o business case, o anche creare nuovi assistenti per lo specifico cliente”.
L’esperienza, continua Tornaghi, “ci dice che è possibile guadagnare il 40-50% di produttività, l’abbiamo sperimentato in primis in casa nostra, formando quasi 1000 consulenti, e ora stiamo aiutando i clienti a formare le loro persone sulla GenAI”.
“GenAI, presto il dibattito sui modelli non avrà più senso”
L’adozione della GenAI secondo Rebattoni sarà simile a quella del cloud, ma molto più veloce. “Molti ricordano il dibattito su quale public cloud scegliere: IBM con l’acquisizione di Red Hat ha scommesso sull’hybrid multi cloud, che è il modello che si è affermato”.
“Per la GenAI sarà lo stesso, il dibattito sui modelli tra poco perderà senso, il punto sarà come garantire la governance di questi strumenti, con diversi use case: in quest’ottica, aprirci all’open source vuol dire coinvolgere il maggior numero di esperti sui problemi e sullo sviluppo”.
I casi di tre clienti italiani
Il CEO di IBM Italia ha poi citato i progetti GenAI di tre clienti italiani. “WindTre ha intrapreso un percorso di intelligent automation per il suo customer service, prima con watson, ora con watsonx, aumentando la produttività di 10 volte: centinaia di migliaia di chiamate vengono gestite dalla tecnologia con coinvolgimento umano basso o nullo”.
Poi c’è Barilla, “che con un nostro partner (HRcoffee, ndr) ha costruito una soluzione in ambito HR per ridurre il gap tra skill necessari e richiesti e proporre percorsi formativi per colmare quei gap”. E infine una società di calcio di serie A, “che annunceremo a breve, che sta applicando la GenAI sullo scouting e l’individuazione dei talenti”.