La Cina accusa Intel: “Backdoor e vulnerabilità nei processori”. Smentita da Santa Clara
In quella che appare una mossa politica speculare a quella degli USA contro Huawei e altri, un’agenzia cinese ha richiesto un’indagine sui prodotti di Intel venduti in Cina, sollevando preoccupazioni riguardo a potenziali falle di sicurezza e tassi di guasto elevati. In particolare, la Cyber Security Association of China (CSAC), un ente fondato nel 2016 e sostenuto dall’Amministrazione del Cyberspazio della Cina (CAC), ha pubblicato un post su WeChat sollecitando un’indagine per tutelare i consumatori.
L’associazione ha accusato Intel di aver permesso per anni la presenza di “backdoor” nei suoi chip, compromettendo la sicurezza degli utenti e rappresentando seri rischi per la sicurezza nazionale. Non è ancora chiaro però se la CAC, che regola l’industria internet e la gestione dei dati in Cina, supporti o meno questa posizione.
Spinta dalle crescenti tensioni con gli Stati Uniti, la Cina da anni porta avanti una campagna per ridurre la dipendenza dalle tecnologie straniere. Il governo cinese ha infatti incoraggiato le imprese a scegliere alternative locali, in risposta ai tentativi di Washington di limitare il flusso di tecnologie occidentali verso la Cina e i suoi principali big tecnologici.
Nonostante questo atteggiamento di Pechino, le critiche a Intel sono state finora rare, considerando la sua posizione dominante nel mercato dei processori per PC e la sua lunga presenza in Cina. Tuttavia, il dominio di Intel è stato eroso negli ultimi anni, con concorrenti come Nvidia, Arm e AMD che hanno guadagnato quote di mercato nell’era post-PC. Inoltre, Loongson Technology Corp., una società cinese sostenuta dallo stato, ha fatto significativi progressi nel mercato degli appalti governativi sfidando le big tech straniere.
Nonostante la crescente concorrenza, Intel continua a fare affidamento sul mercato dei PC e nel primo trimestre di quest’anno, secondo IDC, ha rappresentato ancora il 70% delle entrate totali derivanti dai processori per laptop e desktop. La Cina rimane tra l’altro il più grande mercato mondiale di PC ed è ancora fortemente dipendente dalla tecnologia importata, nonostante gli sforzi per sviluppare una filiera nazionale (circa un quarto delle entrate di Intel proviene proprio dal mercato cinese).
Intel China ha risposto alle accuse della CSAC affermando che “la sicurezza è da tempo una nostra priorità assoluta. Non vediamo l’ora di collaborare con i funzionari competenti per chiarire qualsiasi dubbio possa esistere e dimostrare il profondo impegno per la sicurezza dei nostri prodotti”.